Via col Veneto

Franca Porto è più abile di Anna Maria Furlan. E infatti se la cava un pochino meglio (ma non di tanto…) di fronte alle richieste di chiarimento dei giornalisti sulla vicenda Scandola, rivoltele dopo che il pensionato espulso ha ricordato di aver inviato anche a lei, segretario generale della Cisl veneta, le sue segnalazioni ricevendo un assoluto silenzio come risposta.

«Sono a disposizionecosì Franca Porto secondo quanto riporta il sito vvox.it per rispondere a qualsiasi questione che riguarda il mio sindacato, ma non ad alimentare un dibattito indiretto che non serve a nulla».

E ha ragione. A che serve un “dibattito indiretto”? Meglio sarebbe parlare apertamente, cosa che nella Cisl avviene sempre più di rado. Anzi, non avviene proprio. E se qualcuno lo fa, a Via Po 21, invece di affrontare le questioni senza infingimenti, scatenano il più comodo dibattito su “chi c’è dietro”, che serve anche a mantenere verso l’esterno un’unanimità di facciata dietro alla quale spesso si nasconde la guerra per fazioni. La quale si distingue dal confronto democratico perché non avviene fra posizioni politiche che hanno punti di contatto e punti di divergenza (e che per questo è qualcosa che fa bene alla salute della democrazia interna) ma fra fedeltà personali e logiche di cordata. Una situazione mefitica per la democrazia. E che produce affermazioni grottesche.

Alcuni esempi: “perché proprio ora?” (frase sempre pronta, come sempre pronta è la risposta: se non ora, quando?); “perché Scandola non ha sollevato la questione negli organismi interni?” (che è esattamente ciò che ha fatto, ricevendo prima nessuna risposta, poi quella dell’espulsione illegittima); “sarebbe dovuto andare dai probiviri!” (Falso. In base allo statuto, la situazione ai probiviri l’avrebbero dovuta segnalare gli organismi politici una volta ricevuta la comunicazione di Scandola).

Ma il vertice l’hanno toccato quelli, per lo più bonanniani di ieri, per cui “dietro a Scandola ci sono i bonanniani che vogliono impedire alla Furlan di fare pulizia”. Pirandello al confronto era un dilettante.

Ora, noi non sappiamo se dietro a Scandola ci sia qualcosa o qualcuno. Ma abbiamo visto cosa c’è davanti, e cosa ha prodotto la sua iniziativa: una denuncia della segreteria confederale ai probiviri del Veneto, una sanzione moderata, una fulminea impugnazione da parte della segreteria ed un’espulsione da parte di quei fenomeni della Cisl-Probiviri nazionale ad una velocità che Bolt se la sogna.

Appena in tempo per non dover più esaminare i ricorsi presentati da Scandola che riguardavano il segretario generale (ma che problema c’era? Se infondati, la Furlan ne sarebbe uscita rafforzata, e con lei la sua volontà di pulizia).

Ora, in questa vicenda, Franca Porto ha un problema. I “suoi” probiviri del Veneto hanno mostrato, se non il coraggio necessario a respingere al mittente la denuncia contro Scandola, quanto meno un minimo di autonomia rispetto a Via Po 21, che voleva far tacere Scandola prima che fosse troppo tardi.

Invece di decidere in fretta e furia come gli è stato detto di fare, i probiviri veneti hanno fatto di testa loro, lo hanno addirittura ascoltato a sua difesa raccogliendone le denunce e inoltrandole a Via Po 22, sede della Cisl Probiviri nazionale. E, per la decisione nel merito, hanno escogitato una soluzione di compromesso. Che in una situazione normale non sarebbe niente di strano, ma in una situazione pirandelliana come quella della Cisl di oggi pone un problema politico relativo al Veneto. Tanto più che Franca Porto si ritrova da qualche mese un numero due che alla Fai conosciamo bene e del quale abbiamo apprezzato tante virtù, tranne quella della pazienza e di saper aspettare il proprio turno nel far carriera. Ma certamente un uomo di coraggio, sempre in  prima fila.

Infatti è stato in prima fila nel sostenere Bonanni e Cianfoni, in prima fila a propugnare immediatamente la fusione con la Filca a prescindere da qualsiasi ragione di merito, in prima fila nella notte dell’Ergife a negare l’evidenza ossia che l’accordo poi respinto dal congresso fosse una svendita della struttura organizzativa della Fai (lo scambio sarebbe stato, più o meno, “la Fai ci mette i soldi, la Filca ci mette chi comanda”). E, ovviamente, in primissima fila ad intonare il coretto dei segretari regionali della Fai “battiam, battiam le mani, arriva il commissario!”. Raccogliendo mano a mano i frutti della propria coerenza nello schierarsi dalla parte “giusta” nella guerra per fazioni.

Ora aspettiamo e vediamo se anche questa volta riuscirà a raccogliere qualcosa.

Intanto, abbiamo molta comprensione per la prudenza di Franca Porto.

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