Fumarola grigia

Quando c’è il conclave, la comunicazione è chiaro: se la fumata nera, non ci siamo ancora; con la fumata bianca, habemus papam.

Via Po 21 parla molti di papi e di encicliche, ma non conosce la stessa chiarezza.

Ad esempio sui prossimi referendum le scelte sono tre, e tutte democraticamente legittime: votare sì, votare no, astenersi per rifiutare i quesiti.

Cosa fa allora la Cisl, a cominciare dalla segretaria generale?

Ad esplicita domanda di Enrico Marro che sul Corriere della Sera le chiede “la segretaria della Cisl andrà al voto?”, la risposta ha il pregio della chiarezza e della sintesi: “No”.

Se ne deduce che questo è l’atteggiamento considerato giusto; e invece passa qualche ora e la stessa persona spiega che “non siamo promotori di sì o di no, e non invitiamo a disertare le urne. Quindi lei dice: io lo faccio ma non vi invito a farlo, ho parlato da segretaria generale, ma non prendetemi troppo sul serio.

Invece del bianco o nero, invece dell’evangelico “sì sì, no no”, c’è una non posizione. Una fumata grigia e indistinguibile proprio come la linea politica di una Cisl che si riduce a non essere la Cgil ma senza sapere più cosa sia.

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28 Commenti - Scrivi un commento

  1. Continuo ad essere un iscritto alla Cisl, anche se ultimamente su tanti argomenti non mi trovo in sintonia.
    Da quando sono in pensione e non ricopro nessun incarico negli organismi, da semplice iscritto ho avuto modo di segnalare alcuni aspetti di perplessità se non di contrarietà, tra gli altri ad esempio sul tema del salario minimo (io sono favorevole alla sua introduzione per legge), sulla legge di bilancio 2025 ho sottoscritto l’appello di dissenso sulla posizione della Cisl; devo dire poco ascoltato e forse anche sempre meno tollerato.
    Ho letto l’intervista rilasciata dalla segretaria nazionale Fumarola sul tema dei prossimi referendum e non sono assolutamente d’accordo sulla sue affermazioni quando dice che quelli sul tema del lavoro sono battaglie di retroguardia fatte con lo specchietto retrovisore e di non andare a votare.
    Non andare a votare sui referendum, dove serve il raggiungimento del quorum, è una possibilità che viene lasciata a chi non vuole che lo si raggiunga, mi lascia però sconcertato se questa scelta, tra l’altro in linea con i rappresentanti del governo più a destra della storia della nostra Repubblica, viene fatta da chi rappresenta al massimo livello una organizzazione che ha basato tutto il percorso congressuale (ancora in corso) sul tema della partecipazione.
    Decidere di non partecipare ad una consultazione elettorale è una scelta che non capisco e non condivido oltre che essere pericolosa in questo momento storico dove vede già una scarsa partecipazione delle/i cittadine/i ai momenti elettorali.
    Nel 1985, sicuramente in un contesto diverso e su un referendum che voleva abrogare un accordo che aveva sottoscritto, la Cisl e il suo segretario di allora Carniti, non si è nascosta dietro la possibilità di non partecipare al voto per far mancare il quorum, ma ha scelto e fatto la battaglia referendaria schierandosi e sostenendo il no.
    In ogni caso, per quanto mi riguarda l’ 8 e 9 giugno andrò a votare e voterò cinque si sui quesiti referendari che ho personalmente firmato e che sto sostenendo anche con la partecipazione attiva al Comitato per cinque SI di cui faccio parte a Concorezzo.
    Un caro saluto
    Gigi Redaelli

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    1. Grazie Gigi, quando si ha una posizione politica, come nel tuo caso, è più facile far capire come la si pensa. Quando non si riesce a farsi capire è perché non si è capaci di avere una posizione.

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    2. Condivido appieno il post di Gigi Redaelli, che peraltro conosco da tempo, quando eravamo in Fisascat, cioè un’era geologica cislina fa, quando l’unanimismo diffuso era considerata una patologia!
      Come stai?

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    3. Vedo che ragioni molto sul senso del votare o meno e lo comprendo…..ma se sei davvero stato un sindacalista tra i lavoratori come fai a votare SI al referendum n.1 che porta a ridurre da 36 a 24 le mensilità di indennità per licenziamento illegittimo? Un sindacalista dovrebbe guardare al bene dei lavoratori con questo voto e non parteggiare a prescindere

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      1. Alla tua domanda sul referendum per l’articolo 18, se vuole, ti risponderà Gigi.
        Ma se fai questa domanda permettici di chiederti come fa allora un sindacalista della Cisl a non votare perché il contratto a termine debba avere una giustificazione come prevedeva la legge Storti-Zanibelli. O perché si debba essere contrari, dal punto di vista sindacale, a stabilire delle regole sulla responsabilità negli appalti. O perché rifiutare la possibilità di far passare una riforma cui la Cisl non ci risulta si sia mai detta contraria, come quella sulla cittadinanza.
        E perché ci si concentra su un referendum con ragioni che possono valere solo per quel quesito, puntando a far fallire anche gli altri per i quali quelle ragioni non valgono.

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        1. Te lo spiego sulla base del principio di realtà (Storti Zanibelli teneteli negli archivi polverosi): A un giovane che ha un contratto a termine non gliene frega niente di quale è la causale, gli interessa giustamente di essere ben pagato e di apprendere competenze per essere più forte nel mercato del lavoro. Per la responsabilità negli appalti buona parte dei ccnl già la prevedono anche in tema di sicurezza e infortuni. Ma non lo capite che i referendum sono un congresso a cielo aperto del Pd? Sulla cittadinanza concordo con voi

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          1. Più che essere “forte nel mercato del lavoro” e girare come una trottola, uno vorrebbe avere un po’ di stabilità. O no?
            Quanto al “congresso del Pd”, chi si impegna per far fallire i referendum può dare l’impressione di avere l’interesse che qualcuno lo vinca e qualcuno lo perda. A noi (chi più, chi meno) non ce ne frega molto, e questa polemica come le altre contro questo o quel partito le mettiamo direttamente negli archivi polverosi dove tu vorresti lasciare Storti e Zanibelli (e Pastore, che aveva presentato per primo la legge sui limiti al contratto a tempo determinato).

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        2. Certo che sono stato un sindacalista e ho sempre riconosciuto i limiti legislativi dell’articolo 18 per le realtà sotto i 15 dipendenti anche se ho compreso le ragioni politiche e storiche del momento in cui è stata varata la legge.
          Tra le altre cose, da sindacalista, ho raccolto le firme su proposte di legge per migliorare le tutele dei dipendenti sotto i 15 dipendenti e mi sono occupato per alcuni anni dei dipendenti delle imprese artigiane, per questo ho firmato e voterò si al quesito nuomero 2.
          Certo, sui referendum, ho preso una decisione polititica, ma nel merito ho fatto anche questa valutazione sul quesito numero 1.
          Il primo quesito referendario riguarda la disciplina dei licenziamenti introdotta dal Jobs Act nel 2015, in particolare per i lavoratori assunti con contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti. Attualmente, chi è stato assunto dal 7 marzo 2015 nelle aziende con più di 15 dipendenti, in caso di licenziamento illegittimo ha diritto solo a un indennizzo economico predeterminato, senza possibilità di reintegro nel posto di lavoro, tranne in rarissimi casi. Questa regola ha limitato fortemente la tutela reale contro i licenziamenti ingiusti, prevista invece prima della riforma per la generalità dei lavoratori.
          Il quesito propone quindi di tornare al sistema precedente al Jobs Act, ripristinando la possibilità per il giudice di ordinare il reintegro in azienda anche per chi è stato assunto dopo il 2015, in caso di licenziamento senza giusta causa o giustificato motivo.
          Attualmente, chi è stato assunto dal 7 marzo 2015 nelle aziende con più di 15 dipendenti, in caso di licenziamento illegittimo ha diritto solo a un indennizzo economico predeterminato, senza possibilità di reintegro nel posto di lavoro, tranne in rarissimi casi. Questa regola ha limitato fortemente la tutela reale contro i licenziamenti ingiusti, prevista invece prima della riforma per la generalità dei lavoratori.
          Il quesito propone quindi di tornare al sistema precedente al Jobs Act, ripristinando la possibilità per il giudice di ordinare il reintegro in azienda anche per chi è stato assunto dopo il 2015, in caso di licenziamento senza giusta causa o giustificato motivo.
          Il testo del quesito è il seguente: “Volete voi l’abrogazione del d.lgs. 4 marzo 2015, n. 23, recante ‘Disposizioni in materia di contratto di lavoro a tempo indeterminato a tutele crescenti, in attuazione della legge 10 dicembre 2014, n. 183’ nella sua interezza?”
          Se approvato, il referendum comporterebbe l’abrogazione totale del decreto legislativo n. 23/2015, eliminando le tutele crescenti e consentendo di applicare a tutti i lavoratori il sistema di tutele precedente, basato sulla valutazione del giudice e, in alcuni casi, sul reintegro nel posto di lavoro.

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          1. Mi spiace ma sei completamente disinformato. Se passasse il Si al referendum non si lascerebbe al giudice la possibilità di decidere sulla reintegra del lavoratore ma si tornerebbe alla legge Fornero (non quella delle pensioni ma quella successiva che già allora stabilì una indennità di 24 mensilità al massimo invece che la reintegra). La disinformazione che si porta avanti è la cosa più di destra che Landini e discepoli stanno facendo a questo paese a dispetto della realtà. Inoltre tutti i dati da 10 anni dicono che dopo il Jobs act non sono per nulla aumentati i licenziamenti individuali tra i lavoratori.

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        1. Io mi sono firmato e sono riconoscibile, se vuoi farmi delle critiche renditi riconoscibile.
          In ogno caso non conosci la mia storia, se vuoi te la racconto.

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  2. alla faccia di dare una pur parvenza di direzione magari anche con qualche spiegazione tecnica che volendo non mancherebbe in cisl…..vedi art 18 o altro,certo che sentir dire dal segretario generale ,non prendetemi sul serio….siamo al si salvi chi può….poi non possiamo lagnarci se in giro per l’italia abbiamo dei mediocri che solo pochi anni fa non li avremmo presi nemmeno come delegati di reparto

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    1. Questo purtroppo è ciò che passa il convento… e rimanendo in tema le vocazioni son pochine perché chi aveva la stoffa Cisl sta bene lontano da sta accozzaglia di autoferenziati

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      1. A me dei sindacalisti della Cgil, sottotraccia e in maniera informale, ancora a fine anno scorso, mi hanno detto:-“Abbiamo bisogno dei referendum per far sentire che siamo ancora vivi.”-
        Referendum, scioperi generali, per carità, è un mondo di apparenza di cui anche noi nn siamo scevri.
        Parliamo poi di precarietà come 20-30 anni fa, non domandosi se l’interpretazione del mondo del lavoro, dei bisogni, delle scelte, del saacrificio, in questi ultimi 20- 30 anni sia cambiato.
        L’unica cosa certa e la dico da sindacalista territoriale, è che la Cgil si vede e si sente molto meno nelle fabbriche, quasi fossero disinterressati a tutto ció che riguarda le quotidianatità e le problematiche dei lavoratori.
        Bandiere e diritti, quando giornalmente non dai risposte ai tuoi iscritti, non affronti e cerchi le soluzioni ai problemi, non valgono niente.
        Avere piú “tutele” sulle cause legali, non vale la capacità di saperle evitare, magari con “soddifazione” di tutti gli attori.

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  3. forse un iscritto che ci pensa se restare tale · Edit

    oggi era al congresso cisl veneto….il segnale è stato che metà congresso è andato a votare fin che lei parlava…le solite cose con il solito timbro di voce con le solite spiegazioni sul perche non va a votare poi si corregge e dice che la gente è libera,la nuova filippica stà nel lodare la meloni e le radici cristiane della cisl….alla fine tocca a qualcuno ricordare che siamo aconfessionali e autonomi dai partiti oltrechè laici nel nostro lavoro….insomma la deriva continua…poi sul palco gente genuflessa in adorazione con la presidente del congresso che se poteva gli leccava i piedi….sobh….

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  4. In perfetto stile Cgil riciclano confederali nelle categorie.
    Dopo Benaglia in Fim, Cuccello in Filca e Graziani in Femca. poi avranno le fondazioni, poi l’Anteas.
    Non hanno amici?

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        1. ormai in Cisl le lettere di dimissioni sono scritte sullo stile del Pcus. Il compagno segretario apprende delle suo stato di salute dalla lettera di dimissioni per motivi di salute.

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          1. Dopo 9 anni in cui la fp è diventata una RSA di pensionati ultra pagati e plenipotenziari, con un potere assoluto, dopo 9 anni di devastante caccia ai fantasmi del passato per educare i sindalisti del “sindacato nuovo” , 9 anni in cui regioni intere sono state annichilite, e i risultati RSU lo dimostrano, 9 anni in cui anche gli utili idioti sono stati usati e defenestrati, cosa resta a noi iscritti della fp… Contratti chiusi per necessità individuali, con un metodo ineccepibile sia chiaro, ma devastante per le relazioni unitarie e per le possibili conseguenze anche su altre categorie, in termini di rappresentatività… Contratti fermi, che adesso vedranno una fp ancora più debole… Da iscritto mi aspetterei che il confederale individui in tempi rapidi una soluzione che non sia la fotocopia di 9 anni fa’, ma che guardi a ciò che ancora di buono esiste in fp, poco, ma esiste. Le lotte interne in CISL sono endemiche, ma hanno distrutto il valore della CISL… Spero che siano motivazioni fittizie quelle di salute, per l’ex segretario Fp in primis, e per tutta la sua famiglia, se così non fosse, avremmo il diritto da iscritti di conoscere la verità… Perché facciamo parte di un sindacato non di un club. Ma la mia resterà una vana speranza.

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          2. Se il commento voleva dire che è stato costretto a dare le dimissioni ( perche’ altrimenti non so che volesse dire) mi sa che il soggetto scrittore è fermo a 10 anni fa

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            1. vi ricordo che in quel esecutivo confederale sono mancati pochissimi voti a sfiduciare la signora postina, e avremmo avuto una CISL totalmente diversa… Ma come abbiamo visto la storia è andata in altro modo, ma chi guidava la fp allora non si dimise… Coerenza? Follia ? Solo lui potrebbe dircelo…

              Resta il fatto che dimettersi così dopo un congresso fatto prima ancora che iniziassero i congressi delle usr , e molto inusuale, a questo punto mi aspetto una reggenza… Non credo che il confederale voglia commissariare una federazione nazionale come la fp nuovamente…

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  5. Giusto per contribuire al dibattito, inserisco una breve nota che ho già pubblicato su Facebook.
    IL CORAGGIO DELLA PARTECIPAZIONE
    Il coraggio della partecipazione è il titolo che la Cisl ha dato ai suoi congressi. Una parola risuonata cento e più volte, quasi un mantra, anche in ossequio alla proposta di iniziativa popolare presentata dalla Cisl, corredata di circa 400mila firme di cittadini, già approvata in un ramo del Parlamento ed in attesa di approvazione definitiva per la soddisfazione del nostro sindacato.
    La legge è intitolata legge sulla partecipazione dei lavoratori in forza dell’articolo 46 della Costituzione. Anche se, secondo una comparazione fatta tra proposta e progetto di legge, la sua portata è stata ridotta, con la cancellazione di alcune parti importanti della proposta, rimane un bel successo.
    Lasciamo da parte le malignità di chi sostiene che tutto ciò sia il frutto di qualche compromesso tra Cisl e Governo, ma ci si può domandare chi e quanti potranno beneficiare di una simile norma. Sicuramente non i disoccupati, i poveri, gli anziani, i lavoratori con salario troppo scarso, i pensionati. Ci saranno anche difficoltà perché la legge non sarà precettiva ma correlata con la contrattazione collettiva che parte in salita a causa delle divisioni sindacali.
    Ora siamo di fronte a 5 referendum, 4 su materia di lavoro, proposti dalla CGIL, ed uno importante sulla cittadinanza, proposto da Più Europa, argomento sul quale la CISL si è spesa in senso positivo molte volte come si può evincere dalla lettura delle mozioni finali dei Congressi. Del resto in passato si cercava di convincere le forze politiche e istituzionali ad intervenire in materia per abbreviare le formalità, in nome dell’accoglienza e dell’integrazione, frutto della geniale intuizione di creare 30 anni fa l’ANOLF (Associazione oltre le frontiere).
    Ebbene, scorrendo le dichiarazioni rilasciate dalla Cisl alla “Stampa” in merito al referendum, si dice che si tratta di scelte sbagliate nel merito e nel metodo.
    Il referendum su argomenti complessi è a volte fuorviante, rispetto alla soluzione dei problemi, tuttavia un sindacato così acceso nel sostenere la partecipazione, dovrebbe chiedere a tutti i propri iscritti ed ai cittadini di andare ad esprimere con il voto le proprie idee, a prescindere dal merito.
    Non schierarsi pronti a cogliere il frutto, in ogni caso amaro, dell’astensionismo cronico, non sarebbe esaltante.
    Sarebbe il contrario di quanto fecero i grandi segretari ai quali la Cisl, insieme ad altri, hanno dedicato due nuove Fondazioni. Carniti e Marini ebbero il coraggio nel 1985 di schierarsi pubblicamente per il NO ad un referendum del PCI sui quattro punti di scala mobile bloccati dal Governo Craxi. Vinse il NO e la CISL poté essere orgogliosa. Sarebbe paradossale che oggi la CISL lasciasse la questione in sordina, contraddicendo così la natura partecipativa tanto conclamata.
    Per questo e per quel poco che conta, andrò a votare con una scelta libera, correlata ai contenuti dei referendum.

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  6. hanno
    lasciato i limiti dei mandati e i 65 anni e poi ogni categoria ha fatto la
    propria fondazione per ricollocare il segretario uscente a stipendio pieno (anche da pensionato).
    Scuola, Filca, Fim, Fistel, Fai
    il Cnel non bastava…

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