L’ultima notizia su Scandola potrebbe gettare nel panico Via Po 21.
Il vulcanico pensionato, espulso per aver chiesto un po’ più di chiarezza su quanto si guadagna da quelle parti, è implicato in un progetto, il “risciò solidale“, che ufficialmente è solo un programma per offrire un servizio di trasporto eco-sostenibile gestito da detenuti in fase di reinserimento e dedicato ad anziani o persone con disabilità.
Ma poi, come direbbe un Petteni o un Bonfanti, bisogna capire come mai “proprio in questo momento”, il nostro pensionato espulso se ne esce con questa iniziativa. Come mai non l’ha presa prima di essere espulso? Cosa deve dimostrare? E a chi?
E poi, la domanda delle domande: chi c’è dietro? Chi lo muove?
Noi non siamo così bravi nelle dietrologie come i big della Cisl, altrimenti magari noi saremmo al loro posto e loro al nostro. Ci sembra però che il risciò sia una bella immagine per capire, una volta tanto, che prima di domandarsi chi c’è dietro, i nostri capi farebbero meglio a guardare a chi c’è davanti.
Perché un risciò è proprio come la Cisl, c’è chi sta davanti e pedala, e chi sta dietro e può chiacchierare; chi fa andare avanti la baracca, e chi viene trasportato; chi va, e chi decide dove andare. Una ripartizione di ruoli che va benissimo, a condizione che chi sta dietro non diventi un peso morto e non scandalizzi chi sta davanti e fa fatica per tutti.
Altrimenti il risciò non è più solidale. E finisce che non si va più da nessuna parte. Né chi c’è dietro, né chi c’è davanti.

A proposito di chi pedala e chi no, sentito Sbarra stamattina alla radio, GR3 delle 8.45?
Ha imparato bene la lezioncina sul sostegno ai consumi e sulla crescita. Peccato che non abbia spiegato come si
possano realizzare, con quali ‘ricette’.
Meglio che si dedichi a scrivere i libri sulla cucina calabrese, sicuramente gli riuscirebbero bene.