In questi primi giorni di settembre, in cui tutte le strutture della Cisl approvano documenti che apparentemente dicono più o meno le stesse cose (salvo poi leggere fra le righe che, al di là delle lodi alla trasparenza promessa dalla Furlan, i problemi sono tanti e pure grossi) colpisce il silenzio della Fai.
Il che vuol dire, visto lo scioglimento degli organismi democratici, che a stupire è il silenzio del solitamente loquace commissario, l’unico legittimato a parlare per tutti pur non essendo stato eletto da nessuno della Fai.
Ma, lo abbiamo già detto e lo ripetiamo, questi sono i danni da commissariamento illegittimo. Danni soprattutto per duecentomila iscritti che, come tutti gli altri iscritti, sentono parlare di pensioni fuori regola dell’ex segretario generale, di compensi eccessivi da parte di dirigenti della Cisl, di un nuovo regolamento che deve portare pulizia (ma già con qualche magagna, come l’indennità del 40% che la Fim ha già contestato).
In momenti come questo, una bella discussione negli organismi democratici del sindacato al quale sei iscritto non è solo un optional o uno sfizio superfluo: è uno dei motivi per cui vale la pena di pagare la tessera.
Certo, a livello locale e forse regionale si può ancora discutere, ma a che serve se poi il risultato di queste discussioni non può essere portato nei luoghi di confronto di tutta la federazione, dove si decide la linea generale?
Invece di discutere a livello di esecutivo, come stanno facendo unioni e federazioni, la Fai celebrerà, il 14 settembre, il solito incontro fra il commissario dotato di pieni poteri compreso quello di commissariare le strutture locali (nell’antica Roma una figura simile era quella del dittatore, che durava in carica sei mesi e non era rinnovabile), ed i segretari regionali plaudenti.
Ai quali però, ora, si pone un bel dilemma: se il commissario sta zitto, vuol dire che dobbiamo tacere anche noi? Oppure dobbiamo dire con entusiasmo quello che stanno dicendo tutti, cioè “‘ora che c’è la Furlan è cominciata l’era della trasparenza”? Non è che il commissario, che ha costruito la sua carriera nel periodo precedente, la prende come un’offesa? E sapete quanto è rancoroso…
Qualcosa però ci dice che, arrivati a questo punto, potrebbe non valere più la regola del “battiam battiam le mani, arriva il commissario“. Questa volta chi ha qualcosa da dire farebbe bene a parlare.
Domani potrebbe essere troppo tardi.