Oggi

Oggi, 30 marzo, è il giorno dell’udienza al Tribunale di Roma (giudice Cecilia Bernardo) per discutere il ricorso contro il commissariamento Fai, le successive difese a nome di Cisl e Sbarra, le memorie aggiuntive depositate due settimane fa dai ricorrenti (cioè noi) e le ultime riposte di una settimana fa dei resistenti (cioè Cisl e Sbarra).

La nostra richiesta è semplice: annullare il commissariamento perché è stato deciso senza i presupposti (la votazione del congresso contro lo scioglimento della Fai non può essere considerata una “grave violazione dello statuto”, come richiede l’articolo 40), e senza la procedura prevista (istruttoria e contestazione), e rappresenta così una forma di sospensione della democrazia interna. Col risultato di calpestare il principio dell’autogoverno delle categorie, su cui la Cisl si fonda dalla sua nascita (ancora oggi il “patto di unificazione”, che lo proclama solennemente, è riportato come preambolo all’inizio dello statuto), per andare verso il centralismo democratico.

La risposta della Cisl è che il commissariamento è legittimo perché lo ha deciso la confederazione, che il commissario sta lavorando bene e la prova è che lo dicono lo dicono all’unanimità anche i segretari regionali, cioè quelli che sempre all’unanimità avevano costruito il percorso per lo scioglimento poi bocciato dal congresso (Totò aggiungerebbe “appunto, dico”) .

La difesa di Sbarra dice più o meno le stesse cose, ma almeno le dice in una sessantina di pagine scritte in italiano un po’ più dignitoso (nella forma se non nella sostanza) rispetto alle 150 pagine della difesa Cisl.

Oggi queste ragioni saranno in discussione di fronte al giudice. Se l’udienza di oggi, come si aspetta, sarà conclusiva, la decisione sarà annunciata nelle prossime settimane.

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