“E’ inaccettabile” – 2/ il 18 per cento ad postinam

Riassunto della puntata precedente – La signora Anna Maria, che proprio non si era accorta di nulla, ha sforato per alcuni anni i tetti indicati dal regolamento confederale sugli stipendi sia come lordo fiscale (su cui si pagano le tasse) sia come lordo previdenziale (su cui le sarà pagata la pensione). Ma fra le due cifre c’è una grossa differenza, perché quello previdenziale è parecchio più alto di quello fiscale, e non si capisce perché. Almeno fino a quando le Iene non l’hanno “quasi violentata”. Lei allora si fa scrivere una lettera da un commercialista che, quasi come fosse una cosa da niente, spiega che per alcuni anni la cifra dei contributi versati era gonfiata rispetto al dovuto. Intanto lei dice che è “inaccettabile” che ci siano pensioni così basse, ma non si capisce più se parla della propria…

 

inaccettabile

Facciamo un passo indietro, e torniamo ad agosto 2015, quando La Repubblica riporta la notizia che Fausto Scandola ha denunciato agli organismi interni i maxi-stipendi nella Cisl ed è stato espulso per questo. La sera del 10 agosto, in collegamento da San Pietro in Cariano con la trasmissione In Onda su La7, Fausto conferma le proprie affermazioni, e aggiunge una notizia: anche Anna Maria Furlan, segretario della Cisl in carica che si era affrettata subito a parlare di “tre o quattro casi isolati sui quali sarà fatta completa chiarezza”, ha guadagnato più di quel che doveva. In particolare, Scandola parla di un reddito ai fini pensionistici che, per diversi anni, è superiore a eur. 170mila (più o meno il doppio del massimo da regolamento). Il che vuol dire, per chi non lo avesse capito, che la signora, a sua insaputa, si prepara ad avere per una via diversa una pensione di scuola bonanniana.

In studio da Roma c’è Giovanna Ventura: la quale risponde che non è vero, perché c’è stato “un errore”. Quindi, ammette che è vero. Poi magari la signora Anna Maria non se ne sarà accorta (mai visto un segretario della Cisl così sbadato…). La notizia data da Fausto troverà conferma nei mesi seguenti anche nelle cifre rese note e mai smentite. Per la precisione, 171.839,20 nel 2011, 175.001,00 nel 2012, 177.439,72 nel 2013.

Ma di che errore si tratta? Giovanna Ventura qui è meno precisa, dice che ora non ha con sé le carte, ma che comunque è colpa dell’Inps.

 

 

Uno a questo punto si sarebbe aspettato che il giorno dopo la signora Ventura tirasse fuori le carte per smentire l’incauto pensionato veronese, e invece niente. O che lo facesse la signora Anna Maria, che invece non si accorge di niente neanche questa volta.

E così del fantomatico “errore causato dall’Inps” non si parla più per sette mesi. Fino a quando le Iene non hanno “quasi violentato” la signora Anna Maria, che stavolta si accorge di qualcosa; e allora chiede al dottor commercialista di scrivere una lettera per spiegare meglio, agli altri e forse anche a lei.

Ed ecco la spiegazione del dottor commercialista:

Il totale delle competenze, per gli anni 2011 e 2013, è stato maggiorato, ai fini previdenziali, del 18%, in applicazione di una normativa (L. 177/1976 – DPR 1092/1973) inerente ai trattamenti pensionistici degli “statali”, anche agli emolumenti erogati dal Sindacato ai soggetti con posizione previdenziale originaria presso Inpdap ed Ipost.

Tradotto in parole povere, i contributi versati alla signora sono stati più del dovuto, perché la cifra su cui sono stati calcolati è stata aumentata indebitamente del 18 per cento. Per questo, il reddito lordo previdenziale non è solo un poco più alto di quello fiscale, cosa che sarebbe normale, ma risulta molto più alto. Il che rivela un’anomalia, che il dottor commercialista conferma quando scrive che “il totale delle competenze … è stato maggiorato, ai fini previdenziali, del 18%“. Cioè se il totale giusto era 100, i contributi sono stati pagati per 118. Con una maggior spesa per la Cisl ed in prospettiva un guadagno per la signora Anna Maria, che (magari senza accorgersene…) si sarebbe trovata una pensione più alta.

Ma perché la Cisl ha versato quel contributi in più?

La regola del “più 18 per cento” riguarda i redditi degli stipendi dellle Poste e di altri settori che, per ragioni specifiche, vengono calcolati con questa maggiorazione. Si tratta cioè di un’eccezione alla regola. Quindi viene giustamente applicata alla retribuzione che la signora Anna Maria riceve dalle Poste quale dipendente in distacco sindacale. Ma applicarla a quel che prende dalla Cisl, come se fosse un privilegio ad postinam, non sembra “un errore causato dall’Inps” come diceva la Ventura Giovanna. Rischia di assomigliare piuttosto ad una furbizia per aumentare la pensione, sempre in base al principio etico per cui non ha senso battersi per aumentare le pensioni degli altri se non si comincia dalla propria.

Naturalmente, tutto è avvenuto all’insaputa della signora Anna Maria, che non si è mai accorta di nulla. Forse nemmeno di non lavorare più alle Poste e di essere diventata nel frattempo il segretario generale della Cisl.

(fine della seconda puntata)

 

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  1. …… I casi denunciati dal buon Fausto hanno sforato per alcuni anni i tetti indicati dal regolamento confederale sugli stipendi sia come lordo fiscale (su cui si pagano le tasse) sia come lordo previdenziale (su cui saranno pagate le pensioni). Ma fra le due cifre c’è una grossa differenza, perché quello previdenziale è parecchio più alto di quello fiscale, E NON SI CAPISCE PERCHE’.

    Un amico (che chiamerò Caio) mi ha dato una versione, della vicenda, alquanto grave (sotto diversi aspetti); versione che proverò a riportare invitando chi ne sa di più a correggerla ed integrarla qual’ora ne ravvisi l’opportunità.
    Caio ha spiegato che l’origine del 18% in più, per gli statali risale al tempo in cui per essi non esisteva il salario accessorio. Successivamente fu introdotto ma il 18% rimase; però da allora viene concesso solo per la differenza mancante per arrivare al 18%; pertanto se dalla contrattazione l’interessato ne prende il 10% ha diritto ad un ulteriore 8% d’integrazione. Però si parla sempre e solo dello stipendio dell’azienda (nel caso della Furlan stipendio delle poste). Proseguendo con l’esempio l’amico spiega che anche così non si tratta di briciole specie per casi come Bonanni, Furlan e simili; perché, il primo è andato in pensione interamente col sistema retributivo e la Furlan, molto probabilmente, andrà col sistema misto che calcola gli anni di pensione fino al 31 dicembre 1995 col sistema retributivo (molto più favorevole) e gli anni successivi col sistema contributivo. Intanto, rimanendo ai soli contributi d’azienda il vantaggio del retributivo, spiega essere notevole perché, chi va in pensione con 40 anni la percentuale della media degli ultimi stipendi che serve a determinare l’entità della pensione viene moltiplicato per tutti i 40 anni allo stesso modo prescindendo da quanto si era guadagnato. Dunque per l’erogazione della prestazione si tiene conto degli anni lavorati e dello stipendio percepito negli ultimi anni di lavoro*.
    Aggiunge poi che col metodo retributivo il trattamento pensionistico si basa su 2 quote. La prima (Quota A) è calcolata sulle anzianità maturate al 31/12/1992. La Quota A si basa sulla media degli ultimi 5 anni (260 settimane) delle retribuzioni utili percepite dall’interessato se lavoratore dipendente e DELL’ULTIMO ANNO SE DEL PUBBLICO IMPIEGO. La seconda (Quota B) è determinata sulle anzianità contributive dal 1° Gennaio 1993 fino al 31 dicembre 1995 o al 31 dicembre 2011 e si basa sulla media degli ultimi 10 anni delle retribuzioni utili percepite dall’interessato se lavoratore dipendente (privato o pubblico); Le aliquote oscillano generalmente tra il 2% e l’1% della retribuzione pensionabile per ogni anno di anzianità contributiva.
    Dato che l’anzianità contributiva complessiva riconosciuta può essere al massimo pari a 40 anni l’importo della pensione erogabile con il sistema retributivo non può superare l’80% della media della retribuzione pensionabile (40 x 2% = 80%)

    *Caio evidenzia questo aspetto ovvero che col sistema retributivo sono gli stipendi degli ultimi anni che determinano l’entità della pensione; i contributi previdenziali ne sono solo la condizione necessaria per giustificare i redditi alti utili a far crescere la media degli stipendi.

    ** La maggiorazione del 18%:
    Al personale del comparto statale, alla retribuzione utile per il calcolo della quota A e della quota B viene applicata una maggiorazione del 18%. Questa maggiorazione è da intendere come un salario accessorio minimo utile esclusivamente al calcolo della pensione. Pertanto il salario accessorio effettivamente percepito, sia in forma fissa come elemento della retribuzione, sia in forma occasionale per prestazioni previste dalla normativa, influisce sulla pensione solo se supera il salario accessorio minimo del 18% già riconosciuto per legge. Pertanto solo la parte eccedente il 18% va a far parte della retribuzione utile al calcolo.
    Spero che lo sforzo dell’amico Caio, integrato con una ultima domanda riesca a fare un po’ di luce sulla vicenda.
    In conclusione mi ha chiesto ed io vi giro la domanda perchè non ho saputo rispondere ma quanti sono gli errori del tipo indicato dal ragioniere di Avellino? Secondo lui tanti ma tanti da far pensare che non di errori si tratti ma di qualcosa molto molto più grave.

    JE SUIS FAUSTO’

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