Trascorrendo un pomeriggio estivo sul litorale di Ostia, per cercare di sfuggire alla calura estiva, è stato interessante seguire il dialogo tra due signore sotto l’ombrellone accanto. Erano preoccupate per il vociferare da qualche tempo di una riduzione di personale per riorganizzazione/ ristrutturazione, ovvero il solito svecchiamento aziendale considerata l’introduzione di nuove procedure informatiche.
La società da quanto si poteva capire era una azienda a livello nazionale occupata in relazioni sociali e doveva trovarsi dalle parti di Via Po, a Roma, con un centinaio di persone.
Essendo sicuramente dipendenti discutevano di una possibile Naspi, ma essendo ancora lontane dalla pensione e avendo una certa età, il loro futuro non era rassicurante, anche se avevano sentito parlare di incentivi all’esodo.
Una scelta difficile da assumere, però, per una azienda impegnata nel sociale con una forte immagine pubblica da salvare e che da poco tempo aveva concesso aumenti retributivi sostanziosi per i propri dirigenti e operatori e quindi non doveva avere problemi di bilancio.
Ma tant’è, vi è sempre una correlazione tra compensi/consensi.
L’alternativa poteva essere, da quanto si poteva capire, chiedere un contributo alle filiali diffuse sul territorio nazionale per evitare questa scelta dolorosa, ma in che modo. Chiedere un contributo in base al numero degli assicurati a livello territoriale come già fatto in passato o su una percentuale sui bilanci; chi più ha più dà.
Il dilemma di come intervenire solidariamente. Ma la solidarietà non dovrebbe mai essere un dilemma per chi ha nelle proprie missioni questo valore.
Un augurio alle signore che tutto si risolva per il meglio magari con il sostegno di qualche sindacato.
Comma 22 per il9marzo.it
Se aumenti gli iscritti ma le entrate crescono meno dei rinnovi contrattuali vuol dire che gli iscritti sono diminuiti. E i palazzoni di via Pó vanno fatti dimagrire. Prima di tagliare i cda delle fondazioni le foresterie, si taglia il personale.