Un sistema malato

La seconda parte dell’inchiesta di Claudia Di Pasquale per Report sulla Cisl è stata più circoscritta ma, se possibile, ancor più devastante della prima: indirizzi fasulli di società dall’esistenza incerta, immigrati ignari usati come teste di legno per operazioni societarie dubbie, abuso del diritto all’aspettativa scaricando i costi sulla collettività, auto danneggiate e pneumatici bucati come avvertimento contro una donna da allontanare dall’organizzazione. E poi, come filo conduttore di tutta l’inchiesta, il rifiuto di tutti i dirigenti interpellati di dare qualsiasi risposta di fronte a queste evidenze, con il tono offeso di chi non ha nulla da dover spiegare. In tutto questo spettacolo triste, il ritratto del familismo della prima parte del servizio sembra quasi la cosa meno grave (certe debolezze della società calabrese non le ha inventate l’attuale segretario generale della Cisl; anche certamente non sarà lui ad aiutare il Mezzogiorno ad uscirne, visto che ne è un eccellente interprete ed un perpetuatore come esempio per le generazioni future).

Il problema, per usare la parola usata da Fausto Scandola che più passa il tempo e più appare nella sua esattezza, è il sistema: la Cisl oggi è un sistema malato. Non ha solo i problemi di involuzione burocratica che riguardano anche gli altri sindacati, non è solo caduta in mano a dirigenti mediocri che alimentano mediocrità a tutti i livelli, non ha fatto solo scelte organizzative discutibili o sbagliate. La Cisl è un sistema ammalato di protervia, egoismo, indifferenza alla giustizia e alla verità e di tutti i difetti che Report ha raccontato in due puntate (ma temiamo che ci sarà materiale per altre ancora).

Qui si è attivato un circolo vizioso, dal quale non si esce cambiando questo o quel dirigente, o inserendo più donne o più giovani (cosa che peraltro non si fanno neppure); ciò di cui c’è bisogno è una rigenerazione. E, prima ancora c’è bisogno di gente che creda al sindacato libero; libero perché funzionale alla tutela degli interessi rappresentati e non ad altro; libero perché capace di liberarsi delle malattie che lo affliggono.

Non sappiamo se questa rigenerazione potrà mai avvenire, e se dovrà passare da qualche catastrofe dell’esistente. Sappiamo però che se un giorno mai ci sarà, ci saranno alcune persone da ringraziare: Fausto Scandola, che aveva capito tutto e lo aveva spiegato con parole semplici e chiarissime; Nadia Toffa, che gli aveva dato voce prima che morisse; e Claudia Di Pasquale che sta conducendo il lavoro più completo e dolorosamente quanto giustamente completo di racconto della verità dei fatti.

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5 Commenti - Scrivi un commento

  1. Adriano Serafino · Edit

    Gran bel commento alla puntata di Report, che ho già ripreso su http://www.sindacalmente.org. Facciamolo circolare con le nostre mailing e pagine facebook. Facciamolo “rimbalzare” per far sì che non venga ancora una volta insabbiato il problema relativo al distorto utilizzo di importanti norme conquistate con lo Statuto dei Lavoratori. Norme che potrebbero essere messe in mora proprio dal silenzio sindacale per coprire tanti piccoli e grandi casi che sono presenti non solo in casa Cisl. Il precedente presidente dell’Inps, Tito Boeri, ci ha provato trovando – anche per alcune sue affermazioni improprie – uno sbarramento unitario dei vertici sindacali che sono riusciti ad “insabbiare” qualsiasi verifica. Tanti “piccoli scheletri” sono negli armadi di parecchie segreterie categoriali e territoriali? E’ possibile e ciò può spiegare la “solidarietà d’ufficio” con la cantilena di “malgiornalismo” contro Report. E’ del tutto ovvio che le chiare denuncie ascoltate per bocca di ex- dirigenti e funzionari Cisl (che seguono quelle di Raffaele Bonanni fatte nella precedente puntata) richiedono l’intervento di verifica della Guardia di Finanza e dell’Inps. E di molti dirigenti Cisl che – se vogliono evitare che questo problema venga fatto proprio dalle destre che più osteggiano i sindacati Confederali – debbo esigere per tutti i casi sollevati da Report quelle risposte che non sono state date a Claudia Di Pasquale.
    Adriano Serafino

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  2. Purtroppo siamo costretti ad assistere all’ultimo atto di una storia gloriosa Come quella della cisl. Un sindacato anomalo, contrattualista, libero da ideologie massimaliste e sterili.
    Nel 2015 si è voluto girare la testa da un’altra parte mentre forse c’era ancora il tempo per cambiare.

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  3. Oggi la Cisl è un sistema malato. Se Report avrà il coraggio e la forza di perseverare, ne troverà di storie da raccontare. Non vogliamo segnalare per il gusto di farlo, ma per non essere presi in giro da questa nuova classe di persone, che di per sé non crede a niente se non a curare i propri interessi di portafoglio. Ebbene perché tirando le somme dagli operatori ai Segretari, il fulcro di tanti giochi di ruolo di persone scomparse e ricomparse, gira intorno a non perdere la cifra raggiunta, rimpinguare, di anno in anno con qualche cosa in più, senza ostacoli. Gente che su Social e Media predica bene e nella vita lavorativa e privata razzola male, si costruisce un’immagine da paladini di donne, uomini, disoccupati, pensionati, giovani, iscritti e non iscritti ma dietro a quella rappresentazione di sindacato serio si cela il buco nero dell’indifferenza. Solo per per citare il periodo del lockdown, molti sindacalisti (da operatori a segretari) non hanno accettato di diminuirsi lo stipendio, anzi ci sono state contrattazioni sulla percentuale giusta per far vedere ma non togliere troppo. Rappresentanti di coordinamenti donne, di pari opportunità e di genere, che poi nella vita privata si girano dall’altra parte quando succede qualcosa. Per non parlare dei dirigenti che sfruttano la propria posizione per questioni personali usando la rete Cisl. E le occasioni di manifestazione per muoversi retribuiti.
    Ce ne sono di storie da raccontare, anche quella delle persone che in silenzio tacciono in tacito accordo, nella speranza di raccogliere briciole, persone consapevoli di quello che è vero e quello che non lo è, ma per egoismo lasciano che le cose accadano come il “dittatore di turno” desidera. Non importa se ci sono dei Regolamenti, un Codice Etico e uno Statuto, perché la classe dirigente li infrange tutti, ma va bene così.
    A quelli che rimangono e vogliono essere da pungolo auguro buona fortuna, perché rimanere a guardare tutto questo deve essere veramente dura.

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