Fine della prima parte

Con il congresso, o qualcosa del genere, che si è svolto dall’Antonella a Pomezia, si è chiuso il commissariamento che avrebbe dovuto portare a costituire la federazione agro-edile-alimentare-ambientale già fallita all’Ergife, e che invece ha prodotto un’organizzazione agro-alimentare-autostradale. In fondo si potrebbe dire: un’assurdità al posto di un’altra.

Questo sito era nato come strumento di sostegno all’iniziativa di contestare in giudizio quell’illegittimo commissariamento (iniziativa che, senza avere successo, non ha avuto alcuna smentita nel merito, essendo stati respinti i ricorsi solo per ragioni processuali). In qualche modo, il suo orizzonte temporale era limitato alla durata del commissariamento.

E allora, che fare? Continuare a tallonare il dottor Sbarra dell’Anas nella veste di segretario generale di una Federazione che ha lo stesso nome ma non è più la stessa cosa della Fai di prima? O chiudere qui, con la soddisfazione di non aver ammainato la bandiera della resistenza fino all’ultimo giorno?

La prima ipotesi sarebbe, evidentemente, esposta al rischio del velleitarismo; e comunque, visto che un congresso, o qualcosa di simile, c’è stato, chi ha votato il nuovo segretario ora se lo gratti.

Ma anche scegliendo la seconda ipotesi si corre il grave rischio dell’autocompiacimento, dell’accontentarsi di essere stati bravi, quando invece il dovere è quello che ci ha detto Fausto Scandola: “bisogna combattere, bisogna impegnarsi”.

Ecco, più di un anno fa, quando siamo partiti, Fausto non lo avevamo ancora conosciuto. Aver percorso un pezzo di strada, così inspiegabilmente breve, assieme a lui ha cambiato anche la natura di questo sito. Ci ha dato un’altra prospettiva. Ci ha fatto capire che il nostro problema era parte di un problema più grande. Un problema di rappresentanza. Un problema di democrazia. Il problema di una visione del sindacato che si sta affermando e che punta ad erogare servizi e trarne vantaggio invece di offrire ai lavoratori uno strumento di attiva partecipazione democratica. Un sindacato sempre più ricco di soldi (ecco perché la questione delle retribuzioni esagerate è così importante) ma sempre meno associazione (ecco perché è importante contestare il cedimento della Cisl sull’articolo 39).

E allora, di chiudere qui non se ne parla. Anche perché il numero di chi ci segue stabilmente continua ad aumentare. Evidentemente stiamo dando qualche iniziale risposta ad una domanda che nelle fila della Cisl è presente, magari in maniera latente o dissimulata per non incorrere nelle sanzioni imposte dal regime di centralismo democratico che non tollera manifestazioni di dissenso.

In poche parole: oggi, nelle intenzioni iniziali, sarebbe stato il giorno in cui avremmo dovuto chiudere. E invece è il giorno in cui, avendo completato la prima parte del nostro lavoro, ne possiamo cominciare un’altra. E continueremo a raccontare vicende della Cisl e dintorni a partire da un’idea forte di cosa un sindacato è e deve essere. Soprattutto se si chiama Confederazione italiana dei sindacati dei lavoratori.

Come tutto questo si tradurrà in pratica, non lo sappiamo ancora. Ne parleremo fra noi e lo vedremo cammin facendo. Un cammino che potrebbe essere ancora molto lungo. E dove porterà, oggi non lo si può dire. Il che lo rende ancor più affascinante.

Caminante, son tus huellas
el camino y nada mas;
caminante, no hay camino,
se hace camino al andar.

(Antonio Machado – Cantares)

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2 Commenti - Scrivi un commento

  1. Anche se la battaglia è stata persa non vuol dire che si perderà la guerra; e poi dipende dai punti di vista perchè stante alla saggezza popolare che dice “si è chiusa una porta ma aperto un portone” penso che da questa esperienza, limitata alla sacrosanta difesa di una chiara violazione delle regole sia emersa qualcosa di molto più importante per la vita futura del sindacato precipitato verso l’autodistruzione.
    La vicenda Fai e lo scandalo Scandola hanno rappresentato il sollevamento del coperchio di una pentola piena di porcherie che in quest’anno sono, in parte traboccate ma sono convinto che il più è ancora da scoprire. Senza continuare a mettere il dito nella piaga ritengo meritorio e utile continuare la lotta di risanamento e di rifondazione della muova cisl aggiornata alla nuova realta politica e sociale che si è determinata. Non so come ma penso per esempio ad uno spazio dove si possa fare un iniziale braynstorming della disastrata situazione per poi partire con un dibattito aperto a tutte le menti pensanti interne alla cisl e libere da qualsiasi velleità carrieristica.
    Luigi Viggiano
    fnp Savona

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  2. Ferrarotti Agostino · Edit

    Ritengo che non si deve mollare, ma proseguire la lotta. Bisogna che questa esperienza diventi il fulcro per scardinare quel muro di omertà, sia il mezzo per risollevare questo sindacato, la voce che permetta alle persone di libero pensiero di esprimere le loro idee, le loro convinzioni o se non altro di dar fiato al quel vento di rinnovamento che esiste ancora in CISL . Un sito di denuncia, ma anche di proposte. Un sito di critica, ma anche di idee e di modernità. Cominciamo a lavorare per un manifesto di rifondazione della CISL che raccolga tutti i veri valori del nostro sindacato quelli fondanti, quelli di modernizzazione e quelli da aggiornare, in questa società del lavoro che è molto diversa da quella degli anni 1970-1980. Cominciamo a pensare all’elezione dei segretari, dal più basso livello a quello confederale, che superi lo strumento congressuale e dia voce all’iscritto, al lavoratore, all’ultimo degli ultimi. Finora abbiamo giocato sulla difensiva, ora è giunto il momento dell’attacco e chi meglio di noi conosce la CISL per non sapere dove colpire . Viva la Nuova CISL .

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