Nasce il comitato per sostenere Fausto Scandola. Anche economicamente.
Si chiamerà “INSIEME – Per cambiare la Cisl”, e, non appena saranno completate le procedure di costituzione, aprirà un proprio sito e, soprattutto, un conto corrente sul quale chiunque potrà contribuire al pagamento delle spese processuali di Fausto (e quel che dovesse avanzare sarà destinato per qualcosa di buono), con poco o con tanto, in forma anonima o nominativa. Ci vorrà ancora un po’ di tempo, ma ve lo faremo sapere appena possibile.
Ne diamo l’annuncio su questo sito, che è e rimane dedicato ad un’altra vicenda, cioè l’illegittimo commissariamento della Fai, per due buoni motivi. Anzi, tre.
Il primo è che, nel nostro piccolo, siamo una voce ascoltata da molti di coloro che ritengono grave l’espulsione dalla Cisl di un iscritto, attivo per decenni nell’organizzazione, con l’accusa di lesa maestà. Perché nella Cisl la regola deve essere il rispetto per tutti, a cominciare da chi lavora, ma nessuna maestà, quindi nessuna lesa maestà. O siamo tutti uguali, o non c’è più la Cisl.
Il secondo è che, nella diversità delle vicende, anche noi ci siamo trovati di fronte a problemi simili a quelli di Fausto. Anche da parte nostra c’è stata un’esperienza con la Cisl-Probiviri che ha dimostrato come l’organo (che dovrebbe essere) di giustizia interna sia diventato un braccio esecutivo della segreteria confederale e dei suoi ordini. Anche noi abbiamo portato la richiesta di giustizia al Tribunale, e non abbiamo avuto risposta. Senza aver avuto ragione né torto, anche la nostra domanda è stata respinta per (discutibili) ragioni di procedura. E anche noi, senza aver avuto torto nel merito, siamo stati condannati alle spese. Problema che siamo stati in grado di risolvere aiutandoci fra di noi.
Ecco, questa della condanna alle spese è una questione su cui riflettere attentamente. Perché quando le parti sono un lavoratore, o un pensionato da una parte ed una grande organizzazione dall’altra, una condanna alle spese per la grande organizzazione non sarebbe stata niente di niente. Ma quando quella cifra equivale ad un paio di mensilità, e anche qualcosa in più, di uno stipendio o di una pensione, è chiaro che la condanna alle spese diventa, di fatto, un disincentivo a cercare giustizia. Quando poi l’avvocato della Cisl, come ha fatto con noi e certamente avrà fatto anche con Fausto, richiede immediatamente quei quattro soldi di spese (quattro soldi per chi li riceve, un po’ di più per chi deve pagare) e addirittura non ha la cortesia che di solito si usa fra avvocati di aspettare l’eventuale impugnazione, è chiaro che il messaggio è: così imparate a mettervi contro di noi, piantatela qui o vi dovete mangiare tutti i risparmi. E forse neanche vi basta.
Ma noi siamo stati educati, nella Cisl e dalla Cisl (non da Via Po 21, ma dalla confederazione e dalla sua storia), che quel che non può fare il singolo lo possono fare tante persone che si aiutano fra di loro. Ed è questo il terzo motivo per cui questo sito, che poi continuerà a dedicarsi ai problemi della Fai, ha deciso di lanciare questa iniziativa in attesa che possa camminare sulle sue gambe. Il terzo motivo, che poi è il primo, si chiama solidarietà; o, per usare un’espressione più completa, etica della solidarietà. Trattare il bisogno di uno come il bisogno di ciascuno. Il problema tuo come un problema mio e nostro.
Perché, comunque vadano a finire le cose in Tribunale, il sindacato non è dove c’è qualcuno che ne usa il nome e il marchio (o il “brand”). Il sindacato vive dove vive la solidarietà. Dove nessuno viene lasciato solo, e i problemi si affrontano insieme.
INSIEME – Per cambiare la Cisl.
Il termine sindacato ha una forte assonanza, se non derivazione in senso stretto etimologico, con due lemmi greci: sin (insieme) e dikaiosine (giustizia). Purtroppo in alcuni casi non solo si sono perse le radici ma anche la pianta!
“Il sindacato vive dove vive la solidarietà”. Questa sacrosanta verità, molti anzi troppi vecchi cislini l’hanno dimenticata o peggio volutamente ignorata e i nuovi supermanager la ritengono inappropriata in una società neocapitalista a cui sempre più s’ispirano; senza accorgersi che con essa salta tutto lo stato sociale che la solidarietà delle vecchie società di mutuo soccorso volute e sostenute da lavoratori cattolici e laici avevano generato;
Se si considera che la storia non si ripete mai allo stesso modo se ne ricava che nel futuro prossimo il lavoro sarà sempre più una chimera e così anche volendo non si potrà tornare alla mutualità tra lavoratori, come allora.
Continuiamo a farci male da soli tanto è quello che ci riesce meglio-
ernesto “che” guevara (secondo)
Appena tutto parte daro`la mia adesione piena. lo merita Scandola, lo meritano le/i molte iscritte/i che ancora non sanno quanto l`attuale dirigenza CISL sia lontano da loro, lo meritano tutte/i coloro che hanno creduto
nelle cose semplici ma come sempre immense quali: solidarieta`, impegno e lotta per `migliori condizioni di lavoro e nella Societa`, per creare le condizioni per un futuro di lavoro e speranza per i giovani. Forse troppo
idealista? Per fortuna e per sopravvivere. Aiutiamo Scandola e la CISL.
Il tempo non gioca a favore dell’azione di Scandola, dopo l’indignazione iniziale di tanti, ora si sta affievolendo la voglia di giustizia che inizialmente sembrava interessare molti. Spero che al più presto vengano comunicate le coordinate bancarie per poter sostenere l’azione di Scandola che nel frattempo e costretto a subire da solo i costi della giustizia (…).
Con il sostegno economico a Scandola avremo modo di contarci e a questo proposito lancio il mio personale appello: I denunciati da Scandola non sborsano un centesimo per difendere i loro privilegi. Con i nostri contributi oltre a mantenersi compensi fuori dalle regole, pagano avvocati per difendersi. Propongo quindi di trasferire la quota mensile che ora versiamo alla cisl, sul c/c che, spero, verrà al più presto aperto. Sarà una sospensione di iscrizione fino a quando la vicenda non sarà chiusa. La sospensione verrà comunicata alla segretaria generale Annamaria Furlan.