Luigi Viggiano: “anche per il sindacato, il mondo oggi va male per colpa degli altri”

Dal nostro amico Luigi Viggiano di Savona riceviamo e volentieri pubblichiamo

Oggi, i nuovi dirigenti (anche) sindacali considerano glii anziani, nel migliore dei casi antiquati e superati dall’inarrestabile evoluzione sociale che procede col passar del tempo; peccato però che proprio questa errata presunzione contribuisce a determinare (per loro) un deludente futuro. Da tempo assistiamo al diffondersi di un crescente arroccamento (comprensibile solo in minima parte) perché è facile scaricare responsabilità e colpe sempre e solo sugli altri dimenticando che ogni componente di un qualunque gruppo o società è l’altro dei restanti (dunque anche loro sono altri.).

Noi poveri ignoranti, degli anni 50/60 e i nostri genitori, (in buona parte analfabeti) avevamo un motto, oggi caduto purtroppo in disuso, che diceva “aiutati che Dio ti aiuta” quello che con i nostri predecessori  abbiamo ottenuto e passato ai giovani non ci è stato regalato ma conquistato con umiltà, sacrifici e lotte che la storia ha puntualmente registrato come ha ricordato Fusaro in un suo articolo, quando scrive che in altre epoche, ”un tasso di ingiustizia come quello che si registra oggi sarebbe bastato a far esplodere dieci rivoluzioni francesi e venti rivoluzioni russe”.

Invece, i nostri baldi condottieri si sono preoccupati di non disturbare i manovratori bensì di ergersi a loro paladini nel controastare i lavoratori che, dopo un primo smarrimento si son dovuti convincere che le assemblee non servivano più per esporre i propri problemi ai dirigenti che ne avrebbero fatto sintesi nel portarle al tavolo delle trattative; no qualcosa di significativo era accaduto nel rapporto tra iscritti e dirigenti, perché quest’ultimi invece che ascoltare e sintetizzare le istanze dei lavoratori si preoccupavano di imbonire e sedare le platee indorando la pillola che avevano accettato di propinarci vendendosi alla controparte (politica e padronale); da quel momento le conquiste dei lavoratori non erano rappresentate più da un incremento della retribuzione o miglioramenti dello stato sociale bensì nell’avere patito un taglio inferiore a quello di partenza come dire che invece che tagliare entrambe le braccia la loro contrattazione ne aveva salvato uno solo (contravvenendo al mandato) che non era certo di impoverire gli associati.

La grossa differenza che si riscontra tra giovani e vecchie generazioni di dirigenti è che i vecchi, consci dei loro limiti, erano naturalmente diffidenti e pratici, non avevano subito ancora, alcuna tentazione!!!!, ne lavaggio del cervello perché, la scuola e la vita formavano ancora menti, certamente  ingenue però pensanti che difficilmente si lasciavano turlupinare, o comprare.

Oggi invece crescono nella convinzione errata: che tutto gli è permesso ed è lecito, di avere sempre ragione, che gli altri non capiscono niente e così via; sia chiaro non accuso nessuno anzi vorrei contribuire a far loro aprire la mente. Buona parte delle cose scritte sono sempre accadute per ogni generazione perché rappresentano momenti importanti della crescita della persona; la novità di oggi è che la finanziarizzazione selvaggia ha contribuito a corrompere tutte le classi dirigenti unitamente al contemporaneo uso di nuovi ritrovati, tecniche e conoscenze che la scienza ha messo a disposizione dei corruttori per condizionarci, inquinando la fonte stessa del pensiero, al punto che ognuno è convinto di pensare autonomamente e che quello che fa è frutto di una sua libera scelta e chi sostiene il contrario è bollato come fazioso e vecchio rimbambito;  personalmente quando mi capita, incasso il rimbambito e chiedo loro semplicemente di riflettere con un minimo d’obiettività.

Per i giovani non è vero che siamo sempre più strumentalizzati da una oligarchia, composta di poche persone, che disponendo del monopolio delle linee di produzione e di informazione mira ad un neocapitalismo planetario; fregandosene del fatto che così facendo si causerà la distruzione dell’umanità e del pianeta”. In proposito ci viene in mente l’esempio che paragona il pianeta ad un aereo; l’aereo ha la prima classe, la business class e la classe economica; ad un certo punto del volo, finisce il carburante pensate che la sorte dei viaggiatori dipenderà dalla classe? Ecco, il sindacato e tutte le oligarchie che viaggiano “sull’aereo terra” non hanno capito che su questa strada la sorte del pianeta (compresa la loro) è segnata.

Se i grandi Cesari e Cesaresse (anche del sindacato) capissero questo semplicissimo concetto forse non incolperebbero gli altri, di remare contro e dunque, invece di genuflettersi e lasciarsi corrompere dal potere si attiverebbero per contrastarne il progetto che mira a sopprimere ogni ostacolo come: la cultura, gli stati sovrani nazionali, la politica ecc. per arrivare ad un mercato unico planetario, senza più limiti e senza più forze in grado di contenerlo.
Savona,  3  marzo 2016

L u i g i      V i g g i a n o
F N P          S A V O N A

Condividi il Post

Commenti