Dal nostro amico Luigi Viggiano rceviamo questo contributo sul sistema delle pensioni in Italia che, oltre a mettere in evidenza la scarsa credibilità di alcuni dirigenti sindacali ad affrontare l’argomento, propone la sua analisi e conclude invitando al dibattito su alcune idee.
Volentieri ci offriamo di ospitare il parere di chiunque vorrà interloquire su questo argomento così importante
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GRANDE RISULTATO PER I PENSIONATI DOPO LA MANIFESTAZIONE DEL 2 APRILE
Abbondantemente dopo che, anche l’ultimo vitellino era scappato dalla stalla, i sindacati confederali hanno organizzato una manifestazione di facciata per mettere in pace la coscienza dei rispettivi supermanager preoccupati, non tanto delle reazioni dei bistrattati pensionati ma di non disturbare troppo il rottamatore che potrebbe far pagare cara, la loro impudenza. D’altra parte però ci vuole davvero una bella faccia tosta per personaggi che godono o godranno di pensioni superiori alla media solo di qualche centinaio di migliaia di euro per presentarsi come portabandiera del malcontento dei pensionati o pensionanti che vivono, e sempre peggio vivranno il dramma delle pensioni che di seguito cercherò d’illustrare.
Prima di entrare nel merito é necessario chiarire che, ad oggi, la spesa annuale italiana per le prestazioni sociali (previdenza e altre) ammonta approssimamene a 332 miliardi di euro annui, a fronte di una spesa sanitaria che se estrapolata è pari a circa 110 miliardi di euro annui ed una spesa complessiva di circa 826 mld euro (DEF 2015, pubblicato in aprile 2015). Interessante è considerarne l’andamento che vede le uscite complessive dello Stato, abbastanza stabili, anche se enormi, però le prestazioni sociali purtroppo sono in costante ascesa, in media circa 6 miliardi all’anno in gran parte dovuti all’invecchiamento della popolazione.
Nella situazione descritta é evidente per chiunque che, non è possibile pensare di risolvere il problema senza intervenire su pensioni e sanità. Se poi si considera che la sanità è già stata ridotta all’osso, come dimostrano ampiamente i livelli delle prestazioni erogate ed il costo pro-capite che é di molto inferiore a quello degli altri paesi europei (7.1% del PIL contro una media EU del 7.9% e del 9% della Francia e del 8.7% della Germania); ci si rende conto che la strada dei tagli porta obbligatoriamente alle pensioni, che sebbene bassissime a livello pro capite rispetto all’Europa sono un fardello che pesa per circa il 40% sulla spesa totale (oggi la media dell’assegno in Italia è ben al sotto i 1000 euro mensili, per la precisione in media è di 825 euro mensili, dati del 2015).
Il quadro descritto porta ad una sola conclusione ovvero di non poter pagare, in futuro, le pensioni nella stessa misura in cui lo si fa oggi, per tre motivi, due di base ed uno conseguente: la bassa crescita, l’invecchiamento della popolazione e l’impossibilità di agire sull’inflazione dei costi interni perchè privi di una moneta sovrana (abbiamo l’euro che mantiene i costi tedeschi più bassi di quanto sarebbero col marco, cosa che permette alla Germania di esportare i propri prodotti a svantaggio dei nostri).
Così dunque, a causa del costo per le pensioni troppo alto, in proporzione all’Europa e del non poter ricorrere all’iflazione presto non saremo più in grado di pagarle. Certo, una crescita robusta e duratura, risolverebbe il problema ma questo, con l’austerità oramai consolidata, è praticamente impossibile. Anzi possiamo dire che insistendo con l’austerità il sistema finirà per collassare. Non ci meraviglieremmo più di tanto se un giorno, visto che le pensioni tendenzialmente sono destinate a crescere a causa dell’invecchiamento della popolazione e lo Stato é impotente perchè vincolato all’euro l’unica via d’uscita possibile finirà per essere quella di non pagarle ed anzi aumentare le tasse a copertura! E così i futuri pensionanti, oggi continuano a pagare tasse e versare contributi senza avere alcuna certezza di di ricevere una pensione almeno pari ai contributi versati.
Ma la cosa veramente preoccupante, che da tempo avrebbe dovuto allarmare una classe dirigente sindacale degna di tale nome, é che oggi si sta facendo in modo di spostare sempre più avanti la data di erogazione della pensione, siamo ormai prossimi ai 70 anni per gli uomini: in un mondo competitivo come si farà a sopravvivere tra la fine della attività lavorativa stimabile attorno a 60 anni e la pensione? In questo mondo dove i giovani non trovano lavoro gli anziani verranno sostituiti a basso prezzo molto velocemente appunto da giovani e immigrati sottopagati. A quel punto si avrà l’implosione dell’Italia che molto probabilmente verrà pacificamente invasa, perchè un paese con tanti vecchi da mantenere non è in grado di difendersi sul lungo termine. Auguriamoci di sbagliare perchè diversamente il passaggio intermedio inevitabilmente non sarebbe dei più tranquilli.
Al momento l’unica concreta speranza per evitare il peggio sarebbe di uscire dall’Euro e riattivare la crescita con un valore più realistico del cambio della lira cosa che renderebbe le nostre esportazioni competitive sul mercato estero. Ma questo é proprio quello che i tedeschi più temono ed ostacolano perchè soffrirebbero molto la concorrenza dell’l’Italia; la temono al punto che fanno di tutto per accellerare la nostra fine. D’altra parte oramai l’Italia é diventata terra di conquista; con le famose privatizzazioni, fatte passare come necessarie per raddrizzzare la barca quando in realtà è un modo per arrichirsi utlizzato dalla maggior parte della classe dirigente italiana a cominciare dalla politica, passando per i sindacati, banche, finanzieri, militari, direttori d’ospedali e chi più ne ha ne metta; tanto alla fine saranno sempre meno di quelli reali. Basta leggere la stampa quotidiana per capire quanto diffusa è la corruzione.
In altri tempi secondo voi il sindacato si sarebbe comportato allo steso modo?
Grazie per l’attenzione e se ritenete ne valga la pena riflettete su quanto scritto e contestatemi pure se lo ritenete necessario sono ben lieto di mettermi idiscussione e dibatterne grazie.
S A V O N A, 10 A P R I L E 2 0 1 6
L u i g i V i g g i a n o
F n p S a v o n a
Il governo si è tanto spaventato dopo lo sciopero dei confederali che subito ha provveduto a mettere nel DEF il taglio alle pensioni di reversibilità.
OTTIMO RISULTATO GENERALE BOFANTI NON LE PARE???????