3 maggio 2006

Della massa di numeri, leggi e tecnicismi vari nel documento pro-Furlan del commercialista pubblicato sul sito della Cisl, tutte cose nei quali i profani non capiscono molto, c’è un elemento che attira l’attenzione anche a chi non sappia nulla di contabilità.

Nell’elenco dei documenti citati dal professionista, il terzo è la “delibera di segreteria del 3 maggio 2006”. Una settimana dopo l’elezione di Raffaele Bonanni a segretario generale della Cisl, il 27 aprile.

Dunque, poco dopo essere stati eletti, e due giorni dopo aver fatto i comizi per il Primo maggio in giro per l’Italia, i segretari confederali si riuniscono a Roma. E, come primo atto della segreteria Bonanni, arriva l’aumento dello stipendio.

O meglio, questo non lo possiamo dire con certezza. Sappiamo solo, perché fa fede quel che scrive il commercialista, che in quella data viene approvata la delibera con le retribuzioni per i membri della segreteria sulla quale viene ora misurata la regolarità degli stipendi passati della signora Anna Maria.

Voi dite che, magari, le retribuzioni potrebbero anche essersele tagliate? Tutto può essere, ma visto che si veniva dalla quaresima pezzottiana, è più probabile che sia avvenuto il contrario. Anche perché un capo appena arrivato guadagna più consenso con un atto di generosità che con uno di severità.

Anzi, più ci pensiamo e più ci sembra che così i tasselli vadano al loro posto. Bonanni arriva e annuncia: “più soldi per tutti”. E siccome (par di capire anche dal documento del commercialista) il regolamento indica ma quel che conta è la delibera di segreteria, tutto è formalmente a posto. Anche quando le retribuzioni di Bonanni, sempre a quanto pare, continuano a crescere a ritmo sostenuto negli anni che precedono la pensione nel 2011; anno dal quale mette assieme pensione e retribuzione (a questo link trovate un vecchio articolo del “Fatto quotidiano” ed una smentita, che smentisce poco, dell’ex segretario generale).

Sulla scia del segretario generale, intanto, anche gli altri vanno a finire oltre le indicazioni del regolamento.  E così, mentre in Italia i redditi da lavoro dipendente scendono, quelli dei massimi dirigenti della Cisl invece crescono. E la stessa cosa vale per le loro pensioni, che intanto la riforma Fornero (schivata da Bonanni appena in tempo) allontanano per tanta gente.

La cosa, per un po’, va liscia. Ma qualcosa, ad un certo punto, dev’essere andato storto. E, forse, qualcosa ha incrinato il muro della convenienza comune eretto da Bonanni in quella riunione di segreteria del 3 maggio 2006.

Ce lo fa pensare un fatto emerso dal servizio delle Iene trasmesso il 6 marzo. Il consulente del lavoro (guardate il video a questo link, attorno a 5 minuti e 50 secondi) nota che nella dichiarazione di Raffaele Bonanni per il 2013 risultano redditi da lavoro dipendente senza indicare chi ha pagato. Come se qualcuno alla Cisl, ma questa è una nostra supposizione, si fosse rifiutato di firmare le carte necessarie ad avallare la regolarità dei guadagni del segretario generale,

Quel 2013, ricordiamolo, è stato un anno trionfale per Bonanni, al quale il congresso ha concesso due anni in più di mandato (peraltro ulteriormente prorogabili, perché la norma è stata spostata dallo statuto al regolamento, così da poter essere più facilmente cambiata). E allora, continuiamo di supposizione in supposizione, magari il nostro si è sentito invincibile ed ha tirato troppo la corda. E magari qualcuno si  è preoccupato che il banco potesse saltare.

Arrivano a questo punto le prime lettere anonime, mentre in segreteria si comincia a far pressione per preparare la possibile successione. Poi arrivano altre lettere più circostanziate ma sempre senza firma, e alla fine Bonanni cede e lascia la Cisl. O meglio, lascia la segreteria ma ottiene in cambio dalla Furlan la presidenza del Centro studi. Che gli permette di avere un biglietto da visita con su scritto ‘Cisl’ da presentare al tavolo delle sue ambizioni politiche (alle quali, pare, non ha rinunciato del tutto ancora oggi).

Sennonché, nel consiglio generale che aveva eletto la signora Anna Maria erano emerse due posizioni opposte: da una parte Bonanni aveva detto “eleggete la Furlan, così si garantisce la continuità”, dall’altra Petteni aveva preso la parola per dire “noi (a proposito: chi intendeva con quel “noi”?) votiamo per la Furlan ma gli chiediamo discontinuità”. La signora, ufficialmente, stava con Bonanni.

Passano pochi giorni, le lettere anonime finiscono ai giornalisti, esce qualche articolo e così vince il partito della discontinuità: Bonanni deve lasciare anche il Centro studi.

A questo punto il cerchio sembra chiuso: Raffaele Bonanni è fuori (ma non cessa di frequentare ambienti vicini, anche fisicamente, a Via Po 21), chi ha condiviso tutta la sua gestione può restare in sella e preparare la sanatoria: invece di abbassare le retribuzioni al livello del regolamento, si alza il regolamento al livello delle retribuzioni.

Ma, colpo di scena, arriva Scandola, e la partita si complica. Perché la sua denuncia, che è pubblica all’interno della Cisl (la ricevono tutti i dirigenti) scoperchia la pentola: Bonanni si è dimesso non per un atto di generosità (come recita la versione ufficiale) e neppure perché è stata decisa una campagna di moralizzazione (secondo una versione che si fa girare in maniera informale per rafforzare la legittimazione della segreteria), ma perché è stato scaricato da chi aveva condiviso con lui lo stile di governo della Cisl. Retribuzioni comprese. E la cosa coinvolge la metà della segreteria confederale, compreso il segretario generale in carica.

Segue l’espulsione di Scandola, la pubblicazione della sua denuncia sui giornali, il ricorso in tribunale contro l’espulsione, l’arrivo delle Iene.

E poi la morte di Fausto, ed il vomitevole comportamento della Furlan che, nell’intervista alle Iene, cerca di usarne la morte per nascondere ciò che lui aveva reso pubblico.

Sarà andata tutto proprio così? Forse; ma forse abbiamo fatto correre troppo la fantasia. E grandi prove di tutto questo, lo ammettiamo, non le possiamo esibire.

Ma più ci pensiamo e più siamo sicuri: tutta questa storia è cominciata il 3 maggio 2006.

E la Furlan c’era già.

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3 Commenti - Scrivi un commento

  1. Ricostruzione a dir poco geniale. Penso che bisognerebbe conferire il premio Nobel al funzionario CISL, che nella minuta preparata per il commercialista ha inserito il riferimento alla delibera di segreteria del 3 maggio 2006: un grande sabotatore dall’interno!
    Secondo voi per le prossime puntate Le Iene andranno ad intervistare il Muratore di Bomba o i componenti del collegio sindacale della CISL, in carica dal 2006 al 2015? Ah, saperlo, direbbe D’Agostino.

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  2. Sempre più penso che abbiamo a che fare con degli autentici incompetenti, boriosi e presuntuosi, anch’io suggerisco di fare un po’ di luce su eustema da quanto mi dicono un altro pozzo senza fondo che prima o poi se l’ingoierà tutti.
    Volevo condividere con gli amici che ci leggono un’altra chicca che è stata segnalata. si tratta di un articolo del F.Q. del 18 settembre 2015; in estrema sintesi si legge che le tre sigle confederali portano a casa annualmente circa 2.200 milioni di euro ma ne rendicontano solo 68 capite che qui anche dividendo per 3 viene fuori una torta incredibile. Ma la cosa che mi stupisce è di aver letto che una grossa fetta dei soldi sono erogati dallo stato (oltre il pagamento dei distacchi). Domando a chi ne di più. Come si concilia il fatto che il sindacato venga considerato una associazione privata quando gestisce centinaia di milioni di fondi pubblici? NOn parliamo poi della truffa del regolamento indicativo per la confederazione una autentica presa per il c…..di tutti gli iscritti.

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