67 e 65, ovvero l’incertezza del diritto

Una delle decisioni più irrilevanti della Cisl a guida Furlan, che la conferenza di Riccione ha ratificato fra squilli di trombe (e di qualche trombone) è quella di sopprimere la regola che fissa a 67 anni, invece che a 65, il limite di età per il segretario generale ed i segretari delle categorie che si accorpano.

Irrilevante perché non è che i famosi “giovani che non si iscrivono più ai sindacati” ora invece già corrono a far la fila per entrare nella Cisl (“65 anni invece di 67, che fico!”). E perché sarebbe stato ben più rilevante se due anni fa il congresso della Cisl, magari a sopresa e col voto segreto che è una bella garanzia di democrazia interna, avesse rifiutato di cambiare regola.

Decisione irrilevante, dunque, ma interessante per un altro motivo: perché è la conferma che nella Cisl, da un po’ di tempo, le regole valgono solo fino al momento in cui dovrebbero essere applicate. Arrivati a quel punto, si cambiano. Salvo poi ripristinarle, quando non c’è più il rischio di doverle applicare.

Per chi non se lo ricordasse, la regole del “fino a 65 anni per tutti” avrebbe portato Raffaele Bonanni al capolinea entro un anno dal congresso del 2013. Per non applicarla, la si cambia. All’unanimità, fra baci, abbracci e l’esultanza di due o tre segretari di categoria che ne approfittano per avere “i tempi supplementari” anche loro. Due anni dopo, a tempi supplementari scaduti in un modo o nell’altro, la regola viene riscritta. Tanto ormai non deve più essere applicata. Ma niente esclude che, quando sarà il momento, la si potrà ricambiare a favore di questo, di quello o di quella. Con le stesse motivazioni formali (l’età pensionabile è stata alzata…) o reali (chi comanda non molla volentieri) di due anni fa. Perché, sempre per decisione del 2013, sempre nell’interesse di Bonanni, sempre all’unanimità, la regola è stata spostata dallo statuto al regolamento. Quindi può essere ricambiata con una delibera del Consiglio generale. Che non dice mai di no. Sempre all’unanimità, fra baci e abbracci.

Ma facciamo un altro esempio: la famosa indennità aggiuntiva che doveva essere del 40 per cento, poi la Furlan disse “ce la siamo dimezzata!”, ed infatti è risultata… del 25. Qui la cosa è ancora più semplice: perché basta una delibera della segreteria, cioè degli stessi interessati, ed ecco che anche i “credo cinquemiladuecento” (netti) della signora Furlan possono salire ulteriormente, nel pieno rispetto delle regole.

E se poi si andasse un po’ oltre le regole per un bel po’ di anni, come è accaduto nel recente passato, ci penserebbe la Cisl-Probiviri a dire “la segreteria ha sempre ragione”. E ad espellere e riespellere chi dimostra che non è vero.

L’unica certezza del diritto, ormai è la sua assoluta incertezza. Il fatto di essere in mano a chi comanda. Quindi non c’è più diritto, ma esercizio arbitrario del potere.

Cari giovani, ascoltate un consiglio: se volete entrare in questo sindacato, non accomodatevi nelle quote che vi stanno preparando. Entrate in tanti, ma per cambiarlo. Senza dover niente a nessuno. Altrimenti anche voi, nel giro di qualche anno, rischiate di trasformarvi in burocrati che passano di svolta in svolta, che cambiano e ricambiano le regole, ma che alla fine sono una zavorra per un sindacato che dovrebbe occuparsi meno di regole interne (di solito basterebbe fissarle una volta per tutte, e poi rispettarle) e più di quel che acade nel resto del mondo.

Che non sta fermo ad aspettare le svolte e le giravolte della dirigenza Cisl.

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  1. Sperare che questi personaggi, tutt’altro che grandi manager, (nonostante gli alti compensi) mollino spontaneamente l’osso è pura fantasia; d’altra parte bisogna capirli, ogni confederale (da Marini in poi) ha fatto carriera non per meriti professionali acquisiti sul campo ma ossequiando il capo di turno. Il meccanismo ben oliato ha funzionato motu proprio fino a quando è venuto meno la concertazione; cioè la politica ha detto al sindacato non mi servi più.
    La confederazione (privata del potere politico) si è sentita inutile ed ha cercato di recuperare autorità con le categorie non ammettendo insubordinazione e discussioni degli ordini che emetteva a profusione; ecco dunque partire la controffensiva fatta: di accorpamenti, fusioni, commissariamenti ed ordini perentori per non perderne il controllo.
    In realtà il controllo l’hanno perso irrimediabilmente senza accorgersene; non hanno capito che LE FEDERAZIONI esisteranno sempre, anche senza la CONFEDERAZIONE, al contrario la CONFEDERAZIONE SENZA FEDERAZIONI CHIUDE BOTTEGA.
    Ho cercato in tutti i modi di far capire il concetto ma come il detto ci ricorda “non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire” .
    Adesso che la prima opzione (dimissioni con conseguente ricambio generazionale) l’hanno bruciata ne rimangono ancora due:
    una giudiziaria legata alla vicenda Scandola; e l’altra più dolorosa ma che potrebbe diventare inevitabile e cioè la rottura dell’unione sindacale con un liberi tutti ed ogni categoria farà da se. Mettendo così fine ad una esperienza storica unica ed irripetibile.
    Ovviamente ognuno di quanti l’hanno vissuta erediterà la parte di meriti e demeriti che gli verranno riconosciuti dai posteri.
    Intendiamoci io non auspico affatto questo finale ma lo temo e spero che chi ha la possibilità di scongiurarlo rinsavisca tenendone debito conto.
    Savona,21 novembre 2015
    Luigi Viggiano fnp savona

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