Nel 1960, Gino Giugni fu escluso dall’insegnamento al Centro studi della Cisl ; trent’anni dopo, intervistato da Ichino, il professore ne dette la colpa ad una restaurazione “clericale” della quale lui, laico e socialista, sarebbe stato vittima. Altri hanno però ricordato che in quell’anno la Cisl aveva deciso di avvalersi solo di docenti interni all’organizzazione, e Giugni non solo era esterno ma lavorava già per l’Intersind, cioè per una controparte (la controparte migliore, ma pur sempre un’organizzazione datoriale).
Se invece fosse vera la versione dell’epurazione, allora l’epuratore accusato da Giugni va individuato nella persona di Mario Romani; il quale, circa dieci anni dopo, rimarrà a sua volta fuori dal Centro studi a seguito della rottura con Bruno Storti che si consuma già alla vigilia del congresso del 1969, quando il segretario generale si schiera per quell’unità sindacale che Romani non accettava.
Ieri Giugni e Romani, oggi Francesco Lauria. Che dopo aver lasciato per un ventennio la sua impronta sulle colline fiesolane, ora fa sapere via social al mondo che la sua storia con la Cisl – intesa non come ideale, ma come rapporto di lavoro – è finita. E lo racconta a puntate (non brevi) con una specie di romanzo d’appendice sulle sue pagine di una nota rete sociale frequentata soprattutto dai meno giovani.
Nell’augurare a Lauria che fra cinquant’anni ci possa essere chi ricorderà il suo nome coome oggi ricordiamo quelli di Giugni e Romani (divisi dalla politica, uniti nell’ammirazione dei posteri che non sempre ne conoscono le vicende), l’unica cosa interessante di questa storia estiva è il suo significato politico: Lauria ha fatto sapere di essere stato accusato di scrivere libri su personaggi di “estrema sinistra” (Carniti e Morelli) mentre ora la Cisl pende a destra. Una versione in qualche modo confermata dalle puntuali maldicenze di Via Po 21 contro i perdenti, che ne parlano come di uno che voleva imporre una linea unitaria mentre la confederazione ha scelto di distanziarsi dalla Cgil. Due versioni coincidenti nel leggere l’avvento di Daniela Fumarola (una che, a differenza di Sbarra, si è formata nella Fisba), in chiave di rottura con l’idea di unità sindacale come valore. Cosa che né la signora Anna Maria né il dottor Sbarra dell’Anas avevano lo spessore politico e la preparazione culturale per fare (e comunque non avevano la loro convenienza).
Di conseguenza i libri di Lauria (uno di quelli per i quali la storia vera della Cisl comincia con Carniti, e che in funzione del mito di Carniti rilegge Pastore e Romani) che erano stati lodati e apprezzati, ma non necessariamente letti, dai massimi dirigenti, all’improvviso non lo sono più.
Ora, dunque, Lauria spara bordate da sinistra contro Via Po: una volta ricorda le imbarazzanti lodi di Sbarra a Salvini per il ponte sullo stretto e il feeling con un sindacato inesistente e reazionario come l’Ugl, un’altra volta tira fuori le telefonate di Daniela Fumarola intercettata mentre si impegna in un’esperienza di partecipazione con l’Ilva (in quel caso era l’azienda a partecipare alle decisioni del sindacato) e via così, contrapponendo il presente ad un passato in cui da Dossetti a Carniti passando per Romani e Pastore, tutti sono messi nello stesso minestrone che lui cucina e mette in tavola. Un’operazione di politica culturale alternativa a quella di Via Po, che pare intenzionata a usare un po’ Romani e un po’ Tarantelli (due soggetti in realtà lontanissimi) in funzione anti-Cgil e anti-sinistra.
Noi siamo d’accordo con molte delle critiche di Lauria al dottor Sbarra e alla dottoressa Daniela. Infatti abbiamo scritto le stesse cose. E non ora, ma sul momento. Anche quando Via Po 21 ci muoveva causa chiedendo a scopo intimidatorio il risarcimento dei danni d’immagine quantificati in misura stratosferica. Momenti non facili, durante i quali siamo andati avanti (e abbiamo vinto!) senza ricevere solidarietà da nessuno dentro alla Cisl. E ricevendo molte maldicenze gratuite.
E ci fermiamo qui, perché non vorremmo che qualcuno prendesse le nostre osservazioni come personali. Ed è quindi per una critica politica, mentre gli manifestiamo personale solidarietà per il difficle momento che sta vivendo, che ricordiamo a Francesco Lauria la lezione di un maestro come Francesco Guccini (perché anche fuori della Cisl ci sono maestri), secondo la quale “bisogna saper scegliere in tempo, non arrivarci per contrarietà”
il9marzo.it
Non ho capito perché il mio post sui temi dell’ agricoltura non sia passato sul 9 marzo. Lì vi spiegavo che sono tutt’ora a Fiesole e in Via Po.
Le mie critiche e opinioni, del tutto soggettive, non sono quelle di un ex.
Poi è vero la sintesi non è mai stata una mia qualità.
Non sono stato epurato, come ho scritto privatamente mesi fa a Daniela Fumarola, senza ricevere alcuna risposta sono uno che fa della differenza tra fatti e valori una questione personale.
Non sappiamo a quale post ti riferisci, ad ogni modo qui siamo liberi di pubblicare solo ciò che ci interessa pubblicare.
A quello inviato questa mattina in cui replicavo con garbo ad alcune falsità. Se bloccate i commenti solo perché vi mettono in difficoltà non è un bel vedere.
Forse intendi dire quello che cominciava con queste parole testuali “Il 9 marzo si conferma un luogo dove si diffamano le persone e si scrivono un sacco di balle in forma anonima, spesso avallate dall’admin di turno”?
Naturalmente, dopo questo incipit, il resto non l’abbiamo neanche letto. Chi entra a casa nostra è benvenuto ma deve portare rispetto a chi lo ospita.
Francesco Lauria ha inviato nello spazio dei commenti un suo post (neppure il più lungo) già pubblicato altrove.
Nel ringraziarlo per l’attenzione, facciamo presente a tutti che non lo pubblichiamo per due ragioni formali e quindi imprescindibili (i contenuti possono essere malleabili, la forma no).
In primo luogo, qui siamo noi che parliamo e gli altri, se vogliono, commentano; ma se il commento, oltre che già pubblico, è più lungo del nostro intervento siamo in un’altra dinamica, roba da reti sociali.
Ma noi (e questo è il secondo motivo) abbiamo rifiutato la logica dei social; non li usiamo, non li abbiamo e, se non strettamente indispensabile, non li leggiamo. Perché abbiamo scelto altre modalità, più adatte alla natura politica e collettiva (e non opinionistica e individualistica) della battaglia avviata dieci anni e mezzo fa, contro il commissariamento della Fai voluto dalla neosegretaria generale Furlan (oggi senatrice neorenziana) e votato, a loro vergogna, da quasi tutti i membri dell’esecutivo (oggi speriamo che un paio di loro si siano resi conto dell’errore che fecero ad avallare quel precedente).
In via del tutto eccezionale, ma è la prima e ultima volta che lo facciamo, segnaliamo che gli interessati possono leggere l’intervento di Lauria alla pagina social intitolata “Amici del centro studi cisl”. Così, chi vuole, potrà mettere le faccine, i pollicioni e tutte le altre cose che noi troviamo disdicevoli e incompatibili con la serietà necessaria ad un dibattito politico.
L’unico che ci interessi.
Ma come siete generosi
Insomma avete censurato Lauria!
Embè?
Posso confermare che nel 1960 Giugni lavorava per l’Intersind, perché era collega e vicino di scrivania di mio padre, Pierantonio Graziani, che all’epoca ne era capo ufficio stampa.
Fra l’altro mia madre conserva il regalo di nozze di Giugni, un libro su Francesco Datini, con una bella dedica. E i miei si sono sposati il 30 giugno 1960 (il giorno dei fatti di Genova, ma questa è una storia che non c’entra).
Embè una cippa. Vi fate paladini della libertà di espressione e poi censurate una risposta pacata alle vostre provocazioni. Quasi quasi ha ragione via Po a farci causa. Siete proprio incoerenti.
Noi ti censuriamo qui perché è casa nostra e tu non ne rispetti le regole, ma tu hai tutto il web a disposizione per dire la tua.
Quanto alla causa di Via Po, puoi leggere come è andata su sindacalmente (e se vuoi lì ti fanno anche commentare)
https://sindacalmente.org/content/il-giudice-boccia-sbarra/
Il testo della sentenza lo puoi leggere qui
https://www.prendereparola.it/2024/06/17/la-sentenza-nella-causa-cisl-contro-graziani/
E allora ripetiamo: embè?
Ora la cosa sta diventando seria.
Nel commento che avete censurato tre volte a me e una volta a mio figlio Jacopo era precisata una cosa importante.
Nessuno mi sta epurando o mi ha epurato.
Non sono Gino Giugni né tantomeno Mario Romani.
Voi che avete vissuto licenziamenti etc. in prima persona dovreste verificare meglio le informazioni che date che incidono proprio sulla vita delle persone.
Qualche volta, magari con la CISL, può andarvi bene.
Ma io vi consiglio maggiore cautela.
Spero di essere stato chiaro e, per una volta, anche sintetico.
Scusa, ma se nessuno ti ha epurato, di cosa ti lamenti da giorni? E perché pretendi che pubblichiamo i tuoi post dove, ma è solo un esempio, dici che su questo blog si pubblicano “porcherie”? Se vuoi parlarne in tribunale, siamo qui.
Quanto ai “consigli” di “cautela”, c’è un’intervista audio di don Milani in cui spiegava che, quando scrivevano la “Lettera a una professoressa” ne facevano leggere le versioni preliminari in giro, accettavano tutti i consigli di chiarezza e scartavano tutti i consigli di cautela.
Noi da dieci anni e mezzo ci atteniamo allo stesso principio. E i risultati, senza false modestie, si vedono in termini di qualità della nostra scrittura collettiva.
Poi ci sono i commenti. Come i tuoi. E noi pubblichiamo (quasi) tutto, anche di bassa qualità, ma non quelli di chi viene in casa nostra ad offenderci per poi andare in giro a lamentare di essere stato “censurato” (e anche se fosse: embé?).
Vedo che Lauria ricorda i licenziamenti e gli altri provvedimenti repressivi nella Fai commissariata. Bene, propongo di resituirgli la stessa solidarietà, personale e politica, che lui ci dette allora, e moltiplicarla per mille. Tanto mille per zero sempre zero fa.
Bisogna saper scegliere in tempo…
Della vostra solidarietà non me ne faccio proprio nulla.
I commenti che seguono questo post (in particolare il botta e risposta tra admin e Lauria) mi hanno stupito e anche un po’ basito: preludono un possibile proseguimento in Tribunale? Da parte di Lauria perchè afferma che sono state diffuse notizie che danneggerebbero la sua immagine, dichiara di non essere stato licenziato e di continuare la sua attività al Centro Studi di Firenze, contesta la redazione del il9marzo di non procedere formalmente alla rettifica dell’errata notizia. D’altro lato anche il9marzo potrebbe scegliere questa via giudiziale per i pesanti giudizi espressi da Lauria a discredito della redazione. Che penso? Aver rifiutato come Redazione di non pubblicare un commento di Lauria , ad un post redazionale, lungo migliaia di parole ha un senso condivisibile, una logica redazionale; non condivido invece il non aver accolto formalmente, dandone il dovuto rilievo, la richiesta di Lauria di correggere – come redazione – la notizia da lui dichiarata non veritiera (il suo licenziamento o le sue dimissioni) riguardante il suo rapporto di lavoro con il Centro Studi. Evitare un trascinamento in Tribunale è cosa saggia, tra l’altro danneggerebbe – in questo specifico caso – un po’ tutti. Adriano Serafino
Caro Adriano, niente paura. Al massimo ci possono citare gli eredi di Giugni e Romani (neanche loro sono mai stati “licenziati”).
Adriano Serafino non ha letto Lauria tutti i giorni: il 12 agosto, ad esempio, l’Autore scriveva: “Le sei lettere di dimissioni che ho già inviato da vari incarichi tecnici e politici (cinque sono già operative, una lo sarà da inizio ottobre) sono state tutte atti unilaterali, ho ricevuto telefonate accorate, anche dalla segreteria confederale, che mi chiedevano di ripensare alle scelte fatte. Persino la direzione del Centro Studi, dopo alcuni brutti tentennamenti, ha confermato, con in copia visibile Daniela Fumarola, la piena fiducia in me e la richiesta di ripensarci rispetto alla mia decisione di uscire, appena le condizioni pratiche me lo permetteranno e comunque presto, dalla confederazione“.
E allora o ci sono tanti Lauria (almeno uno al giorno) oppure non c’è una sola verità sul suo conto.
Bisogna saper scegliere in tempo…
“Caro” ex Fai, a mio parere non sai leggere (…). Io mi sono dimesso da alcuni incarichi. Ne ho ancora molti altri. Embè?
Pubblichiamo malvolentieri l’ennesimo commento della stessa persona (ormai siamo vicino alla soglia dello stalkeraggio) solo perché si parlava di lui ed aveva diritto di replica.
Per quanto ci riguarda prendiamo comunque atto che Lauria ha molti incarichi (come spesso capita agli oppositori coraggiosi) e che non smentisce la frase sulla sua “decisione di uscire, appena le condizioni pratiche me lo permetteranno e comunque presto, dalla confederazione”. Ci sembrano parole chiare. anche nella confusione della polemica.
Abbiamo naturalmente censurato (volevamo scrivere “omesso”, ma abbiamo seguito l’indicazione di don Milani di scegliere sempre la chiarezza e mai la prudenza) la frase “e se il 9 marzo censura lo porto davvero in Tribunale”.
Noi siamo nati per andare in Tribunale. Ci siamo andati quando le possibilità di successo non erano molte perché era una scelta politica; e poi ci siamo tornati su iniziativa di Cisl e Fnp quando rischiavamo i nostri soldi (mentre chi poi ha perso ha rimesso il conto all’organizzazione; e noi da allora organizziamo pranzie e cene alla salute delll’organizzazione, e non alla loro).
Se qualcuno ci vuole spaventare fa meglio a usare altri argomenti.
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