Da cinque a tre

Ci vorrà ancora qualche mese, ma a primavera la Fai arriverà alla fine del suo illegittimo commissariamento, illegittimamente prorogato.

E dopo … tutto continuerà come adesso. Solo che sarà definitivo. La normalizzazione avrà fatto il suo corso. Come già a Varsavia, l’ordine regnerà a Via Tevere 20. Nella Fai del dopo-commissariamento, continuerà a comandare il pugno di ferro del dottor Sbarra dell’Anas. Che l’osso in bocca non ha alcuna intenzione di mollarlo.

Naturalmente, a quel punto ci saranno un po’ di delusi fra i battitor di mani e quanti (segretari regionali o ex segretari nazionali) hanno collaborato con l’illegittimo commissario convinti di averne spazio e promozioni nella nuova Fai. Ma, come dire, i collaborazionisti sono tanti, i posti in segreteria sono pochi, ancor meno di quelli su cui tanti furbini e furboni avevano fatto i loro calcoli col bilancino fra nord, centro e sud, agricoltura e industria, amici di questo e amici di quella.

La novità è infatti che la segreteria non avrà cinque posti, ma solo tre. E due sono già prenotati: uno per il dottor Sbarra dell’Anas; l’altro, giusto per rispettare le quote, per una donna da scegliere fra le candidate possibili (che non sono molte, e nessuna di peso politico particolare; a meno che non si scelga fuori della Fai…).

Tutto si ridurrà allora alla scelta di uno solo. Quindi ad una segreteria che non potrà essere rappresentativa delle diverse realtà (geografiche e settoriali), ma sarà la segreteria dei vincitori con l’esclusione dei vinti.

Finora l’asse portante di questi mesi era sembrato quello “forestazione più grandi gruppi alimentari” (cioè i grandi numeri per vincere il congresso, con i soldi e i permessi dell’industria come risorse da distribuire), a spese della logica agricola-alimentare su cui era stata costruita la Fai.

Ma la segreteria a tre cambia le carte in tavola. Perché il commissario non può accettare di essere lui il rappresentante dei forestali, ed avere come contrappeso interno, quasi al suo livello, uno che fa il rappresentante dell’industra. A maggior ragione se “l’industriale” dovesse aver vantato appoggi importanti in alto, dalle parti di Via Po 21.

Prende allora corpo l’ipotesi “Scilla e Cariddi”: una bella segreteria calabro-sicula, con una donna del nord a far finta che ci sia un certo equilibrio interno.

Naturalmente queste sono solo ipotesi. Come erano ipotesi le voci girate per un anno che davano in segreteria ora questo, ora quello dei segretari regionali, che quindi non mettevano in discussione nulla per paura di far saltare un banco che loro speravano di portare a casa. E non avevano capito che, al massimo, gli sarebbe stata data la possibilità di arrivare alla pensione. E non a tutti.

Perché dove comanda il dottor Sbarra, c’è spazio solo per il dottor Sbarra. L’osso in bocca non lo molla. Soprattutto se, checché ne vada dicendo in giro mentendo per la gola, attorno all’osso c’è ancora parecchia ciccia da spolpare.

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