Un po’ per scherzo, un po’ sul serio

Nei giorni scorsi il segretario generale della Cisl è stato ricevuto dal presidente della Repubblica (non sappiamo se su sua insistente richiesta o se su convocazione del Quirinale). In precedenza, Maurizio Landini aveva portato la Cgil in udienza da papa Francesco, che non solo l’ha concessa nella sala Paolo VI ma ha anche manifestato approvazione per quel “bravo ragazzo” del segretario generale.

La Uil, invece, segue un’altra strada: Pierpaolo Bombardieri è ospite ricorrente di “Un giorno da pecora”, la trasmissione alla radio della Rai dove, prima o poi, passa tutta la classe dirigente italiana e dove si fa finta di scherzare per dire quelle cose serie che a dirle sul serio sembra che si scherzi.

Forse sarà anche per questa diversa strategia di accreditamento verso l’opinione pubblica (passando cioè da un canale che mette in comunicazione diretta col pubblico anziché cercare il contatto con figure potenti, autorevoli e popolari perché un poco di questa popolarità si rifletta addosso a chi viene ricevuto) ma la Uil sembra la confederazione più in salute delle tre, mentre le due sorelle maggiori appaiono più malaticce. O forse non conta niente la comunicazione, e in realtà la Uil sta crescendo come capacità di tutelare chi lavora ed ottenerne l’adesione, mentre le altre si concentrano sulla politica e, piano piano, perdono il contatto con i luoghi di lavoro.

Sta di fatto che proprio la Uil, quella che nella Cisl era sempre stata oggetto più di sarcasmo che di considerazione (“non è un sindacato, è uno stato d’animo” la battuta più famosa) è la confederazione che da anni cresce anche in termini reali (gli ultimi dati sul tesseramento li abbiamo letti sul blog di Enrico Giacinto) e non solo grazie ad artifizi, agli enti bilaterali o a forme surrettizie di tesseramento. Una tendenza al sorpasso di cui la Fai è stata apripista, essendo terza dietro alla Uila da quasi un decennio in molti ambito di rappresentanza.

Il sorpasso della Uil sulla Cisl, che nei fatti è di là da venire (ma non è più impensabile come un tempo), è già avvenuto a “Un giorno da pecora”: nella tasmissione di ieri il conduttore, presentando Bombardieri e giocando a provocarlo nell’orgoglio di organizzazione, lo ha definito “il leader del secondo sindacato più importante” perché “quello più importante è la Cgil di Landini”. E Bombardieri, per stare allo scherzo ma dicendo qualcosa di serio, ha risposto “ce la giochiamo, ce la giochiamo”. La Cisl è già sparita, almeno a “Un giorno da pecora”.

La cosa, di per sé, potrebbe essere solo rivelatrice dell’ignoranza del conduttore; ma a volte gli ignoranti, proprio per questo loro status, hanno meno preconcetti degli intellettuali, percepiscono ed esprimono meglio quello che si sente nell’aria, quello che è l’umore generale. Se poi gli ignoranti lavorano alla Rai, dove per antica tradizione si è molto sensibili a come gira il vento, anche i loro lapsus possono essere politicamente significativi.

D’altra parte, se la Cisl è quella che cerca di vendere una fumosa proposta di legge sulla partecipazione come la risposta al problema dei bassi salari, è lei stessa che sparisce da sola dai problemi reali mentre gli altri “se la giocano”.

Un po’ per scherzo e un po’ sul serio.

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8 Commenti - Scrivi un commento

  1. L’utilizzo smodato e poco accorto dei social da parte di esperti della comunicazione, che operano nelle OO.SS., ma che non hanno mai prestato lavoro alle dipendenze e ignorano le più elementari regole di organizzazione aziendale e di come sia evoluta la figura del lavoratore dipendente, stanno creando disintermediazione e sempre più disinteresse dei lavoratori per le organizzazioni di rappresentanza.
    Il calo degli iscritti, al netto delle dichiarazioni di facciata ed artifizi organizzativi, ne è buon testimone.
    I social incidono anche sulla rappresentanza sindacale, frammentandola: ma nessuno e da nessuna parte del sindacato si è mai posto il problema; forse per questo Bombardieri preferisce parlare a un giorno da pecora piuttosto che incontrare potenti o affidarsi solo ai social. Così parla alla persona in carne ed ossa.
    Tornare a parlare ai singoli lavoratori: uno per uno specie in una realtà produttiva come quella italiana caratterizzata da piccole e medie imprese. Ma queste sono piccole cose, indegne di qualunque attenzione mi si dice.
    Accade sempre più spesso – soprattutto ai giovani – di formarsi e informarsi sui social invece che nelle assemblee sindacali. E poi chiedersi quale sia la verità per il contrasto dei contenuti.
    Rischiano di venire a mancare anzi già mancano, in questo modo, i ruoli di rappresentanza e intermediazione, un tempo prerogativa fondante del sindacato che parlava direttamente al lavoratore singolo, specie nelle imprese polverizzate e a bassa sindacalizzazione.
    A queste obiezioni mi è stato risposto: tu non capisci, la questione è politica (tipico di quando difettano gli argomenti)! Sarà pure vero ma la domanda è: a cosa serve un sindacato così?
    Come un lavoratore può formarsi un convincimento se a lui si parla solo attraverso i social?
    Esistono addirittura casi in cui l’impresa ha creato profili fake per sondare l’opinione dei propri dipendenti…o addirittura per spiare i propri dipendenti sia durante che fuori l’orario di lavoro (sembra di essere tornati alla Fiat ai tempi di Valletta ma allora utilizzavano altri metodi per raggiungere lo stesso risultato attuale, chissà se gli esperti di comunicazione conoscono?). Insomma, in un contesto in cui i lavoratori tendono ad avere sempre più posizioni non “controllate” dal dialogo con il sindacato, è necessario riflettere.
    In un convegno organizzato a Montepulciano – intitolato Luci sul lavoro, nuove tecnologie e relazioni industriali * Rappresentanza, diritti sindacali e negoziazione collettiva – si è parlato proprio di questi temi. Questo massiccio utilizzo dei social da parte del sindacato, e senza alcuna ponderazione del danno prodotto, ha portato ad una eccessiva individualizzazione delle tutele del lavoro, perché la democrazia diretta della disintermediazione non è utile al lavoratore come non è utile un sindacalista burocrate che parla dall’alto e senza conoscere le modalità del lavoro che il singolo presta in azienda nè fornisce soluzioni alternative.
    Negli Usa è in corso un acceso dibattito su questi temi.
    La nostra Costituzione prevede sì la libertà sindacale ma, vista la discussione in corso, si fa sempre più forte l’esigenza, che fino a qualche tempo fa appariva un danno al sindacato stesso cui questo blog aderisce e va riconosciuto come degno di nota tale pensiero, di una legge sulla rappresentanza almeno sapremo la reale consistenza rappresentativa del sindacato (ma anche dei datori di lavoro) e quale la loro incidenza a tutela di chi lavora. Con buona pace dei maghi della comunicazione che hanno distrutto la rappresentatività.
    E allora buona festa del lavoro, se esiste ancora come tale!

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    1. Condivido in pieno quanto sostenuto dall’amico anonimo, non c’è altro da aggiungere se non la testimonianza aziendale personale che evidenzia proprio il fatto che i segretari ormai nella mia azienda non si fanno più vedere dai lavoratori, azienda di 50 dipendenti cui almeno una quarantina iscritti alla Cisl tra l’altro. I segretari demandano tutto ai delegati riguardo le questioni spicciole e le grandi questioni rimangono invece insolute perché vengono evitate. Però mandano informazioni sui social o su chat riguardo i servizi dei patronati e Caf tralasciando il rapporto umano che una volta si evinceva attraverso le assemblee dove si discuteva una volta delle questioni fondamentali che ormai sono considerate un corollario. Se la rappresentanza aziendale è stata costituita attraverso il sacrificio di altri segretari nel corso degli anni, questa modalità di rappresentare i lavoratori prima o dopo porterà inevitabilmente alla restituzione delle tessere in quanto sostanzialmente la tessera nulla aggiunge ai diritti dei lavoratori con questo sistema.

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      1. Del resto, caro amico, perché seguire gli iscritti nelle Aziende quando in ogni caso i contributi mensili arrivano comunque ed i lauti stipendi di segretari nullafacenti, alla fine del mese vengono accreditati regolarmente. Basta organizzare un convegno ogni tanto con i delegati più in vista, per giustificare la “nullafacenza”……. Poveri noi.

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  2. Salari dignitosi, flessibilità, smartworking, settimana corta, formazione, produttività. Queste sono le lotte che un vero sindacato dovrebbe perseguire nel 2023 per riconquistare e conquistare il consenso dei lavoratori, quel consenso perso per colpa di una dirigenza mediocre intenta solo ad auto celebrarsi sui social con proposte antiquate che non c’entrano nulla con i reali bisogni dei lavoratori

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  3. Mah sulla consistenza degli iscritti UIL, in generale, ho i miei dubbi. In ogni caso Bombardieri, rispetto ai suoi predecessori ha una maggiore visibilità non solo su un giorno da pecore ma, per esempio anche a Tagadà, trasmissione della 7 dove è frequente ospite, mentre non ho mai visto Sbarra o qualche suo sostituto. In molti casi, almeno nella regione dove abito, i congressi UIL sono informali (per non dire altro) e nei pensionati si convocano d’ufficio. Vero invece che la FNP ha perso centinaia di migliaia di iscritti . In un congresso regionale FNP ebbi modo di dire: “Ricostruire e rafforzare quel rapporto di fiducia che si sta sfaldando, come dimostra anche il calo degli iscritti a livello nazionale (da 4,5 milioni a 4 milioni in dieci anni la CISL, da 2,2 milioni a 1,7 milioni la FNP). D’altronde nella stessa relazione si riconosce questa difficoltà, se è vero che solo il 20% degli iscritti delle categorie passa alla FNP. Dato che, per un sindacato che spesso viene accusato di aver attenzione solo per i pensionati, dovrebbe essere fonte di riflessione.” Sapete come rispose l’allora segretario nazionale della FNP ? Che a lui importava poco perdere durante il suo mandato altri centomila iscritti !!!! Perché sempre lui sarebbe stato al comando. Qui cascano le braccia. Ogni riferimento a fatti e persone reali è assolutamente vero……

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  4. Il numero dei pensionati sale, se cala la Fnp dovrebbero farsi qualche domanda. Negli ultimi anni la fnp e i suoi segretari erano (tranne Uda) il braccio armato del segretario generale della cisl. Da loro e’ partita la strategia della tensione per poter tenere in piedi segretari cisl inqualificabili.

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    1. Giustissima osservazione e contro Antonio Uda ci fu una congiura capeggiata dalla buonanima di Bonfanti su commissione di Bonanni risentito contro il sardo.

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