Il 9 marzo è la data di un processo più importante del nostro ricorso (ma tutti i giudizi, in un certo senso, sono egualmente importanti, perché comunque c’è di mezzo l’ideale della giustizia); il 9 marzo 1841 la Corte Suprema degli Stati Uniti riconobbe il diritto alla libertà degli schiavi neri della nave Amistad, che si erano ammutinati durante il trasporto. Una storia resa famosa da un film di Steven Spielberg.
Non si trattava di una decisione facile da prendere: da una parte la Spagna reclamava la restituzione della nave e delle merci trasportate (cioè gli schiavi), dall’altra gli stati americani del sud minacciavano la guerra civile (che poi arriverà alcuni anni dopo) in caso di una decisione che avrebbe dato una spinta all’abolizione della schiavitù.
Il film di Spielberg racconta di come, davanti alla Corte Suprema, fu un ex presidente, John Quincy Adams, a convincere i giudici della necessità di dare la libertà agli schiavi. Lesse alcuni passi della dichiarazione di indipendenza degli Stati Uniti (“Tutti gli uomini sono stati creati uguali…”) e, strappando un foglio di carta, disse che non dare la libertà agli schiavi voleva dire strappare quella dichiarazione di indipendenza su cui si fondava la stessa Costituzione degli Stati Uniti. “E se questo vuol dire la guerra, allora che venga!”
La dichiarazione di indipendenza della Cisl è il “Patto di unificazione delle forze sindacali democratiche” (su cui ha scritto pagine memorabili il professor Giovanni Marongiu); è qui che c’è scritto che la Cisl nasce per affermare nel sindacalismo italiano il principio dell’autogoverno delle categorie.
La Cisl-Probiviri ha strappato questa dichiarazione di indipendenza quando ha scritto che il commissariamento di una categoria è un atto “politico-organizzativo”; cioè una cosa che la Confederazione decide a suo arbitrio, e non un provvedimento eccezionale, da prendere solo nel rispetto delle garanzie giuridiche fissate dallo statuto.
Noi andiamo in giudizio perché vogliamo raccogliere e tenere alto quello che altri hanno strappato e buttato per terra. E mentre ci battiamo per il diritto all’autogoverno della Fai difendiamo un principio che deve valere a tutela della libertà di tutti.