L’importanza del nome

“Ma una cosa è certa: noi della Fim-Cisl non lasceremo mai la bandiera della modernizzazione nelle mani di altri e nemmeno del governo Renzi”.

Il Bentivogli Marco ha, come tutti sanno, un cognome importante nella storia della Fim e della Cisl. Ma ha anche un nome proprio. E giustamente lo rivendica anche  nell’intervista, segnalata sul sito www.sindacalmente.org, da cui abbiamo preso la frase citata.

Perché il cognome è importante, rappresenta la storia da cui vieni e che fa parte di te. Ma è col tuo nome che giochi la tua partita; ed è solo col tuo nome, rischiando in proprio, che puoi eventualmente dare continuità alla storia da cui vieni, all’eredità dei padri fondatori, facendo nel presente delle scelte che non possono mai essere il copia e incolla di quelle di un tempo, né la ripetizione (a volte fastidiosa) delle stesse parole di allora, per giuste che possano essere state.

Per questo, con tutti i suoi difetti e con qualche pericolosa distrazione al momento di votare all’unanimità cose delicate come il nuovo regolamento economico (non si era accorto del 40% di indennità…), il Bentivogli Marco è, quanto meno, capace di dire cose con le quali si può essere d’accordo o no. Mentre nella Cisl prevale ormai da tempo una versione di dirigente parolaio, col quale si può solo essere d’accordo perché ripete tutte parole “giuste” (“la responsabilità…” “la produttività…” “non bisogna essere ideologici…” “sempre aperti al confronto…”), tirate fuori sempre uguali dal sacchetto, ma con una scarsa originalità che si rivela nella scarsa capacità al momento di trovare soluzioni specifiche ai problemi del presente (che non sono mai gli stessi di quelli dei nostri padri).

Anche se in questo caso non è giusto riferirsi solo al dottor Sbarra dell’Anas, perché questa figura di parolaio/a è ampiamente presente non solo a Via Po 21 ma anche fra i cloni diffusi ai vari livelli periferici, è comunque impietoso il risultato del confronto fra l’ultima esternazione del commissario sulla trattativa per l’industria alimentare ed i passaggi dell’intervista citata in cui il Bentivogli Marco spiega la situazione al tavolo dei metalmeccanici: il segretario della Fim dice, spiega, fa esempi, sottolinea le posizioni politiche e di merito; il commissario della Fai parla, ripete parole buone per ogni stagione, per ogni contratto di qualsiasi settore di ogni epoca e, in fondo, per qualsiasi sindacato.

Ma se tutti e due dicono “cose Cisl”, dov’è la differenza?  Forse sta proprio nella differenza fra avere solo un cognome, o avere anche un nome.

Il commissario usa un nome, quello della Fai, che non gli appartiene, perché nessuno della Fai lo ha eletto ed a nessuno nella Fai deve rispondere. Per cui al tavolo dell’industria alimentare, a voler tutto concedere, c’è forse la Cisl, ma non c’è la Fai. C’è solo un cognome generico, non il nome specifico.

Il segretario generale della Fim, invece, è eletto dal suo sindacato ed al suo sindacato deve rispondere (ad esempio delle proprie distrazioni), non a Via Po 21; ed è questa democrazia associativa al posto del centralismo democratico, il fatto di avere un nome proprio oltre ad un cognome, che influisce in positivo sulla qualità della rappresentanza al tavolo della contrattazione e sulla capacità di innovazione. Di cui la Fim è ancora dotata, chiunque sia a guidarla, mentre la Fai non ce l’ha più perché è guidata dall’esterno.

Per questo, il Bentivogli Marco può dire con orgolgio che “noi della Fim-Cisl” non ci facciamo mettere sulla difensiva da Renzi. Perché lui può farsi forte non solo del cognome “Cisl”, che  lo accomuna a fratelli e cugini della stessa organizzazione, ma anche e soprattutto del nome “Fim” che lo caratterizza anche rispetto a fratelli e cugini.

Mentre quando il commissario imposto dalla Cisl dice “noi della Fai” dice qualcosa che non è vero. Perché quello che dice da Via Tevere 20 lo potrebbe dire da qualsiasi altro punto della Cisl. Ed a parlare sarebbe sempre Via Po 21.

Anche per questo, il nome Fai oggi ha perso il suo significato.

Speriamo che sia possibile ritrovarlo, e che non ci si metta troppo. Perché il tempo a disposizione sta scadendo.

 

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4 Commenti - Scrivi un commento

  1. bentivogli, sbarra o qualsiasi altro, alto papavero, sono tutti rami dello stesso albero che si chiama CONFEDERAZIONE OLIGARCHICA. Non fatevi ingannare dalle apparenze. L’oligarchia che si è andata espandendo e selezionando da quando marini la istituì ad oggi ha prodotto una serie di cloni che come automi ripetono la lezione a memoria come il compagno di classe (secchione ) chi non l’ha conosciuto? Il loro compito è di ripetere pedissequamente a tutti i livelli la lezioncina che hanno ricevuto. Certo la forma cambia in funzione della statura (non fisica) del personaggio ma la sostanza è la stessa ai fini del risultato. Dunque Bentivogli o sbarra , ventura sostanzialmente pari sono

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    1. Intendiamoci: a noi di sapere se Bentivogli è più buono di Sbarra ci interessa il giusto. Cioè niente.
      A noi interessa sottolineare che c’è una federazione non commissariata, la Fim, rappresentata da un segretario espresso dagli organismi della federazione. Ed anche se spesso fa il furbino, come quando vota all’unanimità il regolamento economico quando è alla Cisl e poi dire di essersi distratto quando la Fim gli chiede perché lo ha votato con l’indennità di carica al 40%, sta di fatto che, almeno al tavolo della contrattazione, esprime ancora posizioni legittimate dal confronto negli organismi della sua Federazione.
      Alla Fai invece c’è solo un signore mandato dall’alto e non legittimato dal voto degli organismi, che ripete frasi fatte come fosse il vecchio ciclostile di una volta. Ed al quale nessuno ha titolo a chiedergli di render conto di quel che fa. Come nella gestione del contratto dell’industria alimentare, dove per un verso ripete parole d’ordine della Cisl, e per un altro verso segue quello che fanno Flai e Uila, che a differenza di lui conoscono il settore e sanno di cosa parlano.
      Saranno anche due fetenti della stessa natura, ma la differenza della situazione è politica. E sta nel fatto che la Fim è la Fim, anche se guidata da un giovanotto che ha fama di essere un prepotente che premia gli amici e bastona i non amici; la Fai non è più la Fai.

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  2. Pienamente concorde con quanto sopra. Inoltre, siccome domandare è lecito e rispondere è cortesia, il Bentivogli è pure maleducato, dato che risponde solo a chi gli pare e quando gli fa comodo, altro che la favoletta del segretario che ascolta tutti e comunica con tutti. Che Fim sia meglio delle altre organizzazioni è soltanto una pia illusione, alimentata ad arte e passata a chi ne sta fuori.

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  3. Ferrarotti Agostino · Edit

    Secondo me bisogna che ci chiariamo altrimenti si rischia di fare solo confusione o demagogia. Come vi è sicuramente noto chi cerca ancora di fare sindacato nella CISL sono le seconde e terze linee delle federazioni e sono quelle che tengono ancora in piedi la baracca. Sono persone che non guadagnano, che ci rimettono sempre, se non in soldi, sicuramente in tempo che sottraggono alla famiglia, che hanno ancora a cuore il bene dell’iscritto e del lavoratore. A che cosa servono i segretari? Devono dettare la linea, rappresentare la federazione, dare gli imput, dirigere ma non troppo, apparire nei luoghi giusti al momento giusto e incoraggiare il lavoro degli altri. Quindi da sempre il lavoro viene fatto dalla base ed è bravo quel segretario che destina risorse alla periferia, alla formazione dei quadri, è presente nelle vertenze più spinose e combatte con le idee chiare, avendo come controparte imprenditori tipo Marchionne ( che non è la Madia) e una “cugina” sindacale che fa solo danni come la FIOM ( vedi Genova). Questo penso che faccia il segretario della FIM (che ha anche l’onere di portare un cognome importante) con tutti i limiti e i difetti che un uomo può avere, ma se non altro per 2800 euro al mese (che secondo me è il giusto).
    Di contro c’ è una segreteria confederale che commissaria chi non la pensa come loro, che produce documenti che quando hai finito di leggerli ben poco ti hanno dato, che non appoggia le vertenze delle Federazioni (vds pubblico impiego), che non interviene pesantemente nel gioco politico, che non possiede più una politica sindacale, che espelle chi denuncia gli illeciti (vds, Scandola), ma che guadagna dai 4.800 ai 5.200 euro netti cadauno mensili. Questo è il problema, la mancanza di democrazia è il problema, quindi bisogna smetterla di parlare, ma trovare alternative a questa classe dirigente , anche se in campo ci sono persone che non sono proprio come le vorremmo.
    Ferrarotti Agostino iscritto Funzione Pubblica

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