Vendesi

Non è molto simpatico guardare in casa d’altri; ma a volte le vicende di altri ti fanno capire meglio quello che succede a casa tua.

Come riportava il 14 dicembre un articolo del “Fatto Quotidiano” la Cgil di Napoli è stata commissariata e la sede messa in vendita a causa di una “gravissima situazione amministrativa, patrimoniale e finanziaria”, con “ripetuti ed immotivati deficit di bilancio”.

Una storia che ci deve far riflettere; perché, senza giudicare nel merito vicende che non conosciamo, assomiglia alla narrazione che fa il commissario su quello che avrebbe trovato alla Fai (casse vuote, soldi sperperati e buchi di bilancio). Affermazioni che quindi dovrebbero portare ad un cartello “vendesi” a Via Tevere 20. Anzi, due cartelli, uno per l’appartemento che occupa tutto il terzo piano, ed uno per quello che prende metà del primo.

via tevere 20 2

Perché, a pensarci bene, queste “gestioni che ci siamo lasciati oramai alle spalle”, e che avrebbero portato la Fai alla rovina se non fosse arrivato il dottor Sbarra bistipendiato (dall’Anas e dalla Cisl), qualche cosa avevano costruito. Una gestione contadina, senza squilli di tromba, senza giocare sui derivati e senza neanche il boom (che, prima o poi, diventa sempre uno “sboom”) delle casse edili, ma che aveva accresciuto un pezzo alla volta il patrimonio immobiliare della Federazione.

Perché finché si scherza si scherza, ma non è che centinaia di metri quadrati in una delle zone più pregiate di Roma si mettono assieme con disamministrazioni e ruberie.

E infatti negli anni passati, mentre altri vendevano sedi e si accorpavano nell’illusione di risparmiare, la sede di via Tevere 20 si ingrandiva. E acquistava di pregio. Non in maniera clamorosa, fancendo anzi un passetto alla volta. Ma fino a costituire una bella garanzia economica e di indipendenza per la Federazione. Che abitava in casa propria e non doveva nulla a Via Po 21 né ad altri.

E ora? Ora non si sa. Il futuro è prevedibile solo per i prossimi quattro o cinque mesi. Perché fino a che dura il commissariamento, gli atti di disposizione del patrimonio sono inibiti al commissario (almeno quelli importanti; certo, uno dovrebbe chiedersi che bisogno c’era di fare dei lavori non urgenti al primo piano durante un commissariamento. Ma era inevitabile che il dottor Sbarra del compartimento Anas di Catanzaro ragionasse come si fa con la Salerno-Reggio Calabria: intanto si fanno i lavori, poco importa se servono o no…).

Ma se non se ne va? Se il dottor Sbarra dell’Anas decidesse di voler restare, come tutto fa pensare (e come alcuni segretari regionali gli chiedono con insistenza illudendosi che la parte della mosca cocchiera gli garantisca il futuro), che succederà?

L’unica cosa certa è che il dottor Sbarra dell’Anas promette una gestione diversa da quelle precedenti. Anzi, di fare il contrario. Ed il contrario di un’acquisizione lenta e progressiva con arricchimento della federazione e rafforzamento della sua autonomia sarebbe una svendita veloce, con impoverimento della federazione ed annullamento della sua autonomia.

D’altra parte, l’annullamento dell’autonomia della Fai c’è già stato con il commissariamento per ritorsione contro il libero voto del congresso; e ci sarebbe già stato anche l’impoverimento, se è vero che prima del commissariamento il patrimonio della Fai era appetito dalla Filca con la benedizione di Bonanni, mentre ora (così dice il commissario…) di soldi non ce ne sono.

A questo punto, la svendita della sede sarebbe solo la chiusura del cerchio della svendita politica della federazione e della sua storia. Una svendita cominciata con la precedente gestione, quando a via Tevere 20 si accettò passivamente l’ordine bonanniamo di rapido scioglimento per essere incorporati da una Filca senza soldi (in cambio della sopravvivenza, ben oltre i “tempi supplementari”, di qualche dirigente). Una strategia ripresa, dopo il libero voto del congresso contro lo scioglimento, con l’insediamento a Via Tevere 20 del dottor Sbarra dell’Anas. Che quindi, almeno dal punto di vista politico, non è affatto uno che si è “oramai lasciato alle spalle” la precedente gestione.

Anzi, è quello che ha ripreso il lavoro là dove era stato lasciato dalla gestione Cianfoni. Della quale è dunque l’erede e il continnuatore politico. Anche se poi va a raccontare in giro di non aver trovato un soldo in cassa perché deve delegittimare tutta la Fai (e quindi anche il libero voto del congresso che ha respinto lo scioglimento).

via tevere 20 4

Condividi il Post

3 Commenti - Scrivi un commento

      1. Non è un problema di realtà o fantasia, secondo me l’articolo vuol dire che Sbarra bleffa quando dice che lui non ha trovato soldi ma solo debiti alla Fai. Altrimenti avrebbe dovuto vendere qualcosa per ripianarli

        Reply

Rispondi a Anonimo Annulla risposta