La presunzione

Non ha fatto una bella figura il sindacato italiano con la vicenda Visentini. E non solo perché il suo mandato alla guida dei sindacati mondiali è finito prima di cominciare. Ma soprattutto perché la condotta in questi mesi da parte della Csi ha dimostrato che il modo corretto di procedere è diverso dal comportamento tenuto dalle nostre parti.

Da noi, quando ci sono indagini su qualche dirigente sindacale e questo sono suffragate da elementi oggettivi, si invoca la presunzione di innocenza fino a giudizio definitivo del giudice dello stato per evitare di prendere provvedimenti che sono di competenza sindacale (e questo anche da parte di chi, come la Cisl, poi rivendica una sorta di immunità dalle decisioni dei giudici nella propria vita interna, perché allora fa comodo dire “siamo un’associazione privata”). E magari si agisce in modo da evitare che il giudizio ci possa essere: ad esempio nel processo intentato contro i vertici della Uil per appropriazione indebita, con Carmelo Barbagallo fra questi, dove l’organizzazione non ha presentato la querela resasi necessaria a portare a conclusione il giudizio. O come fece la Cisl della Campania che, resasi necessaria la querela, la presentò contro Lina Lucci e non contro Denza. Con il risultato che di Lina Lucci possiamo dire che è stata assolta con la formula più ampia (in base all’argomento che era accusata dalla Cisl di cose che erano identiche alle situazioni dei suoi accusatori), mentre su Denza non c’è stata alcuna pronuncia. E ognuno è libero di farsi l’idea che preferisce al suo riguardo ed ai motivi per cui la Cisl ha agito contro chi è stato assolto e non contro di lui.

La presunzione di innocenza è stata poi invocata a sproposito dal segretario generale della Cisl, il dottor Sbarra dell’Anas in persona, di fronte alle indagini milanesi su distacchi e permessi con truffa all’Inps sui contributi. Un’inchiesta in cui, a prescindere dalla valutazione penale dei fatti, l’inammissibilità sindacale dei comportamenti era chiarissima già dopo la puntata di Report del 17 maggio 2021.

E anche sul caso di Giulio Romani, segretario confederale imputato per falso ideologico in relazione ad un abuso edilizio, questo blog è stato accusato da commentatori romaniani di non rispettare la presunzione d’innocenza. Mentre noi sosteniamo che non è credibile una confederazione che usa il codice etico per contestare scontrini per il parcheggio da pochi centesimi alle persone da perseguitare (è successo anche questo…) e poi non procede alla sospensione suggerita dallo statuto (che è qualcosa di più del codice etico) nei confronti di un dirigente sottoposto a giudizio penale.  

Invocare in questi casi la presunzione di innocenza dimostra di avere poco chiaro cosia sia questo diritto della persona, e quali sono le conseguenze sul mandato sindacale. Che non è un beneficio che entra nel patrimonio personale del beneficiato, ma un incarico assegnato pro tempore a qualcuno/a perché lo svolga nell’interesse degli altri, e non nel proprio. E se il dirigente sindacale finisce sotto inchiesta in base ad elementi oggettivi, chi gli ha conferito il mandato ha il dovere di valutare se quella persona è nelle condizioni oggettive di svolgere il mandato. E svolgerlo nell’interesse dei rappresentati, non come un privilegio del rappresentante.

E la controprova di questo è arrivata dalla sfiducia a Visentini. Il quale non è condannato e non è neanche imputato. Anzi, di fatto, è stato l’unico degli arrestati del primo giorno ad essere rimesso subito in libertà, il che fa pensare che potrebbe uscire dalle indagini senza conseguenze Ma queste sono cose che riguardano la sua posizione personale, non la credibilità sindacale. Perché se un segretario generale ammette di aver ricevuto dei finanziamenti da un signore (ex sindacalista italiano) che li spendeva nell’interesse di uno stato che faceva “sportwashing” sulla pelle degli immigrati chiamati a costruire inutili stadi nel deserto, questo basta a danneggiare la credibilità della persona e quindi dell’organizzazione di cui ha la rappresentanza.

E quando gli ha tolto la fiducia, il consiglio generale della Confederazione sindacale internazionale non si è sostituito ad alcun giudice, non ha emesso sentenze, non ha negato alcuna presunzione di innocenza. Ma ha fatto il proprio dovere di valutare se quella persona in quell’incarico era credibile o se la sua permanenza costituiva un danno al sindacalismo mondiale. Ed ha deciso di conseguenza. Fuori uno, ora toccherà ad un altro, perché nessuno è indispensabile.

Che Visentini non si sia dimesso prima di essere allontanato non ci stupisce, visto che da noi, imperanti le gerontocrazie, l’istituto delle dimissioni non è molto praticato. E quando ci sono problemi di ordine giudiziario ci si nasconde dietro alla formula della presunzione di innocenza.

Lasciando il dubbio sull’innocenza, ma togliendoli sulla presunzione.

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4 Commenti - Scrivi un commento

  1. Plauso a Denza, 1000 volte bravo, e medaglia d’oro, perche ‘hai adempiuto ai tuoi doveri di subordinato gerarchico prima con la Lucci che incastrata da altri ha provato ad incastrarti , e poi brillantemente con la CISL Nazionale.

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