Dal nostro secondo blog “il secondo 9 marzo” riprendiamo un intervento del signor Giovanni Graziani che commenta in termini critici la posizione della Fim di Marco Bentivogli che si è schierata con forza per il Sì al referendum sulla nuova Costituzione.
Segnaliamo l’intervento, oltre che per ricordare l’esistenza del secondo blog dedicato espressamente alla discussione, non per schierarci per il No (al nostro interno ci sono posizioni diverse, come è bene che sia), ma perché è interessante riflettere sul significato di certe scelte per l’azione sindacale e per ripensare sempre il tema dell’autonomia dalla politica. Anche arrivando a conclusioni eventualmente diverse da quelle qui proposte.
L’intervento integrale può essere letto a questo link
www.il9marzo,it
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Resta da capire perché un sindacato debba schierarsi su di una questione non sindacale, una questione che riguarda i lavoratori in quanto cittadini, non in quanto lavoratori eventualmente iscritti al sindacato (a differenza del referendum del 1985 sulla scala mobile, dove in ballo c’era direttamente la Cisl, e infatti la vittoria di quel No fu una grande vittoria per la Cisl).
Applicando lo stesso criterio enunciato nel caso del referendum, ora Bentivogli dovrebbe schierarsi anche in occasione delle prossime elezioni a favore di chi sia ritenuto più vicino alle riforme reclamate dalla Fim. O l’intervento alla Leopolda è un anticipo di decisione, e allora la Fim romperebbe con la tradizione dell’autonomia dalla politica, oppure nello schierarsi di Bentivogli per la riforma costituzionale c’è qualcosa che non torna
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Il fatto è che Bentivogli è un bravo sindacalista, che però ha mantenuto un atteggiamento tipico dell’anarcosindacalista. (…) E, come accade talora agli anarcosindacalisti, compresi quelli 2.0, il risultato dell’equivoco è che si entra nel dibattito politico ragionando in termini sindacali e finendo per fare confusione fra le due cose. Si giudica cioè la questione del Sì o No alla nuova Costituzione come si è ragionato di fronte al contratto di Pomigliano: si ottiene di più a firmare o a non firmare?
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Certo, il contratto di Pomigliano evoca tanti ricordi in casa Fim; ad esempio, può essere tornato in mente a Bentivogli il libretto con cui Vladimiro Zagrebelski, oggi schierato per il No, sosteneva che quei contratti erano in violazione della Costituzione. Forse c’è anche una reazione a quella corbelleria, perché tale è e resta, se la Fim si schiera dall’altra parte di Zagrebelski in occasione del referendum.
Solo che la Costituzione non è l’accordo di Pomigliano. Non lo aveva capito allora Zagrebelski e non lo capisce oggi Bentivogli.
E’ per questo che ciò che nel caso di Pomigliano era un pregio, cioè il pragmatismo, l’accettare di sperimentare soluzioni diverse dal passato, nel caso della Costituzione diventa un difetto.
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A Pomigliano, come già nell’accordo sulla scala mobile del 1984 ed il successivo referendum del 1985, la rottura dell’unanimità è stato un valore. Ma la Costituzione non funziona così; o poggia su di un consenso ampio, o non è una Costituzione anche quando ne porta il nome. Ed è questo il valore del principio di “rigidità” costituzionale, che è il contrario della flessibilità propria dei contratti, e vuol dire che la Costituzione non si può cambiare facilmente sennò ogni maggioranza si fa la sua. Anche una maggioranza parlamentare che non corrisponde ad alcuna maggioranza nel paese, come nella situazione attuale.
L’ultimo esempio importante di costituzione non rigida, ricordiamolo, fu quella di Weimar. E ricordiamoci che fine ha fatto Weimar, cioè un ordine costituzionale non sufficientemente rigido, quando parliamo di pericolo populista. Quando pensiamo che in Italia la maggioranza potrebbe andare a qualcuno dell’ “accozzaglia” tipo Salvini o Grillo, ricordiamoci che quel deprecato giorno è bene che il populista al governo si trovi di fronte una Costituzione che sia molto difficile da cambiare.
Allora è meglio difendere la rigidità della Costituzione che correre il rischio di una riforma che legittimerebbe altri a riformarla senza averne il consenso necessario.
Il 4 dicembre #megliodino