Seconda puntata: chi rivede i conti a Sbarra?
Se Luigi Sbarra è il nuovo presidente della fondazione Fisbafat, e Pierluigi Manca il direttore amministrativo, gli altri organi della fondazione riportati nel sito sono rimasti. A cominciare dal collegio dei revisori dei conti, presieduto da Enzo Gambararo.
E invece no. Perché il collegio è stato licenziato con una modifica dello statuto che lo ha soppresso a partire dal 9 gennaio 2015. I revisori uscenti hanno consegnato i documenti contabili, e da allora la questione non è più di loro responsabilità. E anche lo statuto che si può scaricare dal sito, dove è riportato ancora l’articolo 15 che prevede la presenza del collegio, non è quello attualmente vigente.
E allora, chi controlla la situazione? Chi garantisce la correttezza dell’amministrazione di un patrimonio che, senza essere principesco, ha comunque una buona consistenza (testimoniata dall’art. 4 dello statuto)?
Proprio come per la Fai commissariata (quindi attualmente priva di un collegio dei revisori in funzione), anche per la fondazione Fisbafat (commissariata di fatto), tutto fa capo ad una persona sola. La stessa. E con gli stessi volenterosi aiutanti, un gruppo di segretari regionali che si sono prestati alla manovra furbesca (magari più furba che intelligente) di dimettersi per essere rinominati una volta cambiato il presidente.
Ma forse non è giusto dire che la Fondazione è commissariata “come la Fai”; la situazione della Fondazione è chiaramente peggiore. Perché mentre per la Federazione vale almeno la regola che al commissario sono inibiti gli atti di disposizione del patrimonio (e qui non basterebbe l’avallo della Cisl-Probiviri a chiudere eventuali contestazioni), per la Fondazione siamo in regime di amministrazione ordinaria. Quindi il presidente può fare tutto. Alla sola condizione di avere il consenso dei consiglieri d’amministrazione da lui nominati e che a lui devono il poco ruolo politico che gli è rimasto dopo la notte fra il 27 ed il 28 ottobre. Quindi può fare tutto fra gli applausi.
Resta però una domanda; perché quando è stato aggiornato il sito per cambiare il nome del presidente ed aggiornare quelli dei consiglieri d’amministrazione non è stato rimosso il riferimento alla presenza del collegio, ed i nomi dei componenti? Per far credere che tutto continua come prima, quando invece tutto è cambiato?
Ma forse, anche questa volta, la realtà è più semplice. Siamo di fronte a gente non particolarmente provveduta, che prima fa le cose, poi si accorge che sarebbe stato meglio non farle e allora fa finta di niente. Come è accaduto per il nome stesso della Fondazione. Che non si chiama più “Fondazione Fisbafat”, ma che continua a farsi chiamare così.
(fine della seconda puntata)