La notte del sindacato: una risposta sull’onestà sindacale

Pubblichiamo un primo intervento in risposta agli stimoli sul significato dell’onestà sindacale arrivati nell’intervento che abbiamo pubblicato il 6 maggio, auspicando che altri ne seguano. E ci sembra giusto inserire questo dibattito in quello, più generale, sulla “notte del sindacato”

www.il9marzo.it

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Caro amico, rispondo in forma anonima al tuo contributo non firmato. E già questo è significativo.

Forse ci conosciamo, e potremmo parlarci direttamente, o perfino pubblicamente, di queste cose. Ma nella Cisl attuale se parli pubblicamente è pericoloso parlare liberamente, e se parli liberamente non puoi farlo pubblicamente. Oppure puoi farlo sul “9 marzo”, ma anonimamente. Come se stessimo giocando a mosca cieca, solo che siamo tutti bendati. O come se fossimo tutti chiusi in una stanza buia, e nessuno volesse accendere la luce per paura di quel che gli altri potrebbero vedere di lui.

Non ti sembra questa una situazione sufficiente per concludere che c’è qualcosa che non va, al di là di soldi e pensioni gonfiate? E che l’uso non corretto dei soldi, un tema sul quale è facile scivolare nel giacobinismo e nell’accusa sterile, sia in effetti il sintomo rivelatore di una malattia di fronte alla quale non basta essere onesti nel fare il meglio possibile il proprio lavoro?

Già, il proprio lavoro. Come fa uno ad essere onesto, nel senso crociano della capacità, se gli è stato tolto? Oppure se rischia di perderlo nel caso si esponesse troppo con le critiche? Qui c’è un problema: la Cisl è diventata un’organizzazione fatta di dipendenti invece che di pochi dirigenti e molti volontari, come sarebbe meglio che fosse. Perché un dipendente lo puoi ricattare con la paura di perdere lo stipendio, ma farlo con un dirigente è più difficile, e farlo con un volontario è impossibile.

Detto questo, la tua lettera ha toccato un punto vero, e profondo; solo che la conclusione mi sembra giusta sì, ma insufficiente di fronte al momento che stiamo vivendo. Un momento in cui io sto rispondendo in forma anonima ad un tuo anonimo intervento in relazione ad una situazione nella Cisl in cui la lotta politica si fa con le lettere anonime.

E’ questo il “sindacato associazione”, che a parole sventoliamo come la nostra idea? Un’associazione non dovrebbe essere fatta di persone con nome e cognome, e di dirigenti che rispondono del loro operato?

Scusami per questa sfilza di domande, che rischiano di farmi sembrare un po’ aggressivo. Ma sono domande che prima di fare a te ed a tutti, ho dovuto fare a me stesso. E non trovo altra risposta valida se non quella di dire: meno male c’è stato Fausto Scandola che, in maniera forse grossolana ha posto un problema forse equivocabile e che si presta a strumentalizzazioni esterne e giustizialiste, ma che può essere il punto di partenza per un recupero di onestà sindacale. Sia nel senso di uso corretto dei soldi, sia nel senso di crociano di capacità di fare il nostro mestiere.

Se Fausto si fosse limitato ad essere onesto in proprio, avrebbe potuto non fare nulla, e forse oggi saremmo tutti più tranquilli. E invece ha portato un po’ di sana inquietudine. Proprio quell’atteggiamento che tu inviti a coltivare.

Non è che per caso stiamo dicendo la stessa cosa, ma il fatto di parlarci “al buio” non aiuta a capirci?

Un abbraccio necessariamente anonimo, ma sincero

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