La questione politica

Dopo quattro giorni di quasi silenzio, la Csi ha preso posizione sulla vicenda che ha visto il suo neo eletto segretario generale, Luca Visentini, fermato dalla polizia belga e poi rilasciato. Il tutto nell’ambito delle indagini su varie persone legate al parlamento europeo che, in cambio di soldi, avrebbero agito per alleggerire la negativa immagine internazionale del Qatar al quale, con una decisione oggettivamente scandalosa, la Fifa aveva assegnato l’organizzazione del torneo di calcio più importante del mondo.

La Confederazione sindacale internazionale ribadisce nella nota il proprio impegno contro la corruzione e rivendica di aver contribuito, con la propria pressione, a introdurre miglioramenti, pur rimasti insufficienti, nella condizione giuridica dei lavoratori in quel paese.

Nello stesso comunicato, Luca Visentini (la cui posizione risulta fortemente alleggerita, visto che è stato rimesso in libertà pur dovendo restare a disposizione per la prosecuzione delle indagini) dichiara di aver risposto alle domande della magistratura per dimostrare la propria innocenza e di essere pronto a farlo ancora in caso di ulteriori contestazioni. Quanto ai suoi giudizi sul Qatar, Visentini ricorda di aver affermato pubblicamente che bisogna fare “ulteriore pressione” per i diritti umani e dei diritti dei lavoratori, perché “la situazione oggi è ancora non soddisfacente”.

Dunque, allo stato delle indagini, Visentini è esente dal sospetto di essere stato destinatario di valige di contanti (altre che tetto!) come quelle trovate in casa della vicepresidente del parlamento europeo o dell’ex sindacalista italiano Panzeri. Meglio così, ma c’è ancora da farsi una domanda: se non c’è alcuna traccia di soldi che porti a lui, sulla base di quali indizi la polizia belga ha bussato alla sua porta?

Probabilmente, ma siamo nel campo di valutazioni opinabili, i magistrati belgi hanno notato qualche affinità fra quel che dicevano i sindacati internazionali e la narrazione diffusa dagli eurodeputati influenzati dal Qatar con l’aiuto dei soldi fatti grazie al petrolio. Ossia che quel paese andava incoraggiato a proseguire nei progressi riguardo ai diritti umani e alla condizione di chi lavora; un’affermazione che implicitamente afferma l’esistenza di importanti progressi e quindi smentisce le denunce di tutti coloro i quali hanno ritenuto (giustamente) uno scandalo politico, sportivo e umanitario l’assegnazione dei mondiali ad un paese come il Qatar.

La questione, quindi, non sembra chiusa. Siamo sicuri, c’è da chiedersi, che la voce dei sindacati internazionali, la Ces europea e la Csi mondiale, sia stata all’altezza della sua responsabilità? Se sul Qatar c’era chi raccontava la storia del “comunque sono stati fatti progressi” in cambio di soldi, si può essere tranquilli se chi chi era alla guida dei sindacati europei ha detto cose non dissimili solo perché in cambio non ha preso nulla?

Schivata la questione morale, resta aperta la questione politica sull’adeguatezza del sindacalismo internazionale.

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2 Commenti - Scrivi un commento

  1. Dal 2010 al 2020 , secondo fonti giornalistiche Inglesi di un certo rilievo, sono morti per la costruzione degli stadi 6500 lavoratori, come in una guerra. Questi sarebbero risultati soddisfacenti per sindacati e politici europei? Forse Visentini non ha preso soldi, chissà, ma una posizione nettamente forte forse l’avrebbe dovuta prendere..o no?

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