I conti non tornano: 1) l’ideologia della trasparenza

Dalla periferia della Fai, quella che non batte le mani al commissario a prescindere da quello che fa, pubblichiamo alcune considerazioni sulla politica delle risorse in atto nella Federazione.

Questa è la prima puntata.

Tempo di piani finanziari in Fai. La struttura nazionale sulla base delle entrate pervenutele dai contributi di assistenza contrattuale (Cac), trattenute le quote di propria pertinenza, distribuisce suddette risorse ai livelli regionali e territoriali per quanto di loro competenza, non dimenticandosi prima di trattenere e quindi versare un’ulteriore quota alla confederazione.

Tutto semplice, no?

Certo tutto semplice, quest’anno però……….

Si c’è un però. Quale?

Risulta che in alcune realtà regionali le risorse assegnate, sia alle stesse strutture regionali che alle loro federazioni territoriali, siano di importi inferiori rispetto agli anni precedenti, e non di poco! Sembra che in una regione vengano a mancare soldi corrispondenti all’agibilità di quattro se non cinque operatori sindacali (!?).

Tranquilli, il commissario ha sposato in toto il sacrosanto principio della trasparenza, grazie al quale si può contemporaneamente affermare che: ” d’ora in poi verrà maggiormente tutelata la prima linea” e assegnare alle stesse minori risorse. Sbagliate erano le precedenti gestioni, troppo discrezionali.

A questo punto mi sfogo e dico: viva la discrezionalità che mi consente di pagare 4 o 5 sindacalisti.

A cosa serve la trasparenza assunta a ideologia di onestà astratta, di morale che si traduce in moralismo, incapace di leggere la realtà, individuarne i bisogni concreti, cercando di rispondere in qualche modo ad essi?

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