Donald Trump ha nominato per il Dipartimento del lavoro una donna che, alla Camera dei rappresentanti, ha sostenuto le stesse riforme pro-sindacato che al Senato sono state presentate da Bernie Sanders. Cioè da chi rappresenta un’America che è più a sinistra del partito democratico, e proprio a partire dalla questione del lavoro prima che su altri temi.
Ecco perché i democratici hanno perso, e le sinistre europee che ai democratici americani si ispirano non vanno molto bene (salvo che in Umbria e poco più). Perché Trump ha saputo rivolgersi (dicendo bugie e promettendo cose che non manterrà, ma almeno fingendo interesse) ad una classe lavoratrice alla quale gli altri non si rivolgono più. E la scelta come ministro del lavoro di una donna che sostiene la riforma legislativa per favorire la sindacalizzazione prosegue su questa strada. Tanto che alcuni sindacati americani (i Teamster in testa) ora possono battere le mani e rivendicare la scelta di non essersi pronunciati a sostegno dei democratici.
Certo, la linea alla fine la detterà Elon Musk che alla Tesla licenzia chi si vuole sindacalizzare, e non Lori Chavez-DeRemer, la segretaria al lavoro che difende il diritto di sindacalizzare le aziende come la Tesla; e quindi i sindacalizzati che hanno votato Trump si sono sbagliati di grosso. Ma finché non si daranno risposte alle questioni del lavoro, invece di limitarsi a dire che le risposte di Trump e dei suoi simili sono sbagliate, la classe lavoratrice avrà le sue ragioni per preferire le risposte sbagliate rispetto a nessuna risposta.
E in Italia? Cosa succederà fra la rivolta sociale di cui parla e straparla Landini e il collateralismo alle destre praticato da Sbarra (senza aver incassato in cambio l’agognata collocazione in politica per la pensione)? La prima strada, quella dello sciopero generale del 29 novembre, sembra voler rimettere il lavoro al centro; ma lo fa con strumenti vecchi e inadeguati. La seconda, quella che sembrerebbe avere dalla propria parte l’esempio del trumpismo portando un pezzo di sindacato a destra, non ha nulla di sindacale e si gioca sulla tattica e le convenzienze personali. Ed è stata costruita sulla convergenza attorno al tema più politicamente equivoco, quello della partecipazione, che ha sempre avuto declinazioni di destra (e anche molto di destra).
Insomma, la Cgil è sempre in ritardo sulla storia, ma questa volta la Cisl è ancora più indietro. E non c’è da sperare che dopo Sbarra le cose cambino, perché Daniela Fumarola è figlia di questa Cisl, dove le lotte interne sono più importanti della rappresentanza del lavoro. Al massimo, Daniela potrà seguire una linea politica più equilibrata, ma senza uscire dai paradigmi degli ultimi trent’anni. Quelli che Trump ha rotto in America e che qualcuno potrebbe rompere anche in Italia. E se la Cisl non ha più la capacità di visione per farlo, qualcun altro lo farà.
Speriamo solo che non sia un sottoprodotto italiano di Trump. Ma il rischio c’è.
Giovanni M. per il9marzo.it
Ma il popolo cisl dove è?
L’autonomia cisl dove è?
Le proposte cisl dove sono?
La cisl contrattualista dove è?
Poveri lavoratori e pensionati, la ridistribuzione non c’è, il fiscal drag ci mangia gli aumenti, il fisco è solo per le partite iva che pagano metà tasse di noi dipendenti/pensionati, il welfare sanitario/sociale è a pezzi e la CISL tace, tace, tace.
Che ci facciamo iscritti? Perché paghiamo questi dirigenti incapaci e capaci solo di aumentarsi gli stipendi con il recupero pieno dell’inflazione e di firmare contratti con il recupero solo parziale dell’inflazione?
Quando lavoratori e pensionati diremo basta!
La risposta del nostro segretario generale c’è: in Italia si fanno troppi scioperi generali…
Avrebbe ragione solo se la CISL portasse qualcosa ai lavoratori ma di fatto così non è
rispetto alla lettera di dissenso, il messaggio da dare è: “sono tutti ex”.
Gli attuali se fiatano li licenziano, anche se non fiatano. Vedi Refosco.
Un gruppo dirigente così debole vive solo di autoritarismo e commissariamenti. Restano solo i checco zalone di quo vado. I “posti fissi”. Per loro c è posto anche dopo la pensione e per parenti e fidanzate.
I firmatari della lettera dei 103 e passa, saranno anche ex ma quasi tutti iscritti e soprattutto nonostante siano pensionati, con un cervello funzionante. Dice un frate che conosco: la differenza tra vecchi e anziani è questa: il vecchio può avere anche vent’anni ma vive senza obiettivi e speranze. L’anziano può avere anche cent’anni ma si propone progetti, iniziative, obiettivi e esercita lo spirito critico che per molti di noi, almeno per quelli che vengono dalle fabbriche e dagli uffici, è stata la molla per diventare sindacalisti e in particolare sindacalisti della CISL.
Lettera fatta da chi ha siglato il peggior accordo separato della storia, che costo’ all Cisl migliaia di iscritti .
Allora non la voleva l’unità sindacale .
Infine firmata da un gruppo di 80 giovani di cui oltre la metà non è iscritta , come voler consigliare la esselunga su come vendere ed essere soci coop …