Carlo Biffi

La prima tentazione alla notizia della sua morte sarebbe stata quella di scrivere che di Carlo Biffi ne abbiamo conosciuti due: uno era il segretario della Fisba, il segreterio confederale della Cisl, che rimane una figura di autorevolezza riconosciuta nei vari incarichi ricoperti; e l’altro il presidente di quei probiviri che hanno preso alcune delle peggiori decisioni, e più gravide di conseguenze, come avallare l’illegittimo commissariamento della Fai, espellere Fausto Scandola in violazione delle norme procedurali e della verità sostanziale dei fatti, perseguitare persone che di Carlo erano state allieve ed amiche per adempiere all’ordine ricevuto da Sbarra commissario di fare piazza pulita della storia della federazione e ridurla così ad una sottomarca di Via Po 21.

Ma nessuno di noi è due persone diverse. Al massimo, nella nostra storia ci sono momenti alti e momenti bassi, situazioni in cui diamo il meglio e situazioni in cui non lo facciamo. E anche per Carlo deve essere stato così.

Anzi, certamente lo è stato. Anche perché possiamo testimoniare che il suo attaccamento alla Fai, prosecuzione della Fisba che lui aveva saputo guidare e rafforzare in anni vivaci che hanno visto la Cisl prima dividersi e poi ritrovare l’unità interna con il passaggio da Carniti a Marini, era durato ancora fino ai giorni del congresso dell’Ergife, dieci anni fa. Quando, mettendo da parte il suo ruolo statutario di garante, fino al giorno dell’apertura cercava le vie informali per suggerire a chi guidava la Fai che se fusione con la Filca doveva essere, allora bisognava che a guidare la nuova federazione fossimo noi e non gli edili; cosa che lui riteneva possibile dopo la caduta di Bonanni. E poi quando, dopo che il congresso della Fai aveva respinto lo scioglimento della Federazione, insisteva perché venisse convocato il consiglio generale con l’elezione del nuovo segretario generale all’ordine del giorno, cosa che secondo lui che avrebbe fermato il commissariamento (forse si sbagliava, ma certo è stato un errore non averlo fatto).

Ma una volta deciso il commissariamento, l’uomo di apparato ha preso il sopravvento sul vecchio sindacalista, l’alto funzionario di Via Po sul vecchio segretario della Fisba che rivendicava orgogliosa la propria specificità dentro alla Cisl. Da quel momento, non ha fatto nulla di diverso da quel che sapeva essere la volontà dei superiori gerarchici. Ed è stato il momento più basso, che non gli è neppure servito a salvare il posto.

Che peccato, un’amicizia così lunga si è persa l’ultimo capitolo! Ed ora, nel momento in cui anche le cose più importanti e i motivi di divisione diventano piccoli (ma non abbastanza piccoli da sparire del tutto), ci sembra di sentire che viene meno l’acrimonia del momento dello scontro più duro, ma resta forte il rammarico per un amico che avrebbe dovuto stare dalla nostra parte, e invece abbiamo perso dieci anni fa senza ritrovarlo più.

il9marzo.it

Condividi il Post

20 Commenti - Scrivi un commento

  1. Chapò! Un ricordo in mortem fatto con sincerità per una amicizia che si è interrotta. Un ricordo del grande sindacalista quando era in attività a contatto con la propria base, in serrata dialettica con l’altra anima delal Cisl espressa da Carniti, e poi la perdita di autonomia ( e della amicizia) quando ha scelto la difesa di Via Po 21 con tutto quanto di anomalo stava avvenendo. Mi piace ricordarlo nella dialettica Fim-Fisba di quei tempi.

    Reply
  2. Perché da presidente aveva la maggioranza dei probi-viri? Comunque sarebbe stato in minoranza. Infine la colpa, se così si può dire, è di tutti coloro che nel Consiglio Generale della Fai svoltosi in Sardegna approvarono la proposta di unificazione con la Filca. Se avessero avuto coraggio l’avrebbero bocciata non che hanno svolto ogni fase congressuale con le mozioni finali che impegnavano le strutture all’accorpamento Fai-Filca. L’Ergife è stata una farsa di ipocrisia. Vero è che in sede congressuale tutto può cambiare ma , per me, non si dive a arrivare proprio a celebrare il congresso perché, ripeto, bisognava avere coraggio nel Consiglio Generale svolto in Sardegna. La Segreteria sarebbe andata in minoranza? Pazienza ! Ricordo il Consiglio Generale della Fisba a Firenze dove i componenti coraggiosamente, decisero di dire no a Storti per unire la Cisl alla Cgil e Uil per l’unità.

    Reply
    1. Alcune precisazioni, senza rancore:
      – Carlo, come presidente, aveva la gestione dei lavori dei probiviri. E gestione vuol dire mezza decisione (che comunque sono state prese tutte all’unanimità). Ma, ad esempio, nel caso di Gorini – dove, volendo, avrebbe avuto la possibilità di astenersi dalla decisione per i legami personali – l’ordine di Sbarra era di arrivare ad un’espulsione decretata proprio da lui, perché così avrebbe avuto valore di fango gettato sulla federazione. E lui ha eseguito, sporcando così la sua stessa storia politica e personale. Se avesse voluto, avrebbe potuto fare molto per evitarlo, i trucchi ad una persona esperta come lui non sarebbero mancati.
      – Dire che il congresso doveva approvare lo scioglimento (ripetiamo: scioglimento) della Fai perché il consiglio generale aveva approvato l’unificazione (ripetiamo: unificazione) con la Filca è argomento inconsistente (senza contare il fatto che il congresso del 2014 era stato chiamato frettolosamente ad una decisione che il congresso del 2013 aveva deciso non avvenisse prima di due anni).
      – Dire che chi non ha avuto coraggio in Sardegna non lo doveva avere nemmeno all’Ergife è incitare a perseverare nel vizio, non un invito alla virtù del coraggio come ai tempi del no all’unità sindacale (anche se, siamo d’accordo, sarebbe stato meglio fermare l’operazione prima dell’Ergife).

      Reply
    2. Non so chi sia Pasquale.
      Egli è il primo, dopo 10 anni, che viene a dire ciò che alcuni credo abbiano pensato in questi anni, ma non hanno mai avuto voglia o tempo di dire ciò che avevano pensato in quelle ore all’Ergife e nei giorni seguenti. Si continua da parte di codesto blog a dire cose non del tutto esatte. Per usare una metafora (scherzosa) mi pare che alcuni “scribi” (estensori di pareri) siano come coloro che, avendo fatto indigestione di qualcosa, per molto tempo né rifiutino pure l’odore. Facciamola finita qui perché quella brutta pagina non interessa più né ai vivi né ai morti.
      A Pasquale (che vorrei conoscere meglio visti quanti pure oggi dopo 10 anni continuano a coltivare patate sugli alberi) dico grazie e ricordo che non fu soltanto in Sardegna che l’esecrato progetto fu approvato all’unanimità, ma anche al C.N. Fai di Fiuggi (maggio 2014) e ai Consigli nazionali riuniti di Fai e Filca a Chianciano (Luglio successivo).
      Poi eruppe il Vesuvio…
      Se potesse interessare a qualcuno dei vivi (prima che diventiamo tutti Postumi) si potrebbe organizzare una riunione di reduci e parlarne per una riconciliazione con la verità e…con alcune delle virtù cardinali e teologali. Più laicamente per guardarci in faccia. Dopo dieci anni forse anche l’aspetto fisico (temo non la testa) di tutti è cambiato…
      Lo dico senza animosità.
      Ormai la nostra è una età in cui prevalgono i ricordi alle speranze e il futuro della Cisl non è più nelle nostre mani.
      Buon lavoro e miglior memoria a tutti.

      Reply
      1. Caro Augusto, vediamo se riusciamo a condividere con te alcuni fatti.
        Tu scrivi che il commentatore che si firma “Pasquale” sarebbe stato “il primo, dopo 10 anni” a dire quel che ha detto sul congresso dell’Ergife. Detto da te è già sbagliato, perché il primo semmai saresti stato tu. Ma se hai la pazienza di andare a leggere i commenti più vecchi, del 2015 e del 2016, di gente che scriveva le stesse cose ne trovi parecchia. Poi hanno smesso tutti di scriverlo, e sai perché? Perché l’unificazione non si è fatta non per colpa dell’Egife, ma perché Sbarra, che era stato nominato commissario per farla, non l’ha fatta. E allora si è visto dove era l’ipocrisia, e dove la linearità.
        Tu dici “si continua da parte di codesto blog a dire cose non del tutto esatte”. E sicuramente è vero, nel senso che il 100 per cento di esattezza è impossibile agli uomini. Ma se dopo dieci anni c’è chi ci legge ancora, vuol dire che stiamo tenendo viva una storia che meritava di non finire con il commissariamento. E questo smentisce anche la tua affermazione per cui “quella brutta pagina non interessa più né ai vivi né ai morti”.
        Terzo: “Pasquale” accusa di ipocrisia il congresso dell’Ergife citando l’approvazione dell’operazione FaiFilca in Sardegna; tu ci aggiungi Fiuggi e Chianciano. Ma nessuno dei due cita Perugia, cioè il congresso che doveva decidere e che, tecnicamente, era lo stesso riconvocato all’Ergife. Similia cum similibus, caro Augusto, un congresso si misura su un altro congresso … anche se, e qui l’abbiamo scritto dal 2015, sarebbe stato meglio per tutti se il progetto fosse stato rallentato all’inizio. Ma a schiacciare l’acceleratore, e finire fuori strada alla curva prima del traguardo, non siamo stati noi.
        Quanto al fatto di vedersi, nessun problema. Salvo forse quelli organizzativi e legati all’età.

        Reply
  3. Dal 1980 ebbi con Carlo una sincera amicizia. Nel 1985, dopo il controverso Congresso Fisba di Fiuggi, egli e Gorini mi vollero in segreteria Nazionale.
    Fu per me un onore e anche un onere perché non mi sentivo e non ero pronto a tale incarico. Aveva ragione Pietro Massini! Si trattò per me di sostituire un gigante come Giovanni Mantovani alla contrattazione. Il primo anno fu molto difficile soprattutto sul piano nervoso. Seguirono molti anni in cui la sua amicizia fu gratificante per me e per le nostre famiglie.
    Poi arrivò il 2014 con tutto quel che ne scaturì. Se Biffi, allora Presidente dei PPVV Cisl, abbia avuto o meno un ruolo in quella vicenda non so.
    Altri sembra non abbiano dubbi…
    È pur vero che Biffi in quei giorni e in altre occasioni, come capita ai mortali, non fu libero. Insieme ad altri avevamo pensato per esempio anni prima che la vicenda umana di Paolo Sartori negli anni di Marini non fosse stata umiliata a sua insaputa. Ma fu, io penso, più debole che complice.
    Del resto è difficile darsi fuoco come Jan Palach coi carri armati sulla testa. E gli eroi del giorno dopo sono sempre molti ed esuberanti.
    Infine. Riguardo alla possibile elusione del Commissariamento della Fai se io avessi (come dicono gli “storici”) quella notte stessa del 28 ottobre convocato il Consiglio generale per eleggere il nuovo S.G. beh, mi sia permesso ancora oggi dubitarne. Chi pensa che gli autori e i tanti fruitori di quella congiura si sarebbero fermati lo fa, credo, per giustificare se stesso.
    Chi sarebbe divenuto S.G. ? Sarebbe stato (si parva licet) come se, dopo l’assassinio di Cesare, il Senato avesse proclamato Dittatori Bruto e Cassio.
    Ultima nota: intorno a quella vicenda riemerge la favola che tra i motivi della rivolta vi sia stata la pretesa della Filca che la nuova Federazione doveva essere guidata da Domenico Pesenti. Falso.
    Lo stesso compianto Pesenti propose a me (col consenso di Bonanni) che fino al mio pensionamento (febbraio 2015) dovessi essere io il S.G. Rifiutai perché non era giusto verso i miei segretari regionali e territoriali che nei nuovi assetti dovevano fare un passo indietro nei rispettivi incarichi.
    Se anche Biffi abbia vissuto un disagio a riguardo non so. Con me non ebbe mai occasione di parlarne.
    Resta il fatto che da quei giorni di ottobre 2014 i miei contatti con Carlo si interruppero. Confesso che i miei sentimenti verso di lui furono da allora condizionati dal dubbio che egli avesse avuto un qualche ruolo quanto meno nella prima fase della fronda anti fusione FaiFilca. Ma oggi a riguardo provo rammarico perché come in tutte le rivoluzioni vi sono sia molti morti che molti padri. Anche non pochi sedicenti martiri.
    Oggi per me vale soltanto il rimpianto per un uomo che nella mia vita personale fu generoso oltre i miei meriti.
    Riposi in pace.
    Della sua generosità spero soltanto di non essere stato del tutto immeritevole.

    Reply
    1. Caro Augusto, grazie della tua preziosa testimonianza.
      Quanto ai tuoi dubbi su alcune cose che abbiamo scritto, le confermiamo tutte.
      In particolare confermiamo che, nelle 60 ore che passarono fra il voto dell’Ergife ed il commissariamento, lui avvertì chi di noi ci andò a parlare che senza la convocazione di un consiglio generale immediato (che tu, come riportò anche il Sole-24 ore, nel dimetterti avevi preannunciato di lì a 30 giorni) il commissariamento non avrebbe avuto ostacoli. Ma tu ormai non lo avevi fatto, e l’autoconvocazione sarebbe stata possibile solo se quel voto fosse stato il frutto di un complotto ordito da tempo.
      Cosa che, evidentemente, non era.

      Reply
  4. sedi sommerse dalle telefonate · Edit

    Luigi Sbarra ci comunica che i centralini (non cita i delegati) delle sedi sono sommerse dalle telefonate di lavoratori e pensionati che vogliono a tutti i costi iscriversi alla Cisl. Un segretario di categoria(Filca) a Torino in un anno aveva fatto 2.000 iscritti
    Telefoni roventi insomma.
    Sono sicuro che sia vero.
    Perché allora non affidare ad un’auto rità terza la verifica del tesseramento?

    La cisl ha commissariato categorie e usr per il tesseramento. Dove é certificato. nella pubblica amministrazione, questa esplosione ancora non si vede. E le tessere dichiarate sono di molte di più di quelle censite dall’Aran. Eppure fu il motivo per commissariare Faverin.

    Reply
    1. La stessa cosa che disse la signora Anna Maria Furlan dopo la puntata di Report sulla Cisl. E disse anche “ora parleranno gli avvocati”. Poi si è visto come sono andati e il tesseramento e le cause…

      Reply
  5. 10.000 iscritti in una settimana · Edit

    strade bloccate dai cortei di pensionati e lavoratori che vogliono la tessera cisl. Dai cantieri edili di Torino in particolare.

    Reply
  6. Eh…no, cari amici de il9marzo.
    A Perugia fui rieletto all’unanimità non perché avevo assecondato il desiderio di alcuni di “rallentare” la corsa verso l’unificazione. Non mi pare che in quel Congresso sia stata votata e approvata una Mozione in tal senso. Ricordo male ? Pronto a ricredermi di fronte a prova documentale. Da ultimo : se non ebbero valore né le decisioni prese in Sardegna, a Fiuggi e a Chianciano e neppure tutti i Documenti approvati nelle decine di Congressi Territoriali e Regionali che precedettero quello di Ergife, allora resta solo il fatto sacrale della votazione a scrutinio segreto alla quale mi pare di poter dire che la Signora Furlan non seppe (o non volle ?) opporre un semplice argomento vale a dire “…che la norma dello Statuto poteva essere invocata nel caso che lì stessimo semplicemente sciogliendo la Fai per annullarne la storia e amputarne il futuro. Niente di tutto questo. Nella futura FAIFILCA la storia, gli ideali e il futuro della Fai non solo sarebbero sopravvissuti, ma si sarebbero evoluti in una Storia più grande …come era peraltro avvenuto a Parma per la Fisba. Dire il contrario significherebbe affermare che dal 2001 la Fat sia stata umiliata nella sua identità dalla grandezza organizzativa e politica della Fisba. Non mi pare. Buona perseveranza nella buona fede sperando che ogni nostra azione passata e futura sia sempre caratterizzata da retta intenzione. Augusto Cianfoni
    Ps : domandiamoci perché contro quel progetto si scagliarono sia via Po che molte Usr soprattutto al Sud. Ricordate la nostra tradizionale opposizione alla esuberanza della FNP ? Bene…in molti territori la nuova FaiFilca avrebbe messo in discussione la tranquillità di coloro che cementavano il loro potere proprio sulla Fnp.

    Reply
    1. Caro Augusto, a Perugia Bonanni chiese l’applauso per la fusione, e l’applauso non ci fu. Pesenti, che invece era stato applaudito, dal palco ti aveva chiesto fra il serio e il faceto di smettere di parlare di “ipotesi di progetto” e di chiamarlo almeno “progetto”. Questo, ovviamente, non c’è nei documenti. Dove però c’era l’impegno a non decidere l’unificazione prima di un biennio. E su questa base tu eri riuscito, giocando d’anticipo, a tenere assieme i riottosi e i volenterosi. Ma che fosse un’unamimità falsa (come sempre, perché l’unanimità in natura non esiste) lo si è visto quando hai schiacciato l’acceleratore. Per non parlare della ricollocazione di un’importante regione del sud, di strettissima osservanza bonanniana, che passò al fronte del no riaprendo i giochi.
      Resta poi da controllare se a Perugia fossero stati decisi lo scioglimento della federazione (la Fisba non fu sciolta per fare la Fai; il congresso equivalente non è Parma 2001 ma Lignano 1997 dove nacque la Fai) e la liquidazione del patrimonio. Che saranno due dettagli di fronte alla “Storia più grande” come scrivi tu con la maiuscola, ma che per la cronaca, con la minuscola, erano assoutamente decisivi. E quando la storia pretende di saltare la cronaca indicando il cielo facilmente inciampa per terra.
      E la colpa non è delle stelle.

      Reply
  7. Qualche riflessione sul fatto che gli accorpamenti, oltre voi, li hanno avversati anche quelli che hanno ridotto la cisl ad una casermetta anni’80 forse?

    Reply
    1. Noi non abbiamo “avversato gli accorpamenti”, noi abbiamo difeso il voto del congresso che aveva rifiutato lo scioglimento della federazione.

      Reply
    2. Di Congressi storici se ne possono elencare molti, come Fisba famosi quelli del 1977 a Firenze, dove Macario con il suo intervento suscitò la reazione imbestialita da parte dei delegati quando definì un pacco di tessere la Federazione. 1981 Midas di Roma, una nottata in bianco per trovare la quadra e comporre la Segreteria, 1985, Fiuggi, Mantovani dichiara di non voler entrare in segreteria e lascia la Fisba. Solo per citarni alcuni di solo Federazione. Quelli confederali , tanto per ricordare ,tesi uno e tesi due, Carniti-Marini e chi andava in minoranza non abbandonava o veniva messo al bando. Augusto cita una questione Sartori nel passaggio da Segretario Generale Fisba a Segretario Confederale Cisl. Basti ricordare un ” duetto di” parlottio e intesa” tra due segretari nazionali , che non la presero bene,quando a Biffi furono fatti gli Auguri, da parte di alcuni , per il suo prossimo incarico da Segretario Generale. Sartori poi fu candidato al Senato venendo eletto. Siamo stati sempre vivaci perché questa è la nostra natura. Lo saranno ancora gli altri?

      Reply

Commenti