Fra Scilla e Cariddi

Avevamo deciso di non parlare delle persone elette nella segreteria della Fai su designazione del nuovo segretario generale/vecchio commissario. Un po’ perché si tratta appunto di prescelti, e allora loro o altri la storia non sarebbe cambiata di molto, un po’ perché ogni tanto ci torna in mente il consiglio della mamma di Andreotti: “se non puoi parlare bene di qualcuno, non parlarne”. A maggior ragione se, a differenza del dottor Sbarra dell’Anas, si tratta di persone con le quali hai condiviso momenti di una storia che, nel bene e nel meno bene, non ritieni sia da cancellare.

Poi ci è stato segnalato un tweet di Maurizio Bernava, ed allora dobbiamo fare un’eccezione per Fabrizio Colonna. Al quale non useremo l’ipocrisia di dire che abbiamo apprezzato il suo comportamento ondivago nelle vicende dell’ultimo anno e mezzo: prima, un po’ a sorpresa, col fronte del no allo scioglimento della Fai, poi col commissario mandato per ritorsione contro il mancato scioglimento, poi sempre col commissario sulla linea del “ma chi ha mai parlato di scioglimento?”, per approdare infine alla segreteria nazionale con due persone che non vengono dalla Fai e due che si erano battute con Augusto Cianfoni fino all’ultimo secondo per lo scioglimento-annessione alla Filca della Fai.

Detto questo, non siamo troppo convinti che l’approdo del messinese Colonna alla segreteria nazionale fosse il suo obiettivo fin dall’inizio di questa storia. O meglio, non siamo convinti che lui avesse un proprio progetto. Un po’ come disse qualcuno a Norimberga, ma là in versione ben più tragica, lui ha solo obbedito a degli ordini.

E gli ordini superiori lo portano ora a trovarsi fra Scilla e Cariddi, esposto alle pericolose correnti dello Stretto. Perché quando fra Scilla e Cariddi le cose vanno bene, tutto va bene. Ed il suo arrivo in segreteria della Fai suggella lo stato di pace. Ma il giorno che dovessero andare meno bene, lui rischia di trovarsi in mezzo alle scosse sismiche, schiacciato come il prosciutto nel panino. Ed a dover scegliere fra l’obbedienza a chi lo ha portato nella segreteria nazionale e chi gli ha ordinato di lasciare l’amata Sicilia per spostarsi sul continente (senza neanche aspettare la costruzione del ponte…).

Insomma, caro Fabrizio, non ti invidiamo. Perché col tuo passaggio a Roma ti trovi ad avere un “genitore uno” ed un “genitore due” che rischiano di toglierti ogni spazio di azione autonoma. Quando andranno d’accordo, perché decideranno loro per te; e quando non andranno d’accordo perché ti tireranno da parti opposte senza troppo riguardo.

Certo, la soluzione ci sarebbe: diventare adulti ed emanciparsi dall’uno e dall’altro. Ma perdonaci se ti diciamo che, a giudicare dalle tue scelte, e un po’ anche dall’espressione che hai nella foto di Pomezia, questa, che sarebbe la soluzione migliore, ci sembra anche la meno probabile.

Scilla e Cariddi

 

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