Fallimenti

I magistrati di Genova che hanno condotto le indagini parlano di “una piccola Parmalat”. Noi aspettiamo di vedere cosa emergerà dal contraddittorio processuale riguardo alle responsabilità delle persone. Ma il fallimento della società Qui group, che risale al 2018, ed ora la chiusura delle indagini sul piano penale raccontano già la storia di un altro fallimento non solo economico-finanziario: il fallimento di chi aveva preso in mano la Cisl in quegli anni e andava dicendo in giro: “il futuro del sindacato è nell’erogazione dei servizi”. Da questa visione sbagliata venne fuori la grande operazione Aletheia, da qui venne (anche) la partnership con la società Qui group per i buoni mensa.

“La Cisl del futuro sboccia da idee e scelte di oggi” era lo slogan per la pomposa presentazione della grande operazione Aletheia Broker, chiamata ad essere “il broker di riferimento” della Cisl, delle federazioni, di enti e associazioni come si leggeva sul sito della First (e oggi non si legge perché la pagina non si trova più). E una di queste idee e scelte meravigliose era la partnership con il gruppo “leader nel settore dei buoni pasto e dei titoli di servizio, dei sistemi di fidelizzazione, della monetica, degli strumenti di pagamento, della realizzazione e gestione di reti e piattaforme tecnologiche sul territorio”, come si poteva legge fino all’altro giorno sulle pagine del sito Aletheia Store ed all’improvviso non si può leggere più (ma resta accessibile la copia cache di Google da questo link).

Pochi anni dopo, il “gruppo leader” ha fatto fallimento, e la “Cisl del futuro” ha scaricato il “broker di riferimento”. Quindi ad aver fallito politicamente è chi ha portato avanti questo disegno. E dando ragione, ci permettiamo di osservare, a chi fin da allora aveva invitato a diffidare di operazioni non sindacali.

Poi, certo, c’è modo e modo di fallire. Ad esempio l’allora segretaria generale della Cisl, grande sponsor da Via Po 21 delle operazioni romaniane (nel senso di Giulio, non nel senso del professor Mario) non ha mai pagato alcun dazio dei suoi errori ed è appena stata nominata senatrice contribuendo con la sua presenza in lista al risultato del Pd (un altro fallimento: sarà una coincidenza?) e garantendosi comunque una buona sistemazione, anche alla luce delle sue attuali esigenze di nonnina.

Perché anche in politica c’è modo e modo di fallire. E c’è chi lo sa fare andando comunque avanti e lasciando sempre il conto da pagare a qualcun altro.

Condividi il Post

8 Commenti - Scrivi un commento

  1. Sarebbe opportuna un’indagine per conoscere quanto ci hanno rimesso le categorie Cisl, che avevano acquistato buoni pasto per i propri dipendenti dalla società, e i dipendenti stessi. Senza contare quanto hanno perso gli enti, e i loro dipendenti, che si servivano della Qui group per i buoni pasto. Denari che non saranno mai recuperati .
    I fornitori di servizi, mi hanno insegnato, si scelgono almeno su 5 preventivi e le gare si rinnovano ogni anno con questo metodo per comparare le offerte. E allora perché accordare il monopolio, se così è stato, ad un solo fornitore? Per carità sarà stato tutto regolare né si vuol fare illazione alcuna anche perché non si conosco i fatti.
    Però a pensar male si fa peccato ma ci si azzecca sempre diceva un saggio politico

    Reply
  2. Io non comprendo il Vostro “indirizzo”.
    E’ assolutamente condivisibile ricercare la verità ed eventualmente attribuire le responsabilità a chi le ha.
    Tuttavia, quando vengono sottoscritti convenzioni con enti e società terze in favore degli iscritti (in questo caso per i buoni pasto), non si possono addebitare responsabilità perchè quel soggetto fallisce.
    Qui Group appariva un gruppo solido ed era tra quelli con cui la maggior parte di società ed enti avevano stipulato una convenzione.
    Riferite, giustamente, il caso Parmalat (che nessuno ipotizzava potesse fallire alcuni anni prima del default).
    Ma non credo che vi siano state critiche ad aziende se stipulavano con quell’azienda una convenzione per godere di scontistica…….
    Quindi auspicherei meno strumentalizzazione, altrimenti si finisce per essere faziosi!

    Reply
    1. Noi abbiamo parlato di un indirizzo di politica organizzativa, e non oggi ma già nel 2016. E cioè che chi puntava su un sindacato dei servizi stava sbagliando.
      Delle responsabilità collegate ai fallimenti stai parlando tu, non noi. Si vede che il problema ti interessa più che a noi.

      Reply
    2. Non intendo polemizzare ma ciascuno di noi nella cura dei propri affari utilizza la diligenza del buon padre di famiglia. Faccio, altresì, notare che il mio datore di lavoro (società multinazionale che ha tantissime pecche e di natura eterogenea) affida all’ufficio acquisti, che dipende dal direttore finanziario (ipercontrollato dagli audit interni ed esterni e persino in incognito: è facile intuirne la ragione) e dal servizio legale, per la fornitura di servizi soprattutto per noi dipendenti, il redigere contratti di appalto (molto dettagliati e con garanzie, penali e responsabilità), previa gara tra i fornitori, e non “convenzioni”. Quest’ultime non presuppongono una scelta perché si affidano ad un candidato unico. Tali garanzie dovrebbero presidiare l’appalto dei servizi degli enti pubblici (disciplinati dalla legge contro la tecnica del frazionamento dei servizi per l’assegnazione diretta) ed anche privati a garanzia dell’azienda e di coloro che ne fruiscono. Nel primo caso perché utilizzano soldi pubblici nel secondo perché utilizzano i soldi degli azionisti che rischiano, affidandosi agli amministratori, e dei soci. Ci sarà pure qualcuno nel sindacato che ha queste competenze minime in considerazione del denaro che viene amministrato. Non entro nel merito dell’opportunità politica, segnalato dagli amministratori, perché non ne sono all’altezza. Però è, quantomeno, moralmente corretto riflettere sulla circostanza che non si può disporre del denaro degli associati o, comunque, pervenuto dagli associati senza adottare garanzie minime coi fornitori.

      Reply
  3. Da quello che si vede ai festeggiamenti per i 40 del centro fim cisl è fallito anche la memoria e il buonsenso .
    Così come per le auto con cui girano molti segretari generali, Audi a6 e autista e operatori con suv .

    Reply

Rispondi a admin Annulla risposta