Fausto Scandola- Verona 22 Febbraio 2016
Almeno ora sarà più difficile calunniarlo, o peggio, facendo credere che le sue iniziative fossero poco limpide, o nascondessero chissà quali secondi fini. Una bugia sparsa non con il coraggio dell’affermazione esplicita, ma facendo girare il venticello di frasi ripetute a pappagallo (“come mai proprio ora che si sta facendo pulizia…”, “rancori personali…”, “facile capire chi c’è dietro…”, “due o tre casi isolati…”, e altre cose che ci dà fastidio ripetere).
Buon ultima, in ordine di tempo, ma anche un po’ di dignità, è arrivata la Flaei, una federazione con un passato importante di capacità di stare all’opposizione, e di sopravvivere anche ai commissariamenti di Via Po 21, che ora si è fatta campionessa di conformismo, arrivando così ad avere il poco onorevole privilegio di aver rivolto l’ultimo insulto a Fausto Scandola ancora vivo.
Lo riportiamo per esteso: “il sig. Scandola (ex dirigente sindacale in pensione), preso da “sacro furore moralizzatore”, ha deciso tardivamente di denunciare i fatti, utilizzando documenti di altri”.
Che tristezza! E che distanza di spessore umano fra questo sciocco servilismo e la buona battaglia di un vecchio iscritto alla Cisl, attivo anche da pensionato in tante iniziative di volontariato, uno che aveva messo un’ipoteca sulla sua casa quando era servito per il sindacato. Uno che ha combattuto senza accelerare né rallentare anche quando aveva saputo che la sua salute stava peggiorando. Senza “furori sacri”, né quelli fin troppo profani di troppi che sentono scottare la poltrona ma non si possono permettere di fare trasparenza.
Un che aveva la convinzione, cosa che manca a tanti dirigenti, che la Cisl fosse una cosa importante per i lavoratori di questo paese. Per questo bisogna difenderla anche da sé stessa, dalle sue involuzioni e dalla sua scissione fra belle parole e pratiche discutibili di gestione del potere.
Tutto quello che ha fatto nei suoi ultimi mesi di vita lo ha fatto non per sé stesso ma per la Cisl. Che per lui non era solo una sigla, o il nome dell’organizzazione dalla quale era stato espulso con una decisione che è servita solo a far conoscere a tutti la fondatezza delle sue denunce.
Fausto non faceva discorsi sulla Cisl; Fausto sapeva cos’era la Cisl, era un testimone vivente dell’identità Cisl. Anche per questo è stato capace di accollarsi il peso di una battaglia ancor più solitaria di quanto si sapesse all’esterno (aveva rinunciato a frequentare molti amici di una vita, che rischiavano di trovarsi in imbarazzo con i vertici confederali ad essere visti con lui). Lui sapeva, non intellettualmente ma come esperienza reale, che dire “la Cisl mette al centro la persona” non vuol dire solo, un po’ paternalisticamente, che l’organizzazione protegge i lavoratori; vuol dire anche che ogni persona, dirigente o ultimo degli iscritti, deve sentirsi al centro del sindacato, deve sentirsi responsabile, deve sapere che quando una cosa va fatta, quando una battaglia va sostenuta, non puoi pensare che qualcun altro lo faccia al tuo posto.
“Bisogna impegnarsi, bisogna combattere”, per usare ancora le sue parole nell’intervista alle Iene.
In questo sapersi mettere al centro dello scontro quando le circostanze lo avevano portato lì, Fausto Scandola ha dimostrato di appartenere profondamente alla Cisl, alla sua storia, alla sua identità. E per questo non è arretrato di un centimetro di fronte a chi, della Cisl, poteva rivendicare il controllo del nome e del simbolo, ma ha dimostrato di non sapere letteralmente di cosa parla quando parla a nome della Cisl. E non solo per questioni dell’uso di soldi di cui nessuno vuole rispondere.
Ecco, per loro abbiamo una brutta notizia; perché quello che Fausto ha cominciato, per la Cisl, non finisce con la sua morte.
Potete scommetterci.
Grazie siamo in tanto a crederci e a sperarlo.
Fausto, col suo comportamento coerente e disinteressato ci ha fatto capire tra le tante cose una in particolare ovvero che le più appaganti soddisfazioni che un uomo può avere dalla vita terrena sono quelle di lottare per degli ideali e le più negative perché degenerative battersi per soldi. Sfido chiunque a dimostrarmi il contrario.
Grazie Fausto col tuo esempio hai dimostrato a una banda di cialtroni e venduti che la vera felicità non sta nei soldi (specie se guadagnati immeritatamente o addirittura da emuli di Giuda Iscariota abusando della fiducia del prossimo).
Ma prima o poi anche loro ti raggiungeranno nel regno della verità e a quel punto capiranno che tutte le loro malefatte non servono a salvarli dal giudizio Divino.