L’esempio Scandola

L’Osservatore Romano ha pubblicato un articolo che parla di David Sassoli e della scuola di alti studi con sede a Ventotene che gli viene intitolata.

Nello spiegare cosa sarà questa scuola, ospitata in quello che un tempo era un carcere dell’epoca borbonica, il quotidiano della Santa Sede scrive che l’idea è quella di diventare un “punto di ritrovo di chi vuole dare gambe all’Europa. Studiando, incontrandosi, proponendo progetti coraggiosi. Insomma, prendendo parola, secondo il metodo suggerito a noi tutti dal sindacalista cattolico Fausto Scandola”.

Insomma, il metodo Scandola piace, e non solo a noi del 9 marzo.

Condividi il Post

10 Commenti - Scrivi un commento

  1. Carissimi, io non ho parole. Chiederei solamente di sapere, se possibile, la data di pubblicazione dell’articolo, per me, ma sopratutto per mia mamma. Che dire…GRAZIE

    Reply
  2. Vorrei veramente ringraziare il9marzo per aver pubblicato queste frasi. Vorrei anche scrivere due parole su mio padre, che nessuno qui sembra aver dimenticato. Non voglio tessere lodi, non è né il momento né il caso, solo ricordarmi alcune cose che lui ha fatto. Si dico lui ha fatto, perché il più grande insegnamento me lo ha impartito con l’esempio, più che con le parole.
    Mio padre ha iniziato da giovane a lavorare per la NATO. Ha prestato servizio presso un bunker antiatomico segreto, situato in provincia di Verona, come responsabile degli impianti. Quando è stato assunto, non aveva nemmeno un contratto di da consultare, tanto per intenderci. Ma non si è spaventato. Ha scioperato. E’ stato sette anni in causa contro la NATO per ottenere un contratto. Ha lottato. Quando è andato in pensione, dopo 37 anni di servizio, era Rappresentante Nazionale dei Lavoratori a Statuto Locale presso i Comandi NATO in Italia ed era in vigore un contratto nazionale da lui firmato, come controparte dei Comandi NATO in Italia. La rappresentanza dei lavoratori era composta da un Presidente (mio padre) un vice e un segretario.
    Mio padre ha iniziato fin da giovane anche a frequentare la CISL. Aveva fame di conoscenza e per perseguire i suoi fini doveva conoscere i Patti e gli Accordi internazionali, i Regolamenti, i CCNL di riferimento, per poter agire in difesa dei propri diritti di lavoratore civile presso un Comando Militare Internazionale. In CISL è arrivato a ricoprire ruoli di livello dirigenziale, non per questo ha evitato di ipotecare la propria casa, cointestata con mamma, per poter pagare debiti CISL e riuscire ad inaugurare il Centro Servizi CISL di Verona. E dai numeri che riferiva, in quegli anni, il CSC VR andava proprio bene a livello nazionale.
    Cosicchè, per forza di cose, in paese, è diventato il punto di riferimento per chiunque fosse costretto ad avere a che fare con “i Sindacati”. A casa, era una processione di chi aveva bisogno di chiedere la pensione di reversibilità, estratti contributivi vari e conteggi vari sulle pensioni o sulle buste paga, e di chi non poteva andare, o voleva evitare di recarsi “in città” “dai Sindacati”, visto che mio padre frequentava l’ambiente e oltretutto le prime risposte poteva fornirle lui.
    Nel privato, basti dire che ha ospitato in casa propria nei giorni a cavallo di ferragosto di un benedetto anno, un ragazzino bosniaco di 12 anni, affetto da tumore al cervello, che sarebbe stato operato presso l’Ospedale di Borgo Trento di Vr il 16 Agosto. Il papà del ragazzino e il Primario di Chirurgia Pediatrica dell’Ospedale di Belgrado, che avevano accompagnato Mico, dormivano, invece, in una stanzetta singola, ma provvista di due lettini, che io ho visto, presso una struttura a Verona, gestita da don Renzo. Quel giorno di Ferragosto, erano trascorsi non più di due anni dalla fine della guerra nei Balcani, e a casa di mio padre erano seduti allo stesso tavolo, oltre alla mia famiglia, i due bosniaci, due croati ed un signore della ex Repubblica della Macedonia. Mico ora sta bene, si è laureato in Ingegneria a Sarajevo, lavora ed ha una famiglia. Noi siamo ancora in contatto.
    Volevo condividere con voi questi ricordi, a me tanto cari, perché noto con orgoglio e piacere immenso, che non sono solo a ricordare come era mio padre.
    Grazie a il9marzo. Matteo Scandola

    Reply
      1. Grazie Matteo di questa testimonianza condivisa con tutti noi.
        Forza!
        La nostra caparbietà riuscirà a risvegliare le coscienze di chi oggi, in Cisl, ricopre le cariche sociali ai vari livelli.
        Ancora Grazie

        Reply
  3. Anche io ricordo bene fausto scandola….quando guidava Verona nel suo modo di fare …mi fermo qui….i ricordi di Matteo sono bellissimi

    Reply
  4. Buongiorno. Vi confesso che mi sono divertito talmente tanto nel ricordare l’orso, che vorrei scrivere ancora qualche frase su di lui, non su quello che fa fatto, ma su com’era lui, anche se temo di non riuscire ad essere proprio obiettivo, scusatemi per questo.
    Mio padre è stato una persona onesta, trasparente, ma soprattutto un uomo libero. Il suo modo di affrontare la vita sempre a viso aperto e a carte scoperte, gli ha dato la possibilità di poter dire sempre la sua opinione, a favore o contraria che fosse, rispetto a quella del suo interlocutore. E forse proprio a causa della libertà che si è sempre preso, ha dovuto ingoiare anche dei bocconi molto amari. Ne ricordo solo due, ma mi sembrano significativi.
    Quando è andato in pensione dalla NATO, non ha nemmeno ricevuto il saluto di commiato, che si faceva sempre e a tutti, prima di andare in missione ed al loro rientro, per chi andava in teatro di guerra, per chi era trasferito, promosso, o appunto andava in pensione. La cerimonia era sempre ufficiale, al Centro Sportivo della NATO, con i militari implotonati, i civili a lato, e le autorità militari di fronte, con il Comandante (Generale a quattro stelle e in Italia ce ne sono solo quattro) o il suo Vice, o il Capo di Stato Maggiore. Non ha ricevuto il saluto perché, molti anni prima, aveva letteralmente rovinato la carriera a più di un ufficiale che, purtroppo per lui, non aveva saputo comportarsi correttamente e nel rispetto delle leggi e nessuno lo aveva dimenticato. Dal sindacato, invece, è stato espulso per i motivi che tutti sanno. Ma il lato peggiore di questa storia è stato il comportamento che hanno tenuto gli amici ed i colleghi, in entrambi i casi.
    Lui aveva modi brutali, era diretto, non era mai delicato era un po’ scorbutico, ma soprattutto era molto sincero e leale sempre e comunque. Era solo un orso buono. Mio padre non ha mai avuto scheletri nell’armadio. Lui le ispezioni da Roma le chiedeva per avere conferma sulla correttezza tecnica del suo operato, non le subiva. Lui non aveva nulla da nascondere. Negli anni ’80, negli anni in cui a Verona è stato sequestrato il Generale Dozier, Capo di Stato Maggiore della FTASE (Forze Terrestri Alleate Sud Europa), in quegli anni durante la Guerra Fredda, al Ministero degli Interni a Roma sono arrivate sei richieste consecutive di indagini supplementari su mio padre, con la motivazione specifica di trovare un motivo per licenziarlo dalla NATO. Ma non hanno mai trovato un appiglio.
    Ecco, mio padre per merito suo e orgoglio mio, non ha mai guardato solo alla propria sedia e al proprio stipendio da salvare. Non si è mai parato dietro la scusa di tener famiglia, per cui non ci si può esporre, mai. Ma sfortunatamente per lui è sempre stato troppo temuto e direi poco rispettato per quello che avrebbe meritato. Mi ha sempre ripetuto di temere le persone ignoranti (naturalmente nel significato corretto della parola in quanto persone che non conoscono) perché, come nemici, non sono leali e ora penso che deve averne incontrate molte. Non capisco come possa aver incontrato tante persone irriconoscenti che si sono comportate da veri Giuda con lui e di esempi ne avrei molti..
    Ma lui era così, un orso buono, che oltre ai propri, ha sempre tenuto in alta considerazione gli interessi degli altri membri del branco e quelli di chi era più debole o meno fortunato di lui, nonostante tutto. Lui faceva paura, ma si commuoveva facilmente perché è sempre stato molto sensibile. E non ha mai portato rancore, per nessuno.
    Spero di non essere entrato a gamba tesa, non intendevo offendere nessuno. E scusatemi se sono così di parte. Matteo Scandola

    Reply

Commenti

undefined
undefined