Verso il congresso: da dove ripartire

Con questo contributo, che ci arriva da quella periferia da dove, come dice il Papa, le cose si vedono meglio, apriamo il dibattito in vista del congresso della Fai ad aprile. Un congresso che, in ogni caso, chiuderà il commissariamento.

Quanto alla pagina che sarà aperta, toccherà alle donne e agli uomini della Fai essere all’altezza della storia della loro federazione. 

Se quella storia, fatta di un passato importante e di un presente inglorioso, avrà anche un futuro, dipenderà dalle scelte che faranno. E sarà da queste scelte che dipenderà il contributo che la Federazione darà, o non darà come negli ultimi tempi, per costruire un futuro migliore per la Cisl.

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Da dove ripartire

Dunque ad aprile si celebrerà il congresso nazionale della FAI che almeno formalmente ridarà alla categoria la sua autonomia.

Da come è stato vissuto e si sta vivendo questo ingiustificato lungo periodo commissariale non ci sarà da aspettarsi un gran che.

Eppure, “sperando contro ogni speranza” siamo chiamati a vivere nel miglior modo possibile questo appuntamento e soprattutto i momenti successivi allorquando restituita libertà e responsabilità agli organi associativi, ci si augura circoli linfa vitale grazie alla quale si possano affrontare al meglio le diverse questioni sindacali che giacciono dormienti da molto, troppo tempo.

E sì! Stiamo proprio sperimentando quando sia vero il filo conduttore che lega la vita associativa alle problematiche contrattuali e del lavoro di una categoria.

Se la trama associativa si interrompe, i problemi della categoria non vengono affrontati seriamente, infatti il commissario ha solo creato illusione, quando da subito ha vestito i panni del segretario generale avocando a se i problemi della categoria. Che sia stato il suo intento o meno, ha di fatto “confederalizzato” la categoria, affrontando le varie problematiche categoriali in modo talmente generico, da far risultare l’azione della FAI, anche ad occhi esterni, scontata e inutile.

Certo non tutto dipende dal capo, anzi! Però se è vero che per un certo periodo chi comanda ha pieni poteri, i “vassalli” che dalla periferia devono portare fatiche e speranze alla corte del re magari con un buon filtro di funzionari regionali di fiducia del re rimangono (magari lo erano comunque) servi impauriti, di fatto prosciugando quanto (forse) attinto dai “borghi da cui provengono”.

Quindi si aprirà, presto una nuova fase, e se non al congresso di aprile di quest’anno almeno per il biennio che ci separa dalla normale scadenza congressuale, lavoriamo a tutto tondo per gli associati della FAI.

A tutto tondo per chi non l’avesse capito, significa riportare i bisogni dei lavoratori iscritti alla FAI al centro, riannodare nel contempo vivaci canali associativi interni, insomma tentare di dare libertà alla FAI per tentare di ridare libertà alla CISL.

Velleitari? Può darsi. Fra due anni tireremo le somme e se ne val la pena lotteremo ancora per una degna causa, altrimenti tutti in libera uscita e che “ogni viandante cerchi la sua strada”.

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