Oggi, 10 giugno 2016, Raffaele Bonanni da Bomba compie 67 anni.
Oltre a fargli gli auguri, ricordiamo la data perché è esattamente il giorno in cui il suo mandato alla guida della Cisl, come prorogato dal XVII congresso nel 2013, sarebbe venuto a scadere. E sarebbe stato questo il momento esatto in cui passare la mano alla signora Anna Maria.
Come scriveva Enrico Marro sul Corriere della Sera del 10 giugno 2013, esattamente tre anni fa
Per il futuro Bonanni punta su una donna, la segreteria confederale Annamaria Furlan. Al congresso, dietro le quinte, se ne comincerà a parlare.
Quindi la Furlan alla guida della Cisl l’ha voluta Bonanni (non lo diciamo noi, lo scriveva nel 2013 Enrico Marro sul Corriere della Sera). Anche se poi “il futuro” è arrivato un po’ prima di come Bonanni immaginava, e Marro raccontava, giusto tre anni fa. Perché “dietro le quinte” sono successe un bel po’ di altre cose.
E infatti, se Bonanni avesse avuto in mente di lasciare di lì ad un anno, non ci sarebbe stata la necessità di far approvare dal XVII congresso una proroga speciale per lui (e per altri tre a lui legati: Gigli, Cianfoni e Scrima) permettendogli di restare fino a 67 anni. Né la norma sarebbe stata spostata dallo statuto, che solo il congresso può cambiare, al regolamento, in modo che bastasse una votazione del Consiglio generale per andare anche oltre i 67 anni.
Lo conferma anche il fatto che la signora Anna Maria, sempre su indicazione di Bonanni, sia stata fatta un anno dopo, giugno 2014, segretario generale aggiunto. Quel passaggio di categoria concesso alla dipendente delle Poste era necessario perché la signora era entrata in segreteria confederale il 28 novembre 2002 (assieme a Nino Sorgi: due postali in un colpo solo! E sono gli unici due di quella segreteria confederale ad essere ancora su piazza…). Per questo, sarebbe dovuta uscire dalla segreteria confederale a fine novembre del 2014, senza che il “futuro” da segretario generale fosse mai diventato presente. Ecco allora che pochi mesi prima della scadenza, nel giugno 2014, lei ottiene la promozione a numero due della Cisl, e un adeguamento di stipendio. In cambio, la promozione più importante può essere rinviata di un paio d’anni (salvo ulteriore proroga con voto del consiglio generale).
E’ a questo punto che, sempre “dietro le quinte”, arrivano a Via Po 21 (e anche 22, dove c’è la Cisl-Probiviri) lettere anonime che parlano di Bonanni, dei suoi stipendi e della sua pensione. Lettere prima generiche, poi sempre più specifiche. E così, se in pubblico Raffaele Bonanni è in sella più che mai, “dietro le quinte” c’è chi spinge per farlo mollare. Finché lui molla, a settembre 2014, e indica come nuovo segretario generale Anna Maria Furlan. Che infatti viene eletta con voto quasi unanime e fra le effusioni di “Raffaele, il mio maestro” (come disse nell’occasione). Tutto previsto, ma con un paio d’anni di anticipo.
E ora? Ora, è sempre Marro a scriverlo, dopo due anni da segretario generale la Furlan sta ancora lavorando per il “dopo Bonanni”! Ma perché ci mette così tanto tempo? Secondo Enrico Marro, perché “recidere tutti i legami con l’era Bonanni è difficile”. Ma più che difficile, diremmo è impossibile. O meglio, è impossibile per lei. Anche perché dovrebbe cominciare da sé stessa e dimettersi. Perché lei era già in segreteria confederale il 3 maggio del 2006, quando Bonanni annunciò “più soldi per tutti”, ma non si riferiva a lavoratori e pensionati. Ed era al fianco di Bonanni nel 2011, quando l’allora segretario della Cisl apriva al “contributivo per tutti“. Tranne che per sé stesso.
E non basta certo aver lavorato “dietro le quinte” per accelerare la propria elezione per poter dire di rappresentare una svolta rispetto a quella storia. Una storia che, se non fosse stato per Fausto Scandola, sarebbe rimasta una vicenda da trattare “dietro le quinte”.
Ancora grazie, Fausto!

“Il rovescio della medaglia della democrazia è che chi è sincero ha le mani legate. Mentre coloro che non lo sono, fanno ciò che vogliono.”
Luigi Viggiano FNP Savona
La frase è molto bella, ed è molto adatta a descrivere la situazione nella Cisl. Ma non è di Luigi Viggiano, è di Vaclav Havel