Aquile spennate

Domenica scorsa per le aquile non è stata una bella giornata.

Nel pomeriggio l’aquila della Lazio è stata spennata in malo modo dalla Roma nel derby; in serata, l’aquila confindustriale è stata “quasi violentata”, come direbbe la signora Annamaria, da Report su Rai3.

Lasciando perdere le questioni calcistiche, su cui esistono sensibilità diverse, la questione dell’associazione delle industrie ci interesserebbe fino ad un certo punto (perché non sono affari nostri), se non fosse per alcune analogie che ci è parso di cogliere con le vicende della Cisl e della Fai. Analogie, purtroppo, non in positivo. E che forse hanno qualche motivo in comune.

L’impressione complessiva prodotta dai molti industriali intervistati è quella di un’organizzazione che ha il problema della sopravvivenza più che quello della rappresentanza. E come si sopravvive? Ad esempio, offrendo servizi a prescindere dalla rappresentanza, come con la formazione per le Asl (e come la formazione della Fai per le imprese agricole, cominciata sotto Cianfoni e rafforzata sotto il dottor Sbarra dell’Anas). Oppure associando imprese con interessi in conflitto fra di loro, come l’Enel e chi paga la bolletta.

Stando così le cose, non sorprende che alcune imprese si chiamino fuori lamentando che la loro organizzazione non produca innovazione. E non da oggi, aggiungiamo noi, e non solo la loro organizzazione. In Italia l’ultima innovazione reale attraverso un accordo fra imprese e sindacati, in quel caso assieme al governo, risale al 1993, quando le strutture della rappresentanza erano ancora quelle della prima repubblica. Ad esempio, c’era ancora l’Intersind, e c’era l’Asap. Per cui le imprese pubbliche non avevano bisogno di andare a fare l’uovo nel nido dell’industria privata.

Che non si faccia più innovazione non è un caso, e non è solo un problema del lato confindustriale del sistema. E’ che negli anni della seconda repubblica il paese si è fermato, e con esso anche il sistema delle relazioni sindacali. Con i soggetti più innovativi che sono stati assorbiti da quelli meno innovativi, come accaduto all’Intersind assorbito dalla Confindustria. E come sarebbe accaduto alla Fai se fosse stata assorbita dalla Filca, e poi è comunque successo perché è stata commissariata e condannata alla chiusura dei propri centri di elaborazione culturale (come la Scuola nazionale di formazione, la fondazione Fisbafat e di fatto anche la casa editrice Agrilavoro, che da quando è presieduta – a titolo gratuito – dal dottor Sbarra dell’Anas non ha pubblicato una sola riga).

Un’altra analogia importante è quella dell’uso dei probiviri come strumento di conservazione dell’apparato invece che di giustizia interna. Per tre volte, dal racconto di Report, è emerso l’uso della giustizia interna per allontanare persone che creavano problemi (non sappiamo nulla nel merito delle questioni sollevate, ma par di capire che anche le decisioni dell’Assoprobiviri confindustriale non abbiano considerato il merito ed agito in nome del principio “queste cose ce le vediamo fra di noi”).

Infine c’è un’altra analogia, ma che non riguarda Report. Riguarda il procedimento di designazione del nuovo presidente. Tutti i giornali hanno infatti titolato, ed anche Report ha detto, che Boccia è già il nuovo presidente dell’associazione. In realtà, Boccia è stato designato e dovrà ora essere eletto. Ma la tradizione, si dirà, vuole che l’elezione sia solo una ratifica della designazione.

Solo che anche il congresso della Fai all’Ergife avrebbe dovuto “solo ratificare” la scelta dello scioglimento prima della fusione con la Filca (a proposito, si è poi capito a chi serviva lo scioglimento di Fai e Filca prima, e non a seguito della fusione?).

E se anche nella Confindustria ci fosse una notte dell’Ergife?

Ma qua ci fermiamo perché questi non sono affari nostri.

Condividi il Post

Un Commento - Scrivi un commento

  1. MOLTE SONO LE SIMILITUDINI D’ALTRA PARTE SONO A CONFRONTO DUE GIOCATORI CHE, FIN QUANDO GLIELO HANNO PERMESSO HANNO GIOCATO ALLO STESSO TAVOLO CON LE MEDESIME REGOLE; OGGI PERO’ SI PRESENTA UN PROBLEMA NON CERTO DI POCO CONTO CHE NON RIGUARDA PIU’ LA RAPPRESENTANZA BENSI’ LA STESSA SOPRAVVIVENZA; COME E’ EMERSO DAL SERVIZIO ANCHE I PROBIVIRI SI COMPORTANO SBILANCIATI TUTTO VERSO CHI COMANDA SENZA VAGLIARE MINIMAMENTE I FATTI.
    MA L’IMITAZIONE MEGLIO RIUSCITA E’ QUELLA DI FRATE INDOVINO DOVE A PRIORI, IN ENTRAMBE LE ASSOCIAZIONI,SI CONOSCONO I NOMI DEI FUTURI ELETTI democraticamente!!!!. NON SO SE PER VOI QUESTA E’ DEMOCRAZIA PER ME E’ UNA AUTENTICA PRESA PER IL …… DI TANTA GENTE ONESTA CHE IN BUONA FEDE CREDE ANCORA NELLA DEMOCRAZIA.
    E POI CI SONO I BILANCI CHE LO STESSO PRESIDENTE SQUINZI DAVA PER PUBBLICO COME TANTI ALTRI ED INVECE SI E’ SCOPERTO CHE COSI’ NON ERA.
    COSI’ A FRONTE DI QUESTE TRISTI ANALOGIE ACCADEVA CHE DAL 2008 AD OGGI 567000 LAVORATORI HANNO PERSO IL LAVORO, 13 MILIONI HANNO SUBITO UNA RIDUZIONE DEL SALARIO E DELL’ORARIO DI LAVORO OLA TRASFORMAZIONE DEL CONTRATTO DA TEMPO INDETERMINATO A DETERMINATO ED UNA MIRIADE DI LAVORATORI AUTONOMI SENZA ALCUNA TUTELA.
    E SBAGLIATO PENSARE CHE HANNO PENSATO SEMPRE E SOLO AI PROPRI INTERESSI? DI CERTO NON A QUELLI DEI LAVORATORI O INDUSTRIE NOSTRANE. I DATI DEL TRACOLLO SONO INCONFUTABILI.

    Reply

Commenti