Il patto asociale

“Grazie a tutta la comunità della Filca Cisl per aver avuto la capacità di intercettare i cambiamenti del mercato del lavoro ma soprattutto per avere una visione del futuro che le ha consentito di incrementare le adesioni tra i giovani, diventando la prima organizzazione sindacale tra gli edili”.

Era il 7 novembre 2023, e l’allora segretario generale della Cisl presenziava a Torino all’assemblea organizzativa nazionale della Filca, esaltandone con queste parole i risultati ottenuti nel tesseramento.

Di lì a meno di un anno, a fare una ricerca su internet con le parole «Filca», «Torino» e «tesseramento» uscivano fuori risultati di altra natura. Pagine di cronaca nera, non di “visione del futuro”, né di “cambiamenti del mercato del lavoro da intercettare”. Notizie in cui la parola chiave era invece «’ndrangheta».

A cercare invece «Filca» e «Calabria», verso la fine di marzo del 2024, poteva venire fuori una notizia più ordinaria, cioè il termine della reggenza di Ottavio De Luca e l’elezione a segretario regionale di Christian Demasi. De Luca, all’epoca segretario organizzativo della Filca, non è calabrese ma si è prodigato molto a sostegno della linea “Sì ponte” (il che, va detto, ha una sua logica organizzativa; una grande opera significa anche più occupazione in Calabria e, a cascata, più tessere per la Filca); Demasi invece era meno conosciuto, tranne per chi, avendo visto una vecchia inchiesta di Report, poteva ricordare l’intervista ad un operatore della Cisl reso irriconoscibile per evitare ritorsioni (un’evidente esagerazione: la Cisl non è mica la ‘ndrangheta!) in cui si parlava della nomina di Demasi nella segreteria della Cisl di Reggio Calabria per il solo fatto di essere un nipote di Luigi Sbarra che rischiava di perdere il lavoro in una ditta del porto di Gioia Tauro (va detto che ora la Cisl di Reggio Calabria è guidata da una parente stretta di Sbarra. Familisti sì, ma almeno nel rispetto dell’alternanza di genere).

Intanto Ottavio De Luca, lasciata la Filca in Calabria nelle mani di uno della famiglia del segretario generale della Cisl, era stato promosso da segretario organizzativo a segretario generale aggiunto per meriti sul campo. E la Filca di Torino era uno dei fiori all’occhiello della federazione in crescita (noi ce la ricordavamo in crisi e bisognosa di accorparci, ma non sono più i tempi di Pesenti).

Ma torniamo al 7 novembre 2023: dopo aver esaltato i risultati della Filca nel tesseramento (nella città sbagliata per farlo, ma questo allora non lo poteva sapere) il dottor Sbarra ritornò sul suo ritornello preferito: “un nuovo patto sociale”, obiettivo da perseguire “incalzando e sfidando governo e imprese”.

Questo patto sociale, di cui parlava la signora Anna Maria prima di lui e poi egli stesso senza mai dire qualcosa di più preciso per spiegare in cosa potesse consistere (né come realizzarlo se contemporaneamente si rompono i rapporti con gli altri sindacati), per ora non c’è stato. Lui però è entrato nel governo che voleva “sfidare e incalzare”.

Certo, gli hanno dato solo uno strapuntino da sottosegretario (con deleghe che gli possono essere revocate in ogni momento) invece di una poltrona da ministro (eppure per uno così bravo ci sarebbe stata quella da ministro del lavoro, dove la titolare è inesistente; o magari quella del turismo, dove la titolare però non la molla e anzi resiste come una partigiana).

Ma comunque, poco dopo aver lasciato Via Po 21 e subito dopo la collaborazione della Cisl al fallimento dei referendum della Cgil, lui è entrato al governo da “indipendente”. Giusto per non dover scegliere fra Lega e Fratelli d’Italia.

Quindi il patto c’è stato. Ma non era quello sociale.

Ex Fai per il9marzo.it

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2 Commenti - Scrivi un commento

  1. La sua degna sostituta sta girando per congressi a definirlo uomo che entra nella storia,del resto lei è esattamente uguale a lui e a tutti i posapiano parassiti che sono in confederazione….sparlano ancora di autonomia tutti ormai sul treno della destra….che schifo e congressi dove non cè l’ombra di una proposta vera su cosa fare….appunto,grande patto sociale,senza titoli e senza contenuti….che tristezza,che fine ingloriosa

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  2. Mi costa doverlo dire, ma questa volta ci vuole: bravo Bombardieri!

    https://www.lacnews24.it/economia-e-lavoro/reggio-ospita-la-festa-nazionale-della-uil-bombardieri-punta-sbarra-basta-raccontare-balle-ai-calabresi-niccpwx9

    «Non commento le scelte del leader sindacale, se devo commentare le prime dichiarazioni del sottosegretario che dice che in questi anni è aumentato l’intervento sul Mezzogiorno sono un po’ in difficoltà. Mi sono riproposto di andare a Pazzano, perché evidentemente è stata costruito una ferrovia a doppio binario Pazzano-Roma, oppure è stata finita la 106, e passa da Pazzano e non me ne sono accorto. A me pare che la gente calabrese abbia bisogno di rispetto, non dobbiamo raccontargli balle, basta».

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