Nessun risarcimento alla Filca Cisl, scrivono i giornali, è stato riconosciuto dal giudice che ha emesso le condanne per l’infiltrazione della ‘ndrangheta nella federazione di Torino (salvo le spese legali).
In attesa delle motivazioni, c’è quindi da credere che sia stata recepita l’impostazione della Procura della Repubblica, secondo cui l’organizzazione sindacale che aveva provato a costituirsi parte civile non è stata vittima del reato ma anzi era consapevole, nelle persone di alcuni suoi dirigenti, che il segretario organizzativo della Filca di Torino faceva gli iscritti grazie ad accordi con la criminalità organizzata (e aiutava le imprese amiche di questa invece di rappresentarne i lavoratori). E siccome la differenza fra la pena inflitta a lui e quella al boss nella stessa sentenza non è molta, c’è da ritenere che quello che fino all’arresto era il segretario organizzativo della Filca di Torino sia stato considerato non solo contiguo ma addirittura organico all’organizzazione.
In attesa di leggere le motivazioni, ripassiamo cosa ha sostenuto la pubblica accusa, visto che la sentenza sembra averne recepito le conclusioni.
Quello che era, fino all’arresto, responsabile organizzativo della Filca di Torino (uno che era stato appena promosso nell’incarico alla presenza di importanti dirigenti della Federazione, mentre il segretario territoriale è stato poi promosso a regionale, sempre alla presenza) secondo l’accusa, “intratteneva relazioni nell’interesse della cosca e garantiva gli interessi di imprenditori edili, titolari di imprese colpite da provvedimenti antimafia”. E la Filca era beneficiaria della sua “capacità di tesserare lavoratori, in particolare tra le imprese riconducibili a soggetti di origine calabrese, garantita dalla contiguità dello stesso Ceravolo all’ambiente ‘ndranghetistico, circostanza di cui il segretario nazionale e quello provinciale appaiono consapevoli”.
Quindi abbiamo una persona di cui erano noti i rapporti con esponenti della ‘ndrangheta (e che nella sentenza potrebbe risultare essere stato qualcosa più che in rapporti) che fa carriera nella Filca, fino ad essere responsabile organizzativo di un’importante federazione territoriale (l’incarico più importante nella gestione della struttura) grazie a rapporti di cui erano “consapevoli” alcuni esponenti della sua dirigenza, a livello locale e nazionale.
Siccome poi, dopo l’arresto del segretario organizzativo della Filca di Torino, c’è stato chi, a livello nazionale e locale, ha fatto ulteriormente carriera, e siccome è andato a vuoto il tentativo di passare come vittime del reato, c’è da capire se qualcuno tirerà le conseguenze di questa situazione. E se sarà fatta una verifica sul comportamento di questi “consapevoli” nelle situazioni che hanno gestito, in Piemonte e altrove. O se Via Po 21 continuerà con le farse dei codici etici usati per colpire qualcuno non in regola con gli scontrini del parcheggio dell’auto mentre c’è chi è stato considerato responsabile della presenza della ‘ndrangheta nell’organizzazione e non risponde di nulla.
E c’è da capire se la Filca, che fece di tutto per far commissariare la Fai dopo il voto dell’Ergife, non sopporterà alcuna conseguenza, né locale né nazionale, per la responsabilità politica di aver fatto accostare il nome della Cisl alla ‘ndrangheta.
Per ora, a Via Po 21, hanno altro da fare: ieri la segretaria generale era al Cnel, seduta accato al carissimo presidente, a parlare di responsabilità (e magari di moderazione salariale…).
il9marzo.it
TRASPARENZA – Questo blog è stato finanziato con eur. 32.700 dalla Cisl che ha perso la causa per diffamazione intentata contro di noi ed ha dovuto pagare le spese.
Aggiungo una cosa io: al di là delle questioni prettamente giudiziarie, se non erro, prima dello scandalo, il neo segretario generale nazionale Filca CISL Ottavio De Luca (uno cui io non affiderei nemmeno una macchinina usata rotta di plastica, ma sono miei opinioni soggettive e discutibili) era stato commissario in Piemonte e, se non sbaglio, proprio a Torino.
Come minimo, a mio parere, aveva le bende sugli occhi.
Non capisco perché non si sia ancora dimesso dopo la sentenza.
Bastava molto, molto meno.