L’Italia che è fuori dall’Europa

In Gran Bretagna gli iscritti stanno votando sull’ipotesi di accordo che i sindacati degli infermieri hanno sottoscritto dopo molti scioperi, con aumenti del 5 per cento e una consistente una tantum. In Germania gli scioperi di avvertimento hanno bloccato i trasporti alcuni giorni fa, ed anche nel pubblico impiego sono state rotte le trattative. La richiesta sindacale è di aumenti del 10 per cento perché l’inflazione è al 10 per cento. L’offerta dell’otto per cento più una tantum è stata respinta come insufficiente.

E poi c’è la Francia che occupa le prime pagine dei giornali per la questione delle pensioni dove però la posta in gioco, più che sindacale, riguarda la drammatica fragilità di una forma di governo con figure istituzionali forti e basi deboli di consenso sociale (il famoso semipresidenzialismo che, chissà perché, qualcuno vorrebbe anche da noi).

Ultima, arriva l’Italia. Dove l’inflazione è alta come in Germania o in Inghilterra, e dove sulle pensioni si sono più domande aperte che risposte all’orizzonte. E dove non succede niente di niente.

Certo, in Italia la legge sugli scioperi impedirebbe agli infermieri di bloccare la sanità, come hanno fatto in Gran Bretagna, o ai ferrovieri di paralizzare i trasporti, come in Germania. E sulle pensioni finché le carte non sono in tavola è almeno prematuro mobilitare la base. Ma non sembra che sia per questo se l’Italia è fuori dall’Europa sindacale, dove si è aperta una stagione di conflitti di lavoro.

L’Italia è fuori perché preferisce parlare d’altro. Come la Cisl che, invece di chiedere aumenti del 10 per cento quando l’inflazione è al 10 per cento, mobilita le strutture per una fumosa legge sulla partecipazione (se chiedete a chi vive del lavoro cosa preferisce fra un quintale di partecipazione o due soldi di aumento, secondo voi cosa risponde?). E dove si continua a ripetere la baggianata per cui la legge sul salario minimo non serve perché basterebbe estendere i minimi contrattuali (in Francia e in Germania hanno sia il salario minimo che l’estensione dei contratti; a dimostrazione che solo gli asini e/o chi è in mala fede può contrapporre i due strumenti).

Ma soprattutto l’Italia è fuori perché ha dirigenze sindacali vecchie, anche anagraficamente, che sono bravissime a controllare l’organizzazione interna e le strutture, ed a bloccare chi esprime pensieri alternativi, ma incapaci di capire che il conflitto industriale è il “principio dinamico di ogni sistema di relazioni industriali” (come si insegnava al centro studi della Cisl negli anni Cinquanta e Sessanta). Lo stesso Landini, smessa la tuta da metalmeccanico e vestiti quelli da “bravo ragazzo” (come lo ha definito il papa), dopo aver esagerato in un senso ora sembra esagerare nell’altro.

Ma chi è incapace di conflitto (e capace vuol dire prima di tutto sapere quando serve e quando è sbagliato), è incapace di rappresentanza. In Europa ci sono sindacati capaci di rappresentanza. In Italia non ne vediamo.

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9 Commenti - Scrivi un commento

  1. Bravissimi.
    Oltre al lavoro non tutelano più nulla dello stato sociale.
    Sono i comitati dei cittadini a grudare, raccogliere firme e altro prr il disastri sanità pubblica lidte d’attesa.
    I sinsacati dei pensionsti cosa fanno?
    Niente, eppure hanno soldi, strutture, uffici sportelli e potrebbero combattere per i loto usctitti più deboli.
    Nulla di nulla ss anni un silenzio assordante.
    Ma i ditigenti e amici in cisl arrotondano la pensione per migliaia/centinaia di euro s seconda del ruolo d così magari si possono pagare la sanità privata senza problemi di soldi e tempi.
    Vergogna.

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    1. Ma come cosa fanno ai pensionati? Hanno tanto da fare! Devono scaldare le poltrone, devono far finta di lavorare e di far lavorare, devono accumulare più benefici possibili, devono vessare i dipendenti, devono far vedere che fuori si battono per i diritti dei lavoratori mentre all’interno fanno tutto il contrario, devono confermare l’apparenza e la non sostanza della dirigenza!

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    1. In Campania sembra proprio che la Fim abbia qualche problema interno , c’è chi si interessa troppo di Cisl e poco dei lavoratori.

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  2. va detto, alla fine il segretario dei pubblici sta in piedi. aver messo dei segretari investiti dalla confederazione nell industria ha dato il colpo di grazia alla cisl.
    Speriamo che sbarra ci penserà, della garofalo lèggiamo ampiamente qui, benaglia invece di riconoscere che è capitato per caso nei meccanici, ha vissuto di ossessioni.
    Un operatore confederale che petteni provo’ a piazzare in Anpal senza i requsiti, che detestava la nonna. Speriamo che arrivi presto uliano almeno, anche se pronto a tutto viene dalla fim

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  3. Parte la proposta di legge della Cisl a iniziativa popolare per ottenere un posto a favore dei lavoratori nel CDA. Mah. Proposta vecchia di almeno vent’anni che pare la solita boutade per sviare i veri problemi dei lavoratori.

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  4. Le proposte di iniziativa popolare precedenti non hanno avuto un grande successo. Dopo purghe commissariamenti e scandali tornare a parlare di proposte può essere solo che positivo.

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  5. https://www.ilfoglio.it/economia/2023/04/21/news/per-aumentare-gli-stipendi-occorre-dare-piu-liberta-ai-privati-ci-dice-la-cisl-5190430/
    Ragionare sulle proposte ha senso se queste portano risultati concreti ai lavoratori. Come dice Sbarra nell’articolo, sappiamo bene che il 95% delle imprese è sotto i 50 dipendenti per cui non sarebbe possibile né la partecipazione dei lavoratori nel CDA che non esiste né altro. Sbarra lega la partecipazione alla produttività e di conseguenza ai salari. Pensa forse che le aziende non cerchino già il massimo della produttività in partecipazione alle RSU là dove esistono? Inoltre afferma che il salario minimo appiattirebbe le differenze salariali relative ai diversi inquadramenti e favorirebbe la partenza dei cosiddetti cervelli verso altri lidi… tutto da dimostrare visto che i cervelli emigrano ormai da decenni. Mi pare tutto un pretesto per tagliare le gambe al salario minimo. Io penso che portare il salario minimo ai livelli europei sarebbe invece la mossa giusta per risollevare la vita economica e sociale degli addetti ai lavori più alienanti, nell’industria e nei servizi soprattutto; sarebbe anche un incentivo per i giovani al fine di non rifiutare quei lavori poveri che altrimenti rifiuterebbero per giuste ragioni di sfruttamento purtroppo con la silente complicità dei sindacati. Elevare il salario minimo significherebbe pure incentivare i datori di lavoro ad elevare il delta salariale tra i vari livelli e le varie mansioni perché sarebbe loro convenienza strategica farlo. E poi diciamo la verità fino in fondo sig Sbarra, da anni e anni sono stati traditi dai sindacati persino quei miseri accordi interconfederali che ancora esistevano sugli aumenti salariali legati ai contratti nazionali: gli aumenti non sono più frutto di calcoli certi sulla reale inflazione ma sono diventati aumenti umorali a seconda della sensibilità delle controparti, le tranches degli aumenti già bassi di per sé stessi, sono frammentate in un lungo arco temporale che non corrisponde al vero recupero salariale, i mesi di vacanza contrattuale non sono più coperti da arretrati in busta paga come previsto dagli accordi. A fronte di tutte queste mancanze sindacali e della Cisl in particolare, penso che credere di risolvere il problema salariale con la partecipazione democratica sia l’ennesima bufala o meglio frottola raccontataci dai nostri dirigenti.

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