Dibattito riaperto sulla notte dell’Ergife

Nello spazio dei commenti su questo sito abbiamo avuto il piacere di ospitare alcuni commenti di un nostro lettore che si firma “un FILCA”. Siccome alcune delle cose che dice sono particolarmente meritevoli di avere una risposta, anche perché espresse con franchezza anche aspra ma sempre onesta come si conviene fra amici, pubblichiamo il suo commento anche in questo post e, di seguito, le nostre risposte.

Evidentemente quel che successe poco più di un anno, fa, al bicongresso dell’Ergife dove la Fai decise, nella notte fra il 27 ed il 28 ottobre 2014, di non sciogliersi, merita ancora di essere discusso.

Noi siamo qui per questo

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La cosa che rispetto a quello che sostenete mi è più difficile da capire è la seguente: perchè tutte le Fai territoriali hanno votato favorevolmente (diciamo al 99,999%) tutti i documenti che ci hanno portato al congresso di unificazione quando poi hanno dimostrato di essere contrarie in larga maggioranza facendo saltare un percorso di 2 anni fatto di ore ed ore di riflessioni. Aver buttato al vento centinaia di migliaia di euro per non essersi fermati prima, per non aver avuto il coraggio di sostenere negli organismi la propria convinzione, o per non aver avuto la forza di sostenere a congresso quelle che erano le delibere territoriali è stato sleale, non tanto verso la FILCA, quanto verso i soci FAI e i consiglieri degli organismi territoriali. Io credo che quando una federazione si comporta in questo modo non può essere che considerata ingovernabile. E quando una federazione è ingovernabile è normale che venga commissariata.

Un FILCA

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Caro amico, ti diamo alcune risposte in ordine sparso, cominciando dalla fine.

“Quando una federazione è ingovernabile è normale che venga commissariata”.

No. Per il commissariamento, lo statuto della Cisl richiede “gravi violazioni dello statuto”. Altrimenti è illegittimo (anche se la Cisl-Probiviri si arrampica sugli specchi per negarlo). L’ingovernabilità, per lo statuto della Cisl, giustifica la reggenza, che esclude lo scioglimento degli organi democratici (la parola ‘democrazia’ non dice più nulla alla Cisl?). E se così non fosse, comunque non si può giudicare ingovernabile una federazione il cui consiglio generale era stato già convocato per eleggere la nuova segreteria. Forse si aveva paura che ci riuscisse?

Bisognava avere prima “il coraggio di sostenere negli organismi la propria convinzione”.

E’ vero, al cento per cento.

Ma concederai che quando questo coraggio alla fine c’è stato, ha provocato il commissariamento. Sei così sicuro che nei due anni di preparazione il fatto che ‘Rrraffaele’ volesse a tutti i costi l’unificazione per aiutare la sua Filca non avesse avuto il suo peso nell’intimorire i potenziali dissidenti? Che quei voti fossero stati tutti liberi da condizionamenti?

Certo, chi l’avesse fatto avrebbe meritato più stima, ma questo non leva a nessuno il diritto di votare nel momento decisivo come ritiene giusto.

E poi, a dirla tutta, il messaggio a ‘Rrraffaele’ il congresso della Fai del 2013 l’aveva dato quando il segretario generale della Cisl chiamò l’applauso per l’unificazione, e ci mancò poco che fosse fischiato. Solo che lui lì per lì abbozzò, poi tornato a casa ordinò di accelerare lo stesso, in spregio alle decisioni del congresso della Fai, ossia che ci sarebbero voluti due anni prima di decidere lo scioglimento.

“Aver buttato al vento centinaia di migliaia di euro per non essersi fermati prima … è stato sleale, non tanto verso la FILCA, quanto verso i soci FAI e i consiglieri degli organismi territoriali”.

Questa storia dei soldi non la possiamo accettare. Perché fissare il pranzo di nozze prima che la decisione di sposarsi fosse stata presa (e solo il congresso del 2014 la poteva prendere perché quello del 2013, come detto, aveva votato un’altra cosa) era stata una forma di pressione poco pulita. Ed averla rifiutata è stato un atto di dignità.

Quanti ai soci della Fai, non ne abbiamo conosciuti molti che si sono sentiti offesi da quel voto. Mentre ne abbiamo conosciuti più d’uno che ne era contento, anzi orgoglioso. Quindi nessuno può dire che sono stati offesi tutti. O c’è qualcuno che può parlare al posto loro invece dei loro rappresentati al congresso?

In ogni caso, grazie delle tue obiezioni, anche se non le abbiamo condivise così come tu non condividerai, immaginiamo, le nostre risposte. Ma avere uno spazio libero di discussione, visto che nella Cisl ce n’è solo per essere d’accordo con chi comanda, è l’unico vero scopo di questo blog. Che per questo è apertissimo anche, anzi soprattutto, a chi non la pensa come noi ma è disposto a confrontarsi con le nostre posizioni apertamente e senza nascondersi dietro a chi sa solo comandare perché gli manca la capacità di gestire politicamente le situazioni. E ci riferiamo in primo luogo al dottor Sbarra dell’Anas ed ai suoi onorevoli colleghi della segreteria confederale.

A proposito, siete sicuri di volervi mettere in casa un personaggio del genere?

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4 Commenti - Scrivi un commento

  1. A “L’amico” della filca cosi sensibile ai soldi del sindacato chiediamo cosa ne pensa dello sperpero operato dalla confederazione che tuttora continua,
    Detto questo come mai non si è chiestoche cosa è cambiato tra il percorso che ha portato al congresso e la conclusione dello stesso che doveva sanzionare i risultati del percorso congressuale? Non penso ci voglia granché per notare che il percorso era stato effettuato sotto l’egida di don Rafeele (non parliamo di Cutolo) e la fase finale senza; bensì per, le poco nobili vicende legate allo stipendio di 336mila euro annue con relativa super pensione.
    Quelli erano soldi ben spesi? Ccome tutti gli altri dati agli amici e agli amici degli amici?
    Se fosse veramente interessato al buon governo della cisl cominci col chiedere onestà e rettidudine ai suoi degni compari, si firmi con nome e cognome come ha fatto Scandola e poi potrà avere la giusta considerazione e meritata considerazione.

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    1. Solo una piccola precisazione: per intervenire in questo dibattito non c’è alcun bisogno di mettere “nome e cognome”, come “Il Postino” chiede di fare a “un FILCA”. Qui la libertà di espressione è massima anche da questo punto di vista, sempre fatto salvo il rispetto per la dignità delle persone.

      Proprio per questa esigenza di rispetto, precisiamo anche che lo stipendio annuo del segretario Bonanni sarebbe, per quanto si è saputo, pari a 336mila, cioè circa il triplo di quanto indicava il regolamento, solo in un anno. Per gli altri sarebbe stato “solo” il doppio. Salvo smentita.

      Anche in questo caso sarebbe stato meglio parlarne negli organismi prima che si arrivasse allo scandalo finale. Ma anche in questo caso, ciò non toglie nulla al merito di chi poi ha rivelato che il problema non riguardava solo il segretario generale uscente.

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  2. Ricambio l’amicizia espressa e vi ringrazio dello spazio che avete dedicato al mio commento. Lo stato d’animo derivato dallo shock post ergife, almeno da parte mia, “operaio sindacale” periferico, è derivato appunto dal fatto di averci creduto molto, tanto da arrivare a collaborare con gli amici FAI gia da molto prima del congresso, da aver avviato piani organizzativi di lavoro sul territorio insieme e questo senza che mai passasse per la testa che le cose potessero finire così. Rispetto agli “editti” dei S. Generali di turno, di cui ritenete che la Cisl sia vittima, mi vien da dire che anch’essi sono parte delle “regole del gioco”:c’è chi declina il potere facendosi riconoscere come leader e c’è chi declina il potere infondendo paura, appiccicandosi al culo la lingua di buoni amici fedeli comprati a buon (e a volte a cattivo) mercato; funziona così purtroppo in tutte le organizzazioni in cui ci sono gerarchie. D’altra parte siamo tutti uomini e siamo tutti pieni di difetti. Quello che possiamo e che dobbiamo fare noi, brave persone e bravi rappresentanti di altrettante brave persone, è andare avanti senza paura. il giorno in cui perdessimo la capacità di esprimere il nostro pensiero “delegato” (dopo che l’avremo ben pensato e condiviso ovviamente) per paura dell’editto che potrebbe arrivare, per paura di perdere la sedia o lo stipendio non saremmo più degni di interpretare il nostro ruolo. Per concludere condivido con voi una canzone che ascolto per ridarmi la carica quando mi sento combattuto e smarrito: “…canterò le mie canzoni per la strada, ed affronterò la vita a muso duro, un guerriero senza patria e senza spada, con un piede nel passato e lo sguardo dritto e aperto nel futuro; e se non avrò gli amici a farmi il coro, o avrò soltanto volti sconosciuti, canterò le mie canzoni a tutti loro….e alla fine della strada potrò dire che i miei giorni li ho vissuti.”( A muso duro – Pierangelo Bertoli). Buona giornata cari amici…e buon lavoro

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