Nel nuovo Cnel

Nel nuovo Cnel, che si insedia domani, due dei cinque membri designati dalla Cisl hanno lunghi trascorsi nella Fai, da ben prima di quel commissariamento illegittimo che doveva servire a fare la FaiFilca e poi è servito a ben altro. Uno è Claudio Risso, del quale quando si è detto questo si è detto tutto, e l’altro è il professor Aldo Carera, protagonista dell’attività di documentazione e formazione nella Fisba fin dagli anni ’80 del secolo scorso.

Su Carera saremmo tentati di limitarci a fargli le congratulazioni, riconoscendone studi e valori. Ma con lui abbiamo avuto maestri in comune, e Mario Romani come maestro dei comuni maestri. Una scuola di rigore che ci obbliga alla sincerità prima che alla diplomazia.

Nominato dall’attuale dirigenza insediata a Via Po 21, che ha proposto una legge di attuazione dell’articolo 46 della costituzione mentre si oppone alla legge sul salario minimo, ora si troverà, in veste di delegato della confederazione, ad avallare nel Cnel queste posizioni pur sapendo, da storico, che ai tempi dei comuni maestri, la Cisl aveva proposto il salario minimo per legge mentre le proposte di applicazione legislativa della Costituzione la vedevano in atteggiamenti fra il contrario (articoli 39 e 40) e il disinteressato (articolo 46). E, in particolare, Aldo sa bene quanto Mario Romani fosse attivamente scettico di fronte alle ipotesi di partecipazione alla tedesca.

Ma Romani era entrato al Cnel poco più che quarantenne, in rappresentanza del “sindacato nuovo”. Non intorno ai settant’anni, in rappresentanza di una gerontocrazia.  

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4 Commenti - Scrivi un commento

  1. Il buon Gigi pronto a saltare sul carro di FI, così dice la stampa. Ma lui smentisce, perché probabilmente non è quello il cavallo su cui vuole salire. Ma un pensiero alle europee probabilmente lo sta facendo. Anche perché se dovesse essere eletto poi può sempre fare come il suo amico Salvini, che a Bruxelles ci andava una volta all’anno solo per ritirare i presenti natalizi. Anche perché non gli rimangono molte altre soluzioni; infatti mai è capitato che un generale cisl poi ha fatto il capo dei pensionati. E in cisl cosa succederà? Si vocifera sempre più insistentemente di un passaggio di consegne tra meridionali, con la donzella pugliese, cosa che ha messo i nordisti tutti in subbuglio.. E il veneto importato dalla puglia della fai, lui che si è sempre considerato l’unto dal signore, che in un batter d’occhio si è messo al telefono a organizzare le truppe cammellate. Da sempre in confederazione vige la logica dell’alternanza e proprio Sbarra vuole essere il primo a metterla in discussione. Ci riuscirà, così come è riuscito a rubare il distacco all’anas?

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  2. Le elezioni europee sono su base proporzionale e chissà se Forza Italia manterrà i suoi voti dopo la morte di Berlusconi. Voti e percentuali già non troppo elevate. Insomma per i candidati non c’è una lista bloccata o una coalizione di partiti che garantisce l’elezione, come alle politiche. Bisogna trovare voti e preferenze. Difficile che Sbarra accetti una candidatura in ogni caso problematica. Vedremo

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  3. L’articolo 36 della Costituzione laddove indica che la retribuzione deve essere, oltre che “proporzionata”, anche “sufficiente” ad assicurare un’esistenza “libera e dignitosa” e così pone un limite sotto il quale non si può scendere. Un limite sempre sindacabile dal giudice e che, dunque, prevale anche sulla contrattazione collettiva “che non può tradursi, in fattore di compressione del giusto livello di salario e di dumping salariale”. E nell’attività di verifica della retribuzione minima adeguata il giudice “può fare altresì riferimento, all’occorrenza, ad indicatori economici e statistici”, non dovendo però ancorare la propria valutazione, per esempio, alla soglia di povertà fissata dall’Istat annualmente ma accogliendo una nozione più ampia, anche secondo quanto suggerito dalla Direttiva UE 2022/2041 del 19 ottobre 2022, per la quale si deve tener conto “anche della necessità di partecipare ad attività culturali, educative e sociali”.
    In una sentenza di oltre 30 pagine la Cassazione (Cass. n. 27711 del 2/10/ 2023) ha, dunque, stabilito che, nel determinare il salario, giusto il giudice è tenuto a disapplicare il contratto collettivo sotto la soglia costituzionale.
    La domanda è: ma non erano rari casi isolati quelli del c.d. lavoro povero se i giudici ora sono oberati di tali domande dei lavoratori in tutta la penisola? Cosa suggerirà il CNEL al Governo e i suoi componenti leggeranno questa sentenza?

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