La Cisl si sta mobilitando per far votare i suoi iscritti “sì” al referendum sulla nuova Costituzione.
Ha cominciato col convegno dell’11 luglio, organizzato per far credere che chi vota no è un leghista (e infatti le ragioni del no sono state affidate ad un testimonial respingente come Calderoli), e che il paese ha bisogno di queste riforme giovani e belle (e infatti per il sì hanno parlato Maria Elena Boschi e Deborah Serracchiani).
Dopo il convegno, ha subito cominciato a far girare volantini e volantoni apparentemente neutrali e concentrati “sui contenuti”, facendo finta di non sapere che portare il discorso sui singoli contenuti è il vecchio trucco di chi non vuol parlare del significato complessivo di una decisione politica da prendere. Che non è “Renzi sì o Renzi no”, ma “più democrazia o meno democrazia con la nuova Costituzione?”.
In cambio di questo sostegno (inutile, ché gli iscritti alla Cisl votano come gli pare), la signora Anna Maria ha chiesto al governo di inserire in una prossima riforma (perché mica penserete che sia finita qui?) il riconoscimento nella Costituzione del dialogo sociale a livello nazionale e a livello regionale, “al posto del Cnel”. Così, al posto di un organo che viene soppresso se ne dovrebbe creare un altro a livello nazionale, più un’altra ventina a livello di regioni (geniale!). Il tutto in nome di un dialogo sociale che in Italia non è mai passato dal Cnel ma dal tavolo della concertazione, che può essere sempre riaperto senza bisogno di far prima alcuna riforma. Ovvero, una richiesta inutile per un sostegno inutile.
Contemporaneamente, l’Istat ci informa che la povertà è a livelli record. Milioni di persone, milioni di famiglie.
Non sarebbe meglio, per una confederazione sindacale, occuparsi di questo? Mobilitare i propri iscritti su questi temi, per rivendicare dal governo risposte efficaci, invece di assecondarlo su cose importanti ma che non rientrano nella competenza sindacale?
Certo che sarebbe meglio, ma evidentemente non interessa a Via Po 21. Dove ci si è arricchiti proprio negli anni in cui i lavoratori si sono impoveriti, come Fausto Scandola ha dimostrato senza ricevere alcuna smentita. A far data dal 3 maggio 2006.
Come giustamente osserva un commento che ci è stato inviato, nessuno al convegno dell’11 luglio a Roma ha alzato un ditino e mosso la minima obiezione quando Maria Elena Boschi ha detto che le riforme su cui si voterà hanno ottenuto il riconoscimento di qualità da parte della Commissione Ue, dell’Ocse, e dello stesso Fondo monetario internazionale. Istituzioni che, come si vede in Grecia, non sono molto preoccupate delle situazioni di povertà delle famiglie. E infatti le loro riforme vanno in direzione opposta.
D’altra parte, mica sono quelli del Fondo monetario internazionale che devono fare i sindacalisti? Perché dovrebbero pensare alla povera gente in Grecia? E se non gli interessa in Grecia, gli può interessare in Italia?
Ma il Fondo monetario fa il suo mestiere; il problema è che qui ci sono delle sindacaliste e dei sindacalisti, quelle e quelli di Via Po 21, che non fanno il loro. E che invece di farlo, si sono buttati nell’impresa di dare a bere agli iscritti che in Italia le cose vanno male perché i governi durano troppo poco. Come se durante la prima repubblica, quando il paese cresceva più di ora e la povertà era inferiore, i governi non durassero ancor meno di ora.
E se fosse stata proprio l’eccessiva durata di governi incapaci a frenare la crescita negli venticinque anni?
In ogni caso, chi ha fame non lo sfami a pane e riforme. E ancor meno con le riforme senza pane.
Ecco perché ha ragione Luigi Viggiano della Fnp di Savona nel contributo che trovate per intero a questo link: “aiutare i deboli” dovrebbe essere la vocazione naturale di un sindacato, ed invece da Via Po 21 vengono sempre e solo “parole che rimangono tali per l’eternità”.
Ma questi “sindacalisti” farebbero bene ad andare a fare qualche giro tra chi li finanzia, un giretto tra le leghe o qualche incontro tra RSU non gli farebbe male per un po’ di tempo, capirebbero cosa vuol dire oggi
lavorare, vedrebbero le effettive condizioni di vita dei lavoratori invece di frequentare convegni e congressi in hotel minimo 4 stelle coi soldi dei lavoratori, non imitino i politici tanto questi al momento giusto li snobbereranno quando non gli serviranno più, ma forse per capire questo ci vuole una laurea effettivamente conquistata, non comprata come i pochi laureati tra di loro, poveretti ma che dico poveri noi o meglio poveri iscritti che li mantengono, io da un anno circa ho disdettato quei 20,00 € al mese, da quando ho saputo lo stipendio del segretario della FISASCAT a cui io pagavo la tessera, mi sembra che sia ancora in carica, vedo che la cosa non lo tocca, magari si è ancora aumentato lo stipendio nel frattempo poveretto d’altronde deve vivere anche lui, vergognoso, comunque preferisco donarli a quei poveri ricercatori che studiano per combattere il male dell’epoca che un vero stato dovrebbe essere lui a provvedere e non sfruttarli, il sindacato invece di imitare questi politici ritorni a fare il sindacato, magari dia una vera mano a questi poveretti. D’altronde lo scopo di queste persone oggi è volersi paragonare ai politici,poveretti continuate così tra qualche anno verrete annientati, se siete coerenti il declino è già iniziato, il non avere il coraggio di dare ufficialmente il numero dei tesserati VERO ne è la dimostrazione. Iscritti mandate la disdetta a questi lor signori, e coi sodi che risparmierete della tessera portate i vostri figli o la moglie a mangiare una pizza od un gelato saranno certamente più ben spesi che far arricchire persone che continuano a metterglielo in … ai lavoratori.