Il bracciantato in Puglia e i danni da commissariamento

Ieri mattina abbiamo pubblicato (esattamente alle 9.32) un commento al fatto che la Fai era rimasta per giorni rimasta in silenzio di fronte alle polemiche sul caporalato in Puglia.

Prima che arrivasse l’ora di pranzo, il commissario ha parlato. Dando una dimostrazione pratica dei danni politici che sta producendo il commissariamento della Fai.

Chi ha una qualche conoscenza o esperienza della storia della Fisba sa quanto i temi del mercato del lavoro in agricoltura siano stati per decenni oggetto di appassionato confronto dentro alla federazione, con le altre federazioni, con le controparti e dentro alla Cisl (se non credete a noi, chiedetelo al presidente della Cisl-Probiviri, che fu protagonista non banale di quella vicenda).

Quando la federazione era governata da organi espressi democraticamente dagli iscritti, il tema del controllo sindacale del mercato del lavoro agricolo era la nota caratterizzante la posizione della Fisba, con posizioni ed esigenze diverse dai diversi territori, con dirigenti più sensibili al tema del rapporto con le istituzioni, altri che rivendicavano strumenti di controllo diretto, altri che si ponevano nella prospettiva della gestione attraverso strumenti condivisi con i datori di lavoro.

Da questo dibattito, che tagliava trasversalmente anche la divisione nord-sud, scaturivano delle sintesi che facevano della Fisba, e poi della Fai, una federazione all’avanguardia sia rispetto alle altre organizzazioni come la Flai (le cui battaglie non sfondavano quasi mai il muro della rivendicazione di nuove leggi) sia nella stessa Cisl, rallentata nella sua evoluzione da schemi legati all’industrialismo.

Ora nella Fai tutti tacciono, perché gli organismi democratici di confronto sono stati sciolti d’imperio e tutti i poteri sono stati concentrati in una persona (come quando nell’antica Roma veniva nominato il dittatore, che però durava in carica solo sei mesi e non era rinnovabile). Di conseguenza la voce della Fai è assente, e il commissario esprime posizioni prive di originalità: perché i temi e l’impostazione del dibattito sono quelli della Flai, quasi ci fosse una divisione di compiti da rispettare in nome dei rapporti unitari, e lui non ha idee che non abbiano il bollino confederale preventivo.

Eppure la regione al centro della questione è proprio quella Puglia che, nella Fisba e nella Fai, era sempre stata all’avanguardia non solo del problema, ma anche nell’azione sindacale e di risposta al problema. Ma oggi ha evidentemente accettato la retrocessione ad un ruolo di retroguardia nella federazione che sarà governata dal blocco “Forestazione&Alimentazione”, dalla convergenza fra i grandi numeri dell’area calabro-sicula e le risorse dei grandi gruppi alimentari.

Il bracciantato pugliese non entra in questo schema di governo. Quindi i suoi problemi possono essere lasciati alla gestione politica della Flai-Cgil. Dalla Fai arriva soltanto un (tardivo) comunicato dai toni inutilmente roboanti.

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