Il commento di un lettore “deluso” (deluso non da noi, o così ci piace pensare, ma da Via Po 21) afferma che è meglio dare la disdetta che finanziare questa confederazione con i soldi dell’iscrizione. Quanto a lui, dopo aver saputo lo stipendio del segretario generale della Fisascat, alla quale era iscritto, ha preferito destinare i soldi alla lotta contro il “male del secolo”.
Nell’assoluto rispetto di questa scelta, facciamo alcune rapide osservazioni.
Per dare un dispiacere a Pierangelo Raineri e per contribuire alla lotta contro il male del secolo non c’è bisogno di dare la disdetta: basta dare un contributo, anche piccolo al “Comitato Insieme”, che ha due scopi: pagare le spese legali della battaglia che Fausto Scandola ha cominciato; e poi destinare, come lui ha chiesto, quel che avanza alla lotta contro i tumori dell’età infantile. I primi contributi, a quanto ci dicono, sono arrivati, ma si può ancora migliorare.
Per queste due battaglie non c’è bisogno di dare la disdetta; anche perché ormai i sindacati confederali si stanno organizzando, ad esempio attraverso gli enti bilaterali, per ricevere i soldi senza passare dall’iscrizione dei lavoratori.
Dare al “Comitato Insieme” un piccolo contributo, con un grande significato politico, è meglio che dare una disdetta a rischio di irrilevanza, visto che ormai i sindacati italiani, sull’esempio di quelli francesi ed al contrario di quelli tedeschi, stanno imparando a fare a meno dei lavoratori (ma non dei loro soldi, che arrivano per vie diverse dall’iscrizione).
Infine un’altra osservazione su Raineri: abbiamo cercato sul sito della Fisascat e non abbiamo trovato né busta paga, né dichiarazioni fiscali o altra documentazione sul reddito. Se non sono nascoste più che bene, non sono state pubblicate, come invece imporrebbe il tanto reclamato codice etico della Cisl, per cui siamo fermi alle cifre fino al 2014, rese note da Fausto Scandola. Ma, per la verità, Raineri non è l’unico segretario di federazione a non aver ancora dato notizie certe sul proprio reddito; fra quanti invece lo hanno fatto c’è sua eccellenza il dottor Sbarra dell’Anas, commissa-tario generale della Fai. Che sente il nostro fiato sul collo.
Ecco la risposta: chi è deluso può pagare l’iscrizione o dare la disdetta, ma la cosa che cambia poco per chi versa o non versa e nulla per chi riceve o non riceve. Se invece un iscritto alla Fisascat vuol mandare alla sua federazione un messaggio del tipo “non trovo sul sito il reddito del segretario generale e della segreteria, potere per favore ottemperare?” può farlo, e far sentire così il fiato sul collo di Raineri, Raso e tutti gli altri.
Ma se ha dato la disdetta, la sua richiesta è irrilevante.
In ogni caso, noi siamo qui. E pubblichiamo volentieri tutte le richieste di trasparenza che qualsiasi iscritto vorrà, per favore con linguaggio sufficientemente educato, rivolgere alla propria struttura. Anzi, consigliamo vivamente chi volesse farlo di mandarci per conoscenza i messaggi con richiesta di trasparenza sui redditi dal 2015, e noi li rilanceremo.
Perché la democrazia non funziona se chi sta in basso non fa sentire il fiato sul collo di chi sta in alto.
Ovvero, come ci ha lasciato detto Fausto, “dare la disdetta non serve a niente. Bisogna combattere, bisogna impegnarsi”.
Ancora grazie, Fausto.
PUR CONDIVIDENDO LE OSSERVAZIONI DELLA REDAZIONE ALLA SOLUZIONE E L’INVITO FATTO AD ONORARE LA MEMORIA DI FAUSTO, CHE MI PERMETTO DI RINNOVARE A TUTTI GLI AMICI DI SANI PRINCIPI CHE CONDIVIDONO QUESTA LOTTA. UESTO PERO’ NON MI ESIME DAL DOVER RICONOSCERE MOLTE RAGIONI ALLA POSIZIONE ESPRESSA DALL’AMICO CIRCA L’OPPORTUNITA’ DI RIMANERE ISCRITTO; IO STESSO MI SONO TROVATO PIU’ VOLTE SUL PUNTO DI MANDARLI A QUEL PAESE PERO’ HO SEMPRE DESISTITO PERCHE MI SONO ACCORTO CHE COSI’ AVREI FATTO IL LORO GIOCO LASCIANDO IL CAMPO LIBERO. D’ALTRA PARTE PERO’ PENSO CHE L’OPPORTUNITA’ CHE CI DAQUESTO BLOG VA SFRUTTATA AL MEGLIO E CON QUESTO SPIRITO PROPORREI AL GESTORE SE NE HA LA POSSIBILITA’ DI PUBBLICARE IL REGOLAMENTO SPECIE NELLA PARTE DEGLI ATTI DI TRASPARENZA PREVISTI DOVUTI DAL NAZIONALE CONFEDERALE E DI CATEGORIE COME PURE GLI ISCRITTI CON IL LORO ANDAMENTO GLI IMPIEGATI DELLA CISL I COMPONENTI I CONSIGLI D’AMMINISTRAZINE DELLE VARIE PARTECIPATE E COSI VIA . QUESTO PERCHE AL DI LA DELLE PAROLE E PROMESSE POI DI FATTO E’ PIU’ FACILE TROVARE UN AGO IN UN PAGLIAIO CHE QUESTE INFORMAZIONI. (BASTEREBBE ANCHE SOLO UN ELENCO AGGIORNATO DEI SITI NAZIONALI E REGIONALI DELLA CONFEDERAZIONE E DELLE CATEGORIE DOVE SI POSSONO TROVARE. PENSO CHE SAREBBE UN OTTIMO SERVIZIO CHE SI POTREBBE RENDERE A TUTTI I CISLINI CHE POTREBBERO RIFERIRSI AL BLOG PER TUTTE LE INFORMAZIONI AGGIORNATE.
“ i sindacati italiani, sull’esempio di quelli francesi ed al contrario di quelli tedeschi, stanno imparando a fare a meno dei lavoratori (ma non dei loro soldi, che arrivano per vie diverse dall’iscrizione)” Parto da questa constatazione per precisare che l’operazione indipendenza dagli iscritti è una realtà avviata e consolidata da tempo che è rimasta sconosciuta fino a quando il calo degli iscritti è stato poco significativo e comunque mascherato con artifici vari gli organismi democratici del sindacato, riuscivano a salvare almeno le apparenze funzionando ancora (sempre peggio ma abbastanza per salvare democraticità). Col passar degli anni però il re è diventato sempre più nudo e gli organismi si faceva fatica ha convocarli con le maggioranze necessarie, questo nonostante si fosse provveduto a rimpolparli di sindacalisti alla “sbarra” (che non avevano mai lavorato e che cosi speravano di trovarlo. Gli anni sono passati ed il fenomeno erosivo che ha continuato a ridurre gli iscritti si è pensato di arginarlo con accorpamenti di categorie e territori. Così si é arrivati alla situazione odierna dove: la Furlan e i suoi adepti fanno ormai quello che vogliono e come vogliono nominando negli enti bilaterali persone che non hanno mai visto un lavoro desìgnati all’incarico per fedeltà al padrone altro che competenze.
Mi domando allora se la proposta di mandarli tutti a quel paese non sia da prendere in seria considerazione a meno che non si avvia una iniziativa di raccolta firme per chiedere alla politica, governo, ministero del lavoro e sindacati che le certificazioni degli iscritti vengano fatte ufficialmente dall’inps così ognuno conterà per quello che effettivamente rappresenta e i designati devono avere almeno cinque anni di lavoro in azienda sulle spalle. Questo per evitare che continui una strumentalizzazione dei lavoratori che servono alla Crudelia De Mon solo come foglia di fico per continuare a fare il bello e cattivo tempo fregandosene di tutto e tutti.