4/I bilanci dei regionali (e alla fine arriva lui…)

Quarta e ultima puntata: Asso pigliatutto

Ricapitoliamo: il congresso della Fai all’Ergife, votando contro lo scioglimento della Federazione concordato fra segreteria nazionale e segretari regionali con la pseudomediazione del segretario generale della Cisl, aveva posto le premesse per un ricambio totale di segreteria nazionale, ed una revisione ampia e profonda dei segretari regionali.

Invece il commissariamento ha bloccato il ricambio, perché della vecchia segreteria sono rimasti a Via Tevere 20 quattro componenti su cinque, ed a livello regionale uno solo è stato allontanato con metodi non proprio limpidi. In compenso un altro ha avuto due promozioni in rapida successione, quindi il bilancio del gruppo è più che positivo.

Quasi quasi, c’è da dire che è cambiato tutto perché nulla cambiasse. E lo farebbe pensare il fatto che nel giro di pochi mesi siamo passati dal commissariamento per mancato scioglimento (31 ottobre 2014), al più generico impegno a proseguire il percorso con la Filca senza indicare bene quando e come (documento commissario-senato delle regioni del 9 gennaio 2015), al “ma quale scioglimento, se la Filca vuole si fa la pluricomposta, altrimenti niente” (così, in sintesi, a luglio 2015, nelle tesi per la conferenza organizzativa del 19 e 20 ottobre, che ha sancito la “svolta”).

Dal punto di vista dei contenuti, tanto rumore per nulla. Ma la politica di oggi nella Cisl non ha niente a che fare con i contenuti politici. E’ una questione di chi si prende cosa, di chi occupa quale posto.

E infatti, il senso della storia della Fai è chiarissimo se si esgue il filo delle collocazioni personali.

Anche se sembra passato tanto tempo, non dovrebbe essere difficile ricordarsi che la FaiFilca sarebbe nata con una dirigenza che, appena insediata, sarebbe già stata da sostituire. Con un segretario generale proveniente dalla Filca destinato a cambiare incarico in tempi brevi (e infatti poco tempo dopo è andato all’Inas), ed un segretario generale aggiunto della Fai alla vigilia della pensione (che però si era già preparato il modo di mantenere una collocazione nella FaiFIlca almeno fino a 70 anni, fra pesca e piccoli agricoltori. E pare che anche ora, che non fa parte più della Federazione, abbia trovato il modo di occuparsi di qualcosa del genere, su scala più piccola e senza interferenze dalla Fai nel suo territorio. Che ci sia stato un accordo che prevedeva anche la salvezza dei suoi in federazione? E in cambio di cosa?).

Dunque, il bicongresso dell’Ergife, lo scioglimento stereofonico di Fai e Filca, serviva a preparare il terreno a qualcun altro. Cioè alla persona attualmente in carica a Via Tevere 20.

Infatti, senza averne alcun titolo (in quel momento non era neanche segretario confederale in carica) il dottor Sbarra dell’Anas si aggirava per l’Ergife nella notte del voto, con grande partecipazione agli eventi.

Arrivato in Via Tevere 20 un po’ prima del previsto, e per una strada che l’ha costretto a cambiare programma ma non certo l’obiettivo finale, non aveva più alcun interesse alla fusione con la Filca. Ora gli conveniva intestarsi la Fai, e poi trattare più avanti l’unificazione da rapporti di forza favorevoli con una Filca debilitata.

E per intestarsi la Fai gli bastano i numeri della forestazione (Calabria e Sicilia fanno quasi da sole la maggioranza congressuale) e il controllo delle risorse legate alla grande industria alimentare (e infatti ha fatto gestire il rinnovo del contratto all’ex segretario Claudio Risso, uno dei miracolati dal commissariamento). E per gli altri, basta la minaccia della perdita del posto di lavoro per convincerli ad allinearsi ad un copione già scritto.

A questo punto, gli resta solo di far finta di non avere alcun interesse a restare (e allora perché gira l’Italia in campagna elettorale nei congressi territoriali, per il gusto di viaggiare lungo la rete autostradale?) farsi invocare a gran voce dai segretari regionali che gli chiedono di restare “altrimenti non sappiamo cosa fare” per poi “sacrificarsi” ed accomodarsi nel posto di segretario generale. Saldando in questo modo il suo interesse a prendere il controllo della Federazione e quello dei regionali di arrivare alla scadenza del mandato del 2017 senza problemi e senza rimescolare le carte. Poi qualcuno salirà alla segreteria nazionale (ma qui c’è già qualche deluso/a), qualcuno resterà, molti passeranno ad altro incarico o raggiungeranno la pensione.

E così, dando ai segretari regionali il poco che chiedevano, il dottor Sbarra dell’Anas prenderà l’intera posta. A patto, naturalmente, di controllare il congresso dell’Antonella, l’ultimo tassello che deve andare a posto per completare il disegno.

Con tanti saluti all’autonomia della Fai.

(fine)

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Un Commento - Scrivi un commento

  1. E i segretari provinciali come si salveranno dalle esigenze di colonizzazione del Commissario? basterà lo slogan “occorre diminuire i costi” e tutto diventerà possibile.
    Ma i segrtari radiati potranno ricorrere ai probiviri! Auguri. Anzi….condoglianze

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