Chi ha cacciato chi (e perché)

“Molti della Fai meritavano di essere cacciati a calci in culo e così è stato”.

Lo scrive un commento che abbiamo ricevuto, e al quale ci fa piacere rispondere. Giusto per precisare un paio di cose.

Tanto per cominciare, il primo ad essere cacciato è stato Augusto Cianfoni. Non dal dottor Sbarra dell’Anas, ma dal voto del congresso dell’Ergife. Quanto lo meritasse per altre vicende non sta a noi dirlo, ma è un dato di fatto che è stato quel libero voto (per impedire il quale era arrivata all’Ergife il segretario generale della Cisl) che ha chiuso il periodo bonanniano. Fra le proteste e gli starnazzamenti della signora Anna Maria, che per reazione ha imposto il commissariamenti nel giro di tre giorni. Un commissariamento al quale Cianfoni ha collaborato, firmando le carte che attestavano lo svolgimento della necessaria contestazione e istruttoria preliminare al commissariamento (istruttoria che di fatto non c’è stata, altrimenti non sarebbe durata meno di tre giorni), nella speranza di potersi ritagliare ancora un ruolo, magri da sub-commissario, o almeno di salvare il salvabile per sé e i suoi cari.

La prima cosa non gli è riuscita, la seconda sì. Perché la tribù legata a Cianfoni, presente in Via Tevere e in varie parti d’Italia, è rimasta praticamente intatta. Cosa sia stato scambiato per ottenere questo risultato, è cosa sulla quale abbiamo qualche sospetto, ma ora non tocchiamo questo tasto.

Ci sono poi quelli che sono stati cacciati dal dottor Sbarra dell’Anas. E non per conseguenza di un voto democratico del congresso, ma per rappresaglia politica dopo quel voto.

Uno di questi è Giampiero Bianchi. Cacciato con una lettera di licenziamento firmata dal dottor Sbarra dell’Anas che lo accusa, prima ancora di essere stato contrario all’accorpamento, di aver esultato pubblicamente alla notizia delle dimissioni di Raffaele Bonanni. Cioè di lesa maestà. A chi ora ci domanda, come il commento al quale rispondiamo “con Bonanni quale autonomia c’è stata”, possiamo rispondere che c’è stata la stessa che c’è adesso, cioè nessuna. Ma chi, come Giampiero Bianchi, ha espresso questa opinione è stato cacciato “a calci in culo”. Per te “se lo meritava”? Quindi anche per te è il dissenso è intollerabile?

Un’altra persona cacciata è Maurizio Ori. Cioè quello che da segretario regionale si era abbassato lo stipendio. E non ci risulta che fosse lui a gestire i conti bancari per conto di Cianfoni. Però lui è stato cacciato, qualcun altro no.

Fra gli altri (le storie sarebbero tante, e diverse fra di loro) c’è anche chi, senza essere stato formalmente cacciato, di fatto è stato messo da parte ed allora se n’è andato. Uno di questi, Maurizio Mastrantonio, si è presentato all’ingresso del congresso di Pomezia, e quando ha incrociato il dottor Sbarra dell’Anas ha avuto un vivace scambio di battute. Con il dipendente dell’Anas che gli ha detto, più o meno, “ma secondo te mi tenevo in casa i dissidenti come te?”.

E allora, altro che cacciare “chi se lo meritava”, la verità è che c’è stata un’epurazione politica da parte di chi, fin dalla notte dell’Ergife, ha brigato per diventare segretario generale della Fai.

Infatti c’è la riprova: molti della Fai meritavano di essere cacciati “a calci in culo”, e molti sono stati i cacciati. Solo che i cacciati non sono quelli che se lo meritavano, e quelli che se lo sarebbero meritato non sono stati cacciati.

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3 Commenti - Scrivi un commento

  1. A Locri si usa così: c’è uno che giudica come un’altro deve essere mandato via…. ed è fortunato se solo a calci in culo.
    Nel mondo civile invece, da qualche secolo, c’è chi accusa, c’è chi si può difendere, c’è chi giudica, e c’è il caso che uno ricorra ai gradi superiori di giudizio e dimostri la sua innocenza.
    Ma nella cisl c’è troppo da fare, questi diritti umani, inalienabili, costituzionali sono tempo perso, e il tempo si sa è denaro.

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