Amazon primo (ovvero, nel mondo il sindacalismo è ancora vivo)

Nel 2020 Christopher Smalls lavorava in un magazzino Amazon di Staten Island, a New York; quando è arrivato il covid lui aveva organizzato uno sciopero chiedendo garanzie per la salute, ed era stato licenziato. Lui allora ha fondato un sindacato autonomo, Amazon Labor Union, ed ha cominciato a lavorare per ottenerne quel riconoscimento che, per colpa della legislazione degli Stati Uniti, l’azienda non è tenuta a concedere se non dopo un referendum fra i dipendenti (che sono facilmente licenziabili e quindi stanno molto attenti a quello che fanno).

In molti casi recenti i sindacati americani avevano conosciuto delusioni concenti: dove si è votato, e non è facile neppure ottenere lo svolgimento del voto, le aziende sono riuscite a far pressione sui lavoratori e ad imporre la vittoria dei no sui sì.

Chris Smalls invece ce l’ha fatta: ieri si sono chiuse le urne e nel magazzino JFK8 di Staten Island ci sono stati 2.654 sì contro 2.131 (calcolo provvisorio, ma i voti contestati sono troppo pochi per essere decisivi) a imporre alla direzione il riconoscimento del sindacato Amazon Labor Union quale rappresentante di tutti i dipendenti del magazzino (che sono circa 8.000; quindi molti non se la sono sentita di andare a votare). E all’azienda non è rimasto altro che dirsi “delusa”, nella convinzione che “avere un rapporto diretto con la società sia la cosa migliore per i dipendenti”. Nonostante questa convinzione, ora i manager non avranno più il vantaggio del rapporto diretto con un lavoratore alla volta, ma dovranno sedersi al tavolo con chi li rappresenterà tutti assieme.

È la prima volta che il gruppo di Jeff Bezos dovrà trattare con un sindacato in uno dei suoi magazzini. Ed è ancora presto per dire se questo successo segnerà una svolta a favore della presenza dei sindacati nei giganti dell’economia digitale o rimarrà una piccola eccezione. I segnali di vitalità comunque non mancano, e in molte imprese della nuova economia (e fra queste c’è anche Google) si stanno diffondendo anche associazioni che rivendicano la rappresentanza dei propri soci senza dover aspettare di avere la maggioranza dei voti nel referendum sindacale.

Da queste due scelte, quella di chi cerca di vincere il referendum per rappresenta tutti e quella di chi rivendica di rappresentare i propri soci, emerge una tendenza comune ad un nuovo sindacalismo. E ne esce confermata l’idea che, nonostante i troppi profeti del declino inarrestabile, nel mondo esistono sindacati che si concentrano sulla sindacalizzazione e la conquista dei contratti collettivi invece che sui distacchi retribuiti e la carriera dei dirigenti, o su come trarre risorse dalla gestione dei servizi una volta stabiliti i criteri sulla spartizione fra di loro e con le controparti.

E constatiamo che nel mondo ci sono sindacati vivi che pensano a rappresentare chi lavora, e sindacati che pensano a sé stessi.

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19 Commenti - Scrivi un commento

  1. Vorrei tornare solo un attimo sulla questione manifestazione per la pace cui la Cisl non ha voluto aderire. A tal proposito riporto un’anticipazione del prossimo libro di Papa Francesco pubblicata oggi su l’Avvenire: https://www.avvenire.it/opinioni/pagine/il-coraggio-di-far-pace
    Mi pare ci siano tante discordanze rispetto le giustificazioni di Sbarra nella non adesione, a me pare la Cisl abbia dimenticato come ci si fa a sporcarci le mani pur rimanendo fedele a se stessa. Soprattutto in questo momento storico…
    Non a caso nella cartella attualita’/dibattito si trova una lettera firmata da alcuni iscritti coraggiosi che richiamano la Cisl a ripensarci. Purtroppo in quella cartella chiamata dibattito non esiste piu’ alcuna discussione da anni, ovviamente la Cisl evita di dare risposte.

  2. Su attualità di FIRST CLASS, fin quando c’era la gestione del tanto vituperato (e spesso giustamente) Bonanni, si poteva scrivere di tutto. Ricordo critiche feroci di capolega della FNP (infatti da allora i capilega non sono eletti ma nominati). Magari era come acqua fresca, però almeno c’era libertà di espressione. Poi, con le gestioni successive, su attualità non scrive quasi più nessuno e, soprattutto, quasi nessuno in forma critica, forse per paura di ritorsioni. Personalmente, in passato ho scritto tante volte in modo anche difforme dalla linea generale della CISL, sia su attualità ma anche ospitato da Conquiste del Lavoro (magari con reprimenda del direttore a fianco) anche quando c’erano Pezzotta e/o D’Antoni, perché sono convinto che è il pluralismo e lo spirito critico libero che fa (o faceva) grande la CISL e la rendeva un’organizzazione anomala, come diceva Gino Giugni, e quindi distinguibile per le sue caratteristiche. Nel caso specifico, non condivido pienamente le posizioni cosiddette pacifiste ma penso che la CISL si sarebbe dovuta presentare alla manifestazione del 5 marzo, anche con le sue posizioni diverse. D’altronde l’astuto Landini cosa ha fatto: prima ha partecipato alla manifestazione del 5 marzo e poi a quella successiva di Firenze dove, indubbiamente, l’anelito per la pace era presente, ma prevaleva la convinzione di aiutare gli Ucraini nella loro resistenza anche inviando armi. Quel che è giusto è che ogni iscritto o dirigente su temi come questi debba avere la possibilità di esprimersi liberamente, senza condizionamenti di sorta.

  3. Abbiamo l’inflazione che viaggia al 6.5%: cosa facciamo per le tasche dei lavoratori? La facciamo pagare alle aziende ai rinnovi ccnl? Allo stato? La nuova irpef di marzo ha di fatto assorbito i 100 euro bonus Renzi, i lavoratori hanno visto nessun aumento, anzi in molti casi piu’ irpef. Sarebbero queste le soluzioni proposte da governo e accettate a occhi chiusi dalla Cisl? I secondi livelli erano gia’ calati o azzerati in tempi di pandemia… Eh ma adesso tutto tace perche’ i prodi son impegnati ai congressi.
    Alle prossime bollette ho paura seguiranno tante disdette…

  4. buongiorno,credo che la mia domanda c’entri poco con la discussione in corso ma non saprei dove reperire tali notizie,sono una maestra iscritta alla cisl ma penso che mi disdettero,da qualche giorno si è votato nelle scuole,cisl scuola canta vittoria ma sui giornali ci sono i voti del comparto della conoscenza che dimostrano chiaramente che ha vinto la cgil,magari non in tutti i posti e settori,in ogni caso mi secca profondamente che la mia organizzazione invece di riflettere casomai su come fare meglio millanti vittorie in politichese che non ci sono…forse sono finiti i tempi dell’impegno nella scuola,ora i o le sindacaliste del comparto stanno facendo carriera all’interno dell’organizzazione e hanno poco tempo per i problemi veri…bè i risultati si vedranno presto se lavorano come a scuola la cisl pagherà un bel prezzo alto

    1. 27.3 % cgil , 25.4 cisl , circa il 23 per la uil .
      In crescita le prime due sigle , in leggerissimo cLo la uil .
      Perdono qualche punto le.altre sigle .
      Mi pare un buon risultato, speriamo non sia una maestra di Matematica

  5. Leggiamo dai social che Gigli non è stato invitato al Congresso Femca. Ma è proprio finita la storia della
    Cisl ?

  6. Ci vorrebbero tanti Chris Smalls, in ogni sindacato italiano, perché la vera paura del sindacato è parlare con il sindacato
    Fin quanto si lavora all’interno è un privilegio,ma quando termina il mandato il sindacato che fa?🤷🏻‍♂️

  7. I congressi vanno lisci e tranquilli.
    Le solite suocere credevano di avere ancora la zia che beveva tutti i finti allarmi sui quali ha distrutto la cisl.
    Per questo ora stanno facendo carte false per avere lei o l’autista di savino ai pensionati. Anche in femca tutto tranquillo

  8. la riflessione e’ proprio questa. I gomblottisti che in questi anni, hanno fatto fortuna agitando le paure della segretaria generale, come faranno ora?
    La Cisl ha bisogno di tranquillità anche al rischio di annoiarsi.
    Ma quelli che raccontano riunioni, cene e complotti mai avvenuti, come saranno ricollocati?

  9. Congressi espressione di grande unità interna.
    Un po’ più disuniti nei segaggi e classifiche dei voti .
    (la ex segretaria ha fatto più congressi che nel 2017).

    1. Molte segreterie votate quasi a ranghi compatti , comprese Femca e Fim .
      Qui dentro da fastidio lo si sa , quasi quanto vedere gente che non invita più vecchi segretari nazionali , oppure chi li invita ma poi il 90 % nemmeno li guarda
      Qualcuno si è dimenticato anche chi erano i vecchi amici e va in giro a gonfie vele

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