Luigi Viggiano a difesa degli insegnanti

Il nostro amico Luigi Viggiano ci manda un nuovo contributo, come sempre ben documentato e appassionato. Questa volta lo spunto è la scarsa attenzione che la Cisl sembra prestare alla categoria degli insegnanti. Mentre, aggiungiamo noi, si presta grande attenzione a propagandare l’Ape.

Non sarà perché a propagandare l’Ape si aiuta il governo, ed invece a sollevare il problema degli insegnanti si rischia di dargli fastido?

Come diceva Andreotti, “a pensar male…”

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FINO A QUANDO GLI INSEGNANTI- PER LA CISLSARANNO SOLO CARNE DA CANNONE ?

Di recente mi è capitato di leggere un report sulla ricorrenza della giornata del 5 ottobre e mi sono ritornate alla mente quelle, di un anonimo lette qualche giorno fa su questo sito:

“I DOCENTI SI SUICIDANO E LA FURLAN segretaria generale della Cisl ha ribadito la necessità di aprire un confronto serio e costruttivo, al fine di creare le premesse per la realizzazione di una scuola, che risponda alle esigenze degli allievi e delle famiglie”. “Degli insegnanti non gliene può fregar di meno eppure è anche grazie a loro se la Cisl ha ancora un congruo numero d’iscritti.”

Il combinato delle due notizie mi ha fatto riflettere e preoccupare sul modo d’intendere e fare sindacato oggi; lasciandomi senza parole: la segretaria generale della Cisl che, a fronte di situazioni, del mondo della scuola, quali quelle descritte si preoccupa giustamente dei ragazzi e delle famiglie ma non degli sfigati insegnanti? Neanche le solite frasi fatte, che per quanto ipocrite servivano a salvare la faccia? Ma vi rendete conto a cosa ci siamo ridotti? In qualità di ex insegnante non posso e non voglio accettare un simile obbrobrio e per questo, a difesa e sostegno dei colleghi riporto, di seguito, un altro argomento che dovrebbe rendere il quadro più rappresentativo della realtà che vive la categoria dei lavoratori della scuola e che dovrebbe  renderli degni di nota almeno quanto gli alunni e i genitori.

Lo scorso 5 ottobre, in occasione della ricorrenza della Giornata Mondiale degli Insegnanti, istituita dall’Unesco nel 1994 e finalizzata al miglioramento delle condizioni dei docenti nel mondo che mancavano di una adeguata considerazione data l’importanza della professione per il benessere e lo sviluppo della società. Il 5 ottobre del 1966 fu poi organizzato un congresso speciale fra Unesco e il Labor International Organization  elaborare e adottare una “raccomandazione” sulla condizione degli insegnanti, una esortazione indirizzata ai Governi e alle famiglie orientata a migliorare le condizioni di lavoro dei docenti. Per questo si era dunque scelto di celebrare ogni anno il ruolo degli insegnanti e non per processarli e metterli alla berlina o, nella migliore dell’ipotesi, ignorarli considerandoli una zavorra. Col passare degli anni divenne sempre più visibile la distanza che separa un docente italiano da quelli di altri paesi: da Bruxelles, attraverso Eurostat, è giunta in questi giorni la notizia che gli insegnanti italiani sono i più vecchi d’Europa: l’Italia è prima nell’Ue per maestri delle elementari over 50 come anche per docenti della secondaria.
Nella primaria italiana oltre un maestro su due ha superato i 50 anni (53%), mentre alle medie e alle superiori si arriva al 58%. La media Ue è, invece, rispettivamente del 32,4% e del 38,1%. Gli altri paesi europei hanno un corpo insegnante decisamente più giovane: alla primaria, i docenti over 50 sono collocati in Bulgaria e Germania (42%) e Lituania (41%); alle medie e alle superiori in Estonia (50%), Lettonia (49%), Bulgaria e Germania (48%). Nessuno supera il 50%, come accade in Italia che rimane distante anni luce da Malta (solo 15% over 50), Gran Bretagna (25%), Lussemburgo (26%) e Polonia (27%).
Gli stessi numeri anagrafici in aumento del rapporto Eurostat si riscontrano anche nei paesi Ocse perché, dal recente studio “Education at a glance 2015”, è risultato che “alla primaria, l’Italia è il paese dell’Ocse con la quota maggiore di maestre over 50, il 44 per cento nel 2013, il 16 per cento oltre i 60 anni, nessuna sotto i 30.  In Francia, la percentuale di giovani maestre al di sotto dei 30 anni è dell’8 per cento e gli ultracinquantenni sono il 23 per cento; alle medie e alle superiori va anche peggio considerato che il 57 per cento ha più di 50 anni, solo il 3% ha meno di 40 anni e il 19% ha 60 anni e più. Le maestre più giovani sono nel Regno Unito, con 29 insegnanti su cento under 30; alle medie, infine, i maestri più giovani sono in Turchia, con 35 prof su cento al di sotto dei 30 anni”.
Purtroppo, anche il futuro, a seguito delle riforme pensionistiche l’età media non potrà che peggiorare: nel 2016, si è registrato un calo dei pensionamenti del 40% rispetto al 2015 e il turn over crollato al 2%: confermando, l’andamento negativo del 2014. Anche la prossima introduzione dell’Ape, la pensione anticipata per i nati tra il 1952 e il 1954, non servirà a molto, in quanto si prevedono basse adesioni per la decurtazione inammissibile; per non parlare, poi, dell’entità dell’assegno di quiescenza, in considerazione del fatto che per 41 docenti su 100 la pensione non arriva a mille euro netti.
La verità e che il sindacato è il Governo non hanno fatto nulla e continuano a non fare nulla per combattere la crescita dell’età media dei docenti che continueranno ad arrivarci, vecchi poveri e demotivati attorno ai 40 anni, con punte anche di 50 e 60. Ecco spiegato perché il ringiovanimento, senza una decisa volontà politica e sindacale, continuerà ad essere una chimera.
Alle lagnanze dei docenti per la scarsa considerazione sociale. il Miur, nell’ambito del piano per la formazione dei docenti, ha chiesto agli insegnanti come migliorare la propria professionalità. Le risposte hanno indicato la necessità di curare la propria formazione continua (78%), lavorare in gruppo (63%), utilizzare in modo adeguato le tecnologie nella didattica (62%), coinvolgere gli studenti nel loro apprendimento (57%), organizzare e animare le situazioni di apprendimento (51%).
Confermando così la disponibilità a migliorare le loro competenze e professionalità nonostante le condizioni descritte e gli stipendi da fame (in media 30mila euro annui lordi. In pratica, un docente neo-assunto, senza servizi pregressi, percepisce per 10 anni circa 1.280 euro al mese e, forse, anche per tutta la vita: l’indennità di vacanza contrattuale è stata, infatti, congelata e rimarrà tale almeno sino al 2018, con la quasi certezza di proroga al 2021. Pensate che nelle scorse settimane la Corte dei Conti ha certificato che gli attuali stipendi non coprono neanche il salario minimo per adeguare le buste paga all’inflazione ma questo non importa al Governo e ancor meno ai sindacati come pure non interessa il fatto che la Consulta abbia reputato illegittimo il blocco dei contratti e degli stipendi pubblici e che quello degli insegnanti occupi l’ultimo gradino della PA.  Poi quando scoppia la giusta rabbia e malcontento si cade dal pero liquidando il tutto come becero populismo. Siamo alle solite chi ha la pancia ben piena  (e loro ce l’hanno abbondantemente) non può capire chi ce l’ha vuota o quasi.

Savona, 10 ottobre 2016
Luigi Viggiano
FNP  Savona

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5 Commenti - Scrivi un commento

  1. caro Viggiano, quanto sto per scrivere c’entra poco con il tuo intervento, ma è una domanda che mi arrovella da tempo: perchè gli insegnanti – da materne a superiori – non vedono l’ora di andare in pensione, mentre i professori universitari cercano di posporre il pensionamento fino all’ultimo????

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  2. Perché sono due mondi e contratti completamente diversi sia per tipo, modo e orario di lavoro che per entità degli stipendi (penso ai famosi Baroni) perché gli assistenti, associati e figure simili. sono quelli che fanno il grosso del lavoro e guadagnano poco; più o meno come un insegnante delle superiori. Personalmente penso che i baroni costituiscano una delle caste del nostro paese e per questo godono di molti privilegi, in particolare fino a quando sono in servizio ma anche con le pensioni non scherzano. Privilegi preclusi al resto del mondo della scuola che viene considerato e trattato come equivalente del proletariato operaio.
    Mi ricorda molto un mondo già visto e vissuto. Non vi pare?

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  3. Credo che Viggiano più che ai professori come Carrera avesse in mente un’altra specie di prof. come per esempio D’ANTONI E LA PENSIONE (5233 NETTI) DA DOCENTE UNIVERSITARIO. MA QUANDO MAI HA FATTO IL DOCENTE? ESISTE QUALCUNO CHE SIA MAI STATO UN SUO ALLIEVO? di Mario Giordano
    Cerco studente che sia andato a le­zione da Sergio D’Antoni. Giuro: lo voglio trovare. Qualcuno me lo segna­­li, mi faccia scrivere o telefonare: vo­glio avere la prova che l’ex sindacali­sta della Cisl ha avuto una grande car­riera da professore, come la sua pen­sione lascia intendere. Eh sì: perché da quando ho scoperto che D’Antoni riceve dall’Inpdap un assegno mensi­le di 5233 euro netti (netti!) al mese (103.148 euro lordi l’anno) come ex docente universitario non mi do pace: voglio parlare con qualcuno che sia andato a lezio­ne da lui. Qualcuno che si sia ab­beverato alle fonti di così costoso sapere. Se entro una settimana non lo trovo, sarò costretto a un gesto malsano: mi rivolgerò a «Chi l’ha visto?» e lancerò un ap­pello in Tv.
    Pensavo che l’amico che mi invitava a cercare la notizia in internet mi canzonasse ed invece……

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