Prima si mangia, poi si partecipa

Il dottor Sbarra dell’Anas ha di che essere disperato.

Dopo aver lavorato tanto (si fa per dire…) per presentare una proposta di legge di iniziativa popolare sulla partecipazione, aver annunciato la mobilitazione di tutti i suoi dipendenti per farla firmare, aver trovato un po’ di testimonial fra giuristi e politici che le facessero pubblicità, aver giurato a tutti che è così che si rilancia l’economia ed aver rivendicato di alzare il livello del dibattito filosofico sul lavoro, ora si ritrova di fronte ad un dibattito che si è abbassato al livello minimo. Quello del salario. Cioè la proposta che lui aveva cercato di liquidare come antisindacale e che ora invece è apprezzata e condivisa così tanto da tante persone che se ne deve occupare anche il governo che non se ne voleva occupare.

C’è poco da fare, la partecipazione interessa poco, mentre il salario minimo è un’idea che è decollata. Perfino l’Avvenire, un giornale che è sempre stato accondiscendente con Via Po 21 (accondiscendente con gli scandali interni, dalle retribuzioni dei vertici che non rispettavano le indicazioni interne all’uso politico dei probiviri, ai commissariamenti politici mascherati con motivazioni posticce, all’aver mandato Giulio Romani, imputato di falso ideologico, al sindacato europeo) guarda con favore al dibattito sul salario minimo. Qualche giorno fa lo ha scritto esplicitamente Francesco Riccardi, ora l’editoriale di Luigino Bruni sottolinea la centralità della questione salariale e il suo legame con il tema di un patto sociale vero in cui il lavoro torni ad avere la dignità che merita. E la dignità del lavoro richiede salari dignitosi ed una qualche proporzione fra chi è in fondo e chi è in cima alla scala retributiva.

Di fronte a questo coro, il dottor Sbarra dell’Anas cosa può opporre? Che la partecipazione alla lunga aumenterà i salari? E chi ha bisogno oggi cosa fa? Si mangia la filosofia della partecipazione?

Nella lingua degli antichi romani si dice: “primum vivere deinde philosophari“, prima si pensa all’essenziale poi alle cose più alte. I romani di tempi più recenti hanno reso il concetto in maniera più grossolana ma efficace: “prima magnamo, poi se parla“. Detto in latino o in romanesco, è vero che di filosofia e di partecipazione si può parlare, ma solo dopo aver garantito a chi vive del lavoro un’esistenza libera e dignitosa. E dopo aver fatto, se non si vuole il salario minimo legale (che non è dogma né tabù) qualche proposta alternativa seria, e non quella di dire “ci pensano i contratti collettivi”. Che vuol dire lasciare le cose esattamente come stanno.

È questo che rende disperata la posizione del dottor Sbarra dell’Anas (disperata politicamente, non personalmente; ai suoi problemi personali sta lavorando da tempo anche in vista dell’età della pensione): l’aver anteposto il parlare di partecipazione al problema primordiale del salario, la filosofia al mangiare.

Che poi per lui dovrebbe essere più naturale il contrario, visto che non crediamo che possa essere la filosofia la sua vera passione.

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10 Commenti - Scrivi un commento

  1. https://www.avvenire.it/attualita/pagine/sbarra-no-a-scioperi-preventivi-e-politici
    Il dottor Sbarra, sentitosi sorpassato dagli editorialisti, si è fatto intervistare pure lui da l’avvenire dove ha messo in fila una serie di paletti al governo che vedremo a fine anno saranno soddisfatti o meno e quali saranno le strategie della Cisl conseguenti. Continua con la sua tiritera, no al salario minimo perché farebbe scappare le aziende dai CCNL…(e dove andrebbero secondo lui? Mah), aumenterebbe il lavoro nero ( basterebbe pressare il Governo per controlli capillari.. mah), si appiattirebbero i salari ( meglio non essere disturbati che lavorare davvero per tenere la proporzione salariale). Dice poi una eresia sindacale: che occorrono nuove regole per recuperare l’inflazione reale. Ma se non son nemmeno capaci di recuperare quella Ipca definita dagli accordi interconfederali….
    In ultimo lancia l’assemblea organizzativa a settembre partendo dalla base, dimenticando però che la base sono i lavoratori e non gli esecutivi generali composti di salariati dal sindacato pronti a votare qualunque documento calato dall’alto. Finché non si torna veramente dai lavoratori sta bolla d’aria di sindacato che non serve a niente perderà non solo gli iscritti ma soprattutto l’autorevolezza ai tavoli.

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    1. Questo paragone è bello davvero.
      Lo potrebbe aver fatto solo Marcolino , o una delle sue fedelissime rimaste in Brianza .
      Bentivoglio non sapeva nemmeno di che parlava , gli bastava costruire un immagine personale e strizzare l’occhio a politica e padroni .
      È andata male .
      Nemmeno più i pugliesi e i campani lo rimpiangono.

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      1. Se ancora parli di Bentivoglio, vuol dire che dopo non c’è stato nulla. Svuota il portacenere alla nonna a spese dei lavoratori. Rispondete alle iene e a report.

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      2. A proposito di campani, sembra che delle due macchiette napoletane ne sia rimasta solo una, per ora. Stellantis li aspetta, è solo una questione di tempo. Per ora salvo solo il mago delle mozzarelle pontine, ma anche lì tempo al tempo, non sembra fermarsi la perdita di iscritti. Se il numero degli iscritti ancora conta.

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    1. Da me il rinnovo del CCNL chiuso pochi mesi fa e senza assemblee ha visto aumenti di circa 150 euro al livello più alto di quello medio, spalmato in tre anni con tranches ridicole e senza alcun arretrato per la vacanza contrattuale come invece impegnavano le parti gli accordi interconfederali. Dopo sei mesi ho visto solo 30 euro lordi di aumento. Una vergogna. E la paga oraria è di circa 10 euro lorde al livello medio. Senza contare l’esercito di giovani assunti con contratti stagionali o a tempo determinato che dopo anni continuano ad avere il livello di entrata sotto i nove euro all’ora. Ma di che parla Sbarra?

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  2. Sarà un caso ma a fine luglio e per tutto agosto i carburanti, già con prezzi alti, aumentano considerevolmente. Aumenti giusti o frutto di speculazione? Penso la seconda. Con i salari che ci troviamo ormai in tanti rinunciano alle ferie che sono un sacrosanto diritto e tra non molto probabilmente anche all’automobile. Di queste cose si dovrebbe occupare seriamente la Cisl invece di filosofeggiare.

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  3. Del suo stpendio da 7 mila euro netti al mese minimo fe appena aggiornato con tutta dico tutta l’inflazione istat.
    Così a cascata, più auto autista, telefono rete e pranzi/cene + ticket restourant alloggio … a catico cisl.

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  4. Perché questa dirigenza dovrebbe promuovere il salario minimo? Perchè questa dirigenza dovrebbe promuovere lo smartworking? Questa dirigenza percepisce stipendi stellari, ha case pagate nel centro di Roma, auto pagate, viaggi pagati, parcheggi pagati, ristoranti pagati, privilegi di ogni tipo pagati. Perché questa dirigenza dovrebbe lottare per cose di cui non ha bisogno. Tanto mica sono loro a pagarsi i mutui, gli affitti, la benzina, la spesa e a sopportare la fatica degli spostamenti casa lavoro e tutto quello che ne consegue.

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