Un caro amico ci scrive

La lettera che pubblichiamo ci arriva da un amico che è nella Cisl, con incarichi anche significativi, da molto tempo e che conosce bene le cose e le persone di cui parla.

QUESTA NON E’ LA CISL!   QUESTI NON SONO DIRIGENTI!

Sono amareggiato per le vicende dell’accorpamento Fai-Filca, che hanno coinvolto drammaticamente Giampiero Bianchi fino al licenziamento in tronco. Mi domando se il nostro sia ancora il sindacato pensato da Pastore e Romani, per il quale migliaia di esperienze di vita si sono spese in totale gratuità.

Chi conosce Giampiero Bianchi sa bene della innata simpatia e della proverbiale esuberanza della persona, tratti del carattere che, nei momenti di formazione sindacale, gli hanno permesso di coinvolgere appieno, come pochi altri, centinaia e centinaia di giovani.

E chi lo conosce sa altrettanto bene come l’intera sua esperienza umana sia stata costantemente intrinsecata con le vicende della Cisl: con lo stile dell’innamorato geloso della nostra storia e strenuo difensore dei principi costitutivi del sindacato libero.

Nel percorso dell’accorpamento Fai-Filca, e segnatamente nella scelta del Consiglio Generale della Fai Cisl, si addebitano a Giampiero Bianchi atti e pressioni affinchè si contrastasse l’epilogo dell’accorpamento stesso.

Non mi interessa qui entrare nel merito della veridicità di quanto sostenuto: che si configurerebbe comunque come un “reato d’opinione”. Mi preme invece sottolineare come la Cisl cancelli di colpo e senza ripensamenti esperienze solide e fedeli lunghe una vita, quasi una vendetta consumata per chissà quale lesa maestà.

Nella certezza di avere riscontrato comportamenti da riprendere, sicuramente vi era tutto lo spazio per l’adozione di provvedimenti disciplinari, anche pesanti, senza giungere intransigentemente alla risoluzione del rapporto di lavoro.

Quest’ultimo pone una famiglia con tre figlie in condizioni di assoluta precarietà economica. La Cisl si pone tra coloro che contribuiscono ad allargare la già troppo affollata platea delle periferie esistenziali, compiendo esattamente il contrario di quanto predica Papa Francesco, di cui tutti ci riempiamo troppo la bocca e troppo poco il cuore.

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