La migliore delle ipotesi

Le indagini in Belgio sul conto di Luca Visentini sembrano, allo stato, orientate verso la migliore delle ipotesi: ossia che i giudizi espressi in alcune occasioni publiche dall’allora capo dei sindacati europei, e oggi mondiali, su un qualche miglioramento, pur lontano dalla sufficienza, nella situazione dei lavoratori nel Qatar non erano frutto di corruzione ma espressione di un libero pensiero. Magari ingenuo, perché i mondiali nel deserto del Qatar erano e sono uno scandalo che nessun migliorismo può permettere di non vedere, ma libero e non sindacabile in sede penale.

Allo stato, l’attuale presidente dei sindacati mondiali è dunque un semplice indagato; e indagato non vuol dire colpevole, né mezzo colpevole, né sospetto di colpevolezza, ma vuol dire solo che sono in corso accertamenti che possono teoricamente portare a formulare un’accusa ma più probabilmente finiranno con l’archiviazione. Anche il fatto che queste opinioni siano state espresse nell’ambito di iniziative promosse da un’organizzazione che invece appare al centro dell’ipotesi di corruzione non può voler dire complicità in alcunché.

Che questa ipotesi sia la migliore fra le possibili non vuol dire, però, che la posizione di Visentini non presenti dei problemi. A cominciare dalla questione di opportunità grave sulla permanenza alla guida dell’organizzazione mondiale dei sindacati. Perché un conto è l’innocenza fino a prova contraria o la libertà di esprimere giudizi articolati (fin troppo articolati) sulla situazione del lavoro in un paese che si è comprato il giocattolo dei mondiali con i soldi del petrolio, un conto è la necessità che il massimo rappresentante dei sindacati a livello mondiale possa parlare senza che sul suo conto ci sia il minimo sospetto. Cosa che allo stato non è. Lo sottolinea, ad esempio, una mozione sulla piattaforma change.org che sollecita i sindacati italiani a chiederne le dimissioni (trovate il testo a questo link).

Quando si ha un mandato di rappresentanza si devono soddisfare requisiti di credibilità che non riguardano solo l’innocenza, né il fatto che l’onere di dimostrare il contrario incombe su chi deve eventualmente formulare l’accusa. E più si sale in alto, più l’applicazione di questi requisiti deve essere rigorosa. Per cui a responsabilità massima deve corrispondere rigore massimo.

Nessun tribunale può giudicare Visentini per il fatto (come spiega nelle sue affermazioni nell’articolo che trovate a questo link) di essere intervenuto ad alcune iniziative nelle quali è stata sostenuta la tesi del miglioramento riguardo alla situazione dei diritti umani e del lavoro nel Qatar. Ma nel momento in cui queste conferenze risultano essere state organizzate da un’organizzazione che aveva preso tanti soldi per migliorare l’immagine (giustamente) negativa di quel paese ricco e arrogante, la sua presenza risultava funzionale a questo disegno. Politicamente, non penalmente. E su di lui rimane il sospetto di essere stato politicamente strumentalizzato. Che non è un reato, ma è un’ingenuità poco ammissibile in chi ha la responsabilità di essere la voce dei sindacati di tutto il mondo. Una voce che le donne e gli uomini che vivono del lavoro nei cinque continenti devono poter sentire come la loro.

Per questo sarebbe bene un passo indietro. Una decisione che incombe soprattutto a lui.

Quanto alla Cisl, capiamo bene che farebbe ridere se prendesse una posizione rigorosa su Visentini nel momento in cui ci sono indagini penali che la riguardano in Lombardia con prove evidenti e sequestri di beni ma senza conseguenze interne, nemmeno quelle cautelari o provvisorie indicate nello statuto. E nel momento in cui nella segreteria generale c’è una persona che non è stata sospesa da alcunché pur essendo rinviata a giudizio.

Un imputato, e non semplice indagato.

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5 Commenti - Scrivi un commento

  1. Si apprezza il garantismo espresso nel presente articolo sotto il profilo tecnico e si apprezza altresì la soggettiva valutazione sotto il profilo politico. Poiché con riferimento ai fatti delle aspettative sindacali in Lombardia molti di soggetti coinvolti stanno patteggiando, ci si deve chiedere se il patteggiamento equivale a sentenza di condanna. La equiparazione della sentenza patteggiata alla sentenza di condanna non appare di per sé irragionevole, implicando il patteggiamento solo una riduzione della pena per motivi di economia processuale, ma non anche un diverso giudizio di disvalore della condotta, qualificato dall’ordinamento come reato. E allora è giustificata la permanenza di dirigenti nelle loro posizioni anche a prescindere dei contenuti dello statuto.? Ma si sa le regole per gli amici si si interpretano per i nemici si applicano. Quale la credibilità dei patteggianti? Se si può condividere meditiamo

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  2. Per brevità sul vostro giudizio sulla “ingenuità” di Visentini mi limito a dire che lo condivido. Ho molti più dubbi sul passaggio indagato=dimissioni. In una società capitalista, come la nostra, secondo me lo scontro tra gruppi di potere è la quotidianità. E tutti gli strumenti utilizzabili vengono usati. E la magistratura è gruppo di potere e strumento (penso al caso Lula in Brasile) che può essere utilizzato con la collaborazione dei media per colpire l’avversario anche senza basi reali. E senza essere così classisti da pensare che il sindacato di oggi per il capitale sia il nemico beh almeno un avversario lo siamo ancora… :):):)

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    1. Solo una precisazione: noi non abbiamo fatto l’equazione indagato uguale dimissioni. Abbiamo detto che in base a quello che si sa, cose che probabilmente non sono rilevanti dal punto di vista penale, Visentini ha probabilmente sbagliato. Se non volesse trare da solo le conseguenze del suo errore sbaglierebbe una seconda volta.

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      1. Non saprei dire se è lecito o meno, ma eticamente Visentini dovrebbe spiegare a che titolo il sindacato che rappresenta ha ricevuto cinquantamila euro da una ONG. A me non pare una roba ordinaria.

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